Omelia (27-12-2015)
Missionari della Via


È appena trascorso il Natale: Dio si fa uomo e perché questo avvenga ha bisogno di una famiglia. Questa domenica ci fa riflettere sulla "Sacra Famiglia" e con essa sulla famiglia, quella realtà meravigliosa che sgorga dal sacramento del matrimonio, chiamata ad essere culla della vita, cellula (sana della società), luogo di comunione e palestra dell'amore!

Gesù è condotto a Gerusalemme per la festa di Pasqua. Gesù ha compiuto 12 anni, è diventato adulto secondo la Legge: doveva leggere il testo sacro, rispondere alle domande dei maestri nel tempio, mostrandosi preparato, credente, vero figlio di Israele. Gesù va con i suoi, va con la carovana. Prima cosa: emerge come ci sia davvero Dio al centro della vita della sacra famiglia: osservanti della Legge, Maria e Giuseppe educano Gesù alla fede, lo curano. Questo ci fa' chiedere: ma nelle nostre case, al centro c'è davvero Dio? Questo è il vero collante dei matrimoni. Si cercano soluzioni facili alle crisi matrimoniali di oggi, ma la vera crisi è crisi di amore, crisi di progettualità, crisi di voglia di sacrificarsi per l'altro. Se manca lo Spirito di Dio in noi, se non partiamo dal rapporto verticale con lui, ma mettiamo al centro c'è il nostro io, sarà ben difficile amare l'altro nei suoi limiti, perdonare, perseverare, amare senza chiedere nulla... Solo Cristo ci da lo Spirito Santo che ci rende capaci di amare come Lui, fino al dono totale di noi stessi!

Al ritorno dalla festa, Gesù ma rimane al tempio, dove viene ritrovato dopo 3 giorni. Maria chiede al figlio il perché di questo comportamento e si sente rispondere: perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio? Qui c'è qualcosa di importante per genitori e figli: per i genitori è importante capire che i figli sono un dono, non un possesso. I figli hanno su di loro un progetto divino più grande di tutti i (limitati) progetti e aspettative umane. Ma non solo: i figli sono sempre di più e diversi da quello che i genitori possono capire. I genitori devono accettare che i figli non sono computer da programmare o animali da addestrare, ma persone da educare, da aiutare cioè a "tirar fuori" quella bellezza che hanno dentro, quella persona matura capace di mostrare l'opera meravigliosa di Dio in lei, che nasce proprio dal profondo rapporto con Dio, che per ciascuno è unico e irripetibile.

Gesù rimane al tempio, sorprendendo i suoi che non se l'aspettavano e sentono in Lui una sapienza che non immaginavano: quante volte ci si stupisce per l'ingegno delle nuove generazioni? Basti pensare al mondo digitale, dove un bambino fa cose in 2 minuti che un adulto fa in tre ore; o al mondo dello sport, del sapere, sempre in aumento... I giovani devono essere migliori degli adulti, non devono essere ostacolati, invidiati, messi al bando.
Maria si lascia sorprendere dal Figlio; con Giuseppe scopre che nel Figlio c'è un "di più" che neanche lei poteva immaginare; e continua a seguirlo, ad amarlo, custodendo tutto nel suo cuore, mostrandoci così la vera missione del cristiano (fidarsi di Dio anche quando non si capisce bene il suo progetto) e del genitore: amare e accettare l'altro, con tutti i suoi pregi e i suoi difetti, accettando che il suo destino sia altro. Non dimentichiamolo: i figli vanno accompagnati e responsabilizzati perché affrontino al meglio la vita, camminando verso il loro incontro ultimo con Dio.

Dalla parte del figlio, Gesù mette al di sopra di tutto l'importanza del "fare la volontà del Padre": La sua vocazione non è quella di essere solamente a servizio di una pur santa famiglia di creature umane, ma quella di essere a disposizione del Padre celeste (G. Ravasi). Questo dovrebbe essere anche il nostro desiderio più grande. I legami familiari, per quanto importanti, non devono ostacolare l'adempimento della propria missione, quel progetto che Dio ha su di noi sin dall'eternità, nel quale c'è la nostra verità e la nostra pienezza. Tanti vivono per non deludere "mammà e papà": ma c'è di più! c'è un Padre che ci ama e ci affida una missione, ben altra di quella che possono pensare i nostri amati genitori: c'è in gioco la nostra eternità! Dio "scommette" su ciascuno di noi, certo che se ci lasceremo aiutare da Lui, la nostra vita sarà un capolavoro, piena di gioia e di pace, nonostante le inevitabili dif-icoltà! Questo ovviamente non significa maltrattare i genitori, ne d'altra parte abbandonare a se stessi i figli: Maria e Giuseppe continuarono a vegliare su di lui fino all'ora stabilita, e Gesù ritornò con loro a Nazareth dove cresceva e stava loro sottomesso, obbedendo con maturità e spirito di servizio. Donare, accettare, obbedire: vocaboli importanti, perché le nostre famiglie siano autentiche scuole d'amore!