Omelia (01-01-2016)
don Alberto Brignoli
Indifferenti alla pace?

"Il vero male è l'indifferenza": con questa convinzione, Madre Teresa affrontava ogni giorno il contatto con migliaia di malati, di lebbrosi, di senzatetto e di disperati nelle strade di Calcutta.
"Non ho paura della cattiveria dei malvagi, ma dell'indifferenza degli onesti": così Martin Luther King lottava quotidianamente contro le coscienze perché i suoi fratelli neri d'America riacquistassero una dignità rubata e mai avuta.
"Su una parete della nostra scuola c'è scritto grande "I CARE". È il motto intraducibile dei giovani americani migliori: "Me ne importa, mi sta a cuore". È il contrario esatto di ciò che ci hanno insegnato in questi ultimi decenni: "Me ne frego". Questa frase campeggiava sulle pareti della scuola di Barbiana, dove don Lorenzo Milani cercava di ricostruire il tessuto sociale di un'Italia devastata dalla guerra e dalla dittatura.
Nel solco di queste grandi figure di uomini e di donne dei decenni passati, ci apprestiamo oggi, all'inizio di un nuovo anno, a ricevere il Messaggio che Papa Francesco ha scritto per la 49ͣ Giornata Mondiale per la Pace, che ha per titolo, appunto, "Vinci l'indifferenza e conquista la pace". Il Papa, come ha già fatto in diverse occasioni, descrive la situazione attuale nel mondo come una sorta di "terza guerra mondiale a pezzi", considerato il moltiplicarsi e l'acuirsi, soprattutto in quest'ultimo anno, di focolai di guerra, di gesti di violenza, di atti di terrorismo e di persecuzioni etniche e religiose; tuttavia, guarda pure con speranza ad alcuni segnali che mostrano il desiderio di operare nella solidarietà, e al riguardo cita l'incontro a Parigi dei leader mondiali sul tema dei cambiamenti climatici e l'adozione da parte dell'ONU dell'Agenda dello Sviluppo Sostenibile per assicurare, entro il 2030, un'esistenza più dignitosa alle popolazioni più povere del pianeta.
Ciò che preoccupa particolarmente il Papa è un fenomeno legato alla globalizzazione: un elemento negativo che rischia di creare situazioni di disagio, di povertà, di squilibrio sociale talmente grandi che mettono a repentaglio ulteriormente la già così fragile pace sul pianeta, ed è appunto la globalizzazione dell'indifferenza. Pare, infatti, diffondersi a macchia d'olio anche attraverso i mezzi di comunicazione sociale, una cultura del "io mi faccio gli affari miei", del "risolviamo prima i nostri problemi", del "cosa vuoi che possa fare io per risolvere i problemi degli altri", che è sintomo di una totale indifferenza di fronte a ciò che, in realtà, è dominio di tutti, ovvero un benessere globalizzato che crea le condizioni per una situazione di stabilità e di pace.
Il Papa parla di tre forme d'indifferenza: quella verso Dio, quella verso il prossimo e quella verso il creato. L'indifferenza nei confronti di Dio non è da confondersi con l'ateismo o con la partecipazione a forme di spiritualità non legate a una specifica religione: il dialogo con l'ateismo e con le differenti espressioni spirituali e religiose è uno dei capisaldi della Chiesa del Concilio Vaticano II che Papa Francesco porta avanti con decisione. Egli si riferisce a quell'atteggiamento di autosufficienza da parte dell'uomo nel condurre la propria vita che non solo mira a sostituirsi a Dio, ma addirittura a farne a meno, senza nemmeno porsi il problema del credere in qualcosa di superiore all'uomo. Questo porta, infatti, l'uomo a non dover rendere conto a nessuno di ciò che fa, e quindi a essere solo fonte di diritti e non di doveri. Sembra strano, ma è meglio protestare e prendersela con Dio che rimanergli indifferenti, perché per lo meno prendendocela con lui ne riconosciamo la presenza nella nostra vita, cosa che invece l'indifferenza nemmeno sperimenta.
Se, quindi, non c'è nulla di superiore all'uomo cui rendere conto, ecco che l'indifferenza si trasforma in totale assenza di solidarietà e di compassione verso i nostri simili: e un avvenimento come l'Anno Giubilare della Misericordia ci ricorda in maniera del tutto speciale l'importanza dell'avere compassione degli altri, del farci carico delle angosce, delle speranze e degli aneliti di vita di ogni uomo in quanto nostro fratello. Purtroppo, in questo occorre dire che il mondo della comunicazione non sempre ci dà una mano: ci vengono, infatti, quotidianamente sbattute in faccia informazioni, immagini e notizie riguardanti la gravità dei problemi dell'umanità, con una foga tale e con una totale assenza di prospettive di soluzione che si crea una sorta di "assuefazione", addirittura di "rigetto" di fronte a tutti i drammi dell'umanità. E questo, conduce all'indifferenza dettata proprio dal senso d'impotenza e di nausea di fronte a ciò che vediamo costantemente accadere nel mondo. Quando poi questa indifferenza non è accompagnata da una presa di posizione netta, ovvero quella per cui i problemi dell'altra parte del mondo o di un'umanità che non ha a che fare direttamente con noi ci porta ad affermare che di ciò che avviene negli altri paesi a noi non deve importare nulla perché abbiamo già troppi problemi da risolvere qui. Salvo poi accorgerci che i problemi degli altri paesi sbarcano sulle coste del nostro paese e ci mandano letteralmente in crisi.
E questo vale anche per l'indifferenza nei confronti di quella casa comune che è il Creato. Se non poniamo attenzione a compiere gesti che rispettino l'ambiente e la sua sopravvivenza, ognuno di noi contribuirà a peggiorare la già precaria situazione climatica, della quale facciamo quotidianamente le spese tutti noi, ma soprattutto quelle popolazioni che sconvolte dai cambiamenti climatici, dalla desertificazione delle loro terre e dal riscaldamento e dall'innalzamento dei mari, si vedono costrette a migrare in cerca di altri luoghi in cui vivere, per cui il circolo si chiude e da questa spirale di drammaticità non ne usciamo più.
L'indifferenza globalizzata minaccia la pace, dice Papa Francesco: e questo è vero a partire dai nostri piccoli o grandi atteggiamenti di indifferenza quotidiana che ci portano a non avere a cuore la vita degli altri, il bene comune e l'ambiente in cui viviamo. Iniziamo, nella vita di ogni giorno, ad essere meno indifferenti di fronte agli atteggiamenti socialmente scorretti, anche se non ci toccano direttamente; iniziamo a rispettare le regole e i luoghi di convivenza comune; iniziamo a non dire "cosa me ne frega del mio paese, io in casa mia mi faccio gli affari miei"; iniziamo a farci, in maniera rispettosa e onesta, gli affari degli altri, che sono poi gli affari di tutti; iniziamo a rispettare le nostre strade e chi le percorre guidando con responsabilità, i nostri parchi e i nostri marciapiedi lasciandoli puliti, le nostre strutture segnalandone il degrado, il riposo degli altri (specialmente di anziani e malati) evitando schiamazzi inutili, i diritti dei bambini a giocare in luoghi sicuri evitando di adibirli a qualsiasi altra cosa.
Proprio perché diciamo spesso che di ciò che avviene nel mondo, non ci importa nulla, allora dimostriamo seriamente che almeno la realtà in cui viviamo ci sta profondamente a cuore. Forse così contribuiamo a distruggere il muro d'indifferenza che spesso costruiamo tra noi e gli altri.