Commento su Is 60,1-6; Sal 71; Ef 3,2-3.5-6; Mt 2,1-12
Con la festività odierna della manifestazione del Signore si conclude il ciclo liturgico del S. Natale iniziato con la manifestazione dell'Unigenito agli ebrei e giunto alla sua conclusione con la manifestazione del Figlio di Dio ai pagani. Il Dio con noi si è manifestato all'umanità attraverso segni adatti a ciascuno: ai pastori attraverso una mangiatoia, ai pagani attraverso una stella, agli ebrei per mezzo delle Scrittura, ad Erode attraverso tre saggi venuti dall'oriente. Certamente il segno più evidente deve essere stato quello della stella luminosissima su Betlemme, sorta a causa della congiunzione dei pianeti Giove, Saturno e Marte, che secondo Keplero si sarebbe verificato a cavallo tra l'anno 7 e 6 a.C., oggi considerato come anno verosimile della nascita di Gesù. Con l'Epifania, ad opera dei Magi, la manifestazione dell'Onnipotente si congiunge e si manifesta, anche se per breve tempo, con la ricerca di Dio da parte dell'uomo. Sembra che Dio si sia manifestato e subito dopo si sia eclissato, ha fatto sorgere un'aspettativa, ha fatto intravedere un cammino di ricerca, che spetta a noi percorrere con sollecitudine e non pigramente, perché lo vediamo solo a tratti. Questo alternarsi di luce e oscurità sta alla base di una duplice ricerca: Dio cerca l'uomo e l'uomo poiché si sente cercato, a sua volta cerca Dio.
L'odierna liturgia offre alla nostra meditazione i primi sei versetti del cap. 60 del libro del profeta Isaia. Capitoli che l'esegesi moderna attribuisce al Tritoisaia (cap. 56-66 del libro di Isaia). Secondo quanto è scritto la figlia di Sion, la Chiesa, si deve rallegrare. Non si capisce bene il perché di questa gioia. Forse dell'infedeltà di tanti suoi figli, piccoli e grandi, di cui le cronache dei giornali e dei canali televisivi sono fieni. Dei lontani profittatori, un tempo nemici della chiesa, che ora si scoprono araldi del Vangelo e vorrebbero attrarre nella loro sfera il Papa, il quale in risposta tutti questi eventi proclama l'Anno Santo della Misericordia. C'è uno sforzo del mondo di rendere la chiesa insignificante ma quando accadono fatti, come quelli recenti, allora non resta che pregare il bambino che giace nella mangiatoia perché accenda la luce della speranza nei nostri cuori.
Il salmo 71 è un salmo reale e profetico messianico che assume pienezza storica nella grotta di Betlemme. questo è un salmo che non può solo essere letto ma va vissuto e pregato, nella propria intimità. Se questo accadrà, allora, tutti i popoli della terra adoreranno l'unico e vero Dio, formando un unico corpo che è la Chiesa di Cristo.
Paolo con la lettera agli Efesini ci comunica che l'Epifania è un monito, per i cristiani di tutti i tempi, a non essere solo conoscitori delle Scritture. Egli ci invita ad aprire gli occhi e non essere ciechi a causa di un'autosufficienza che disprezza i non cristiani, perché, spesso, pur non conoscendo le S. Scritture, si comportano meglio di quanti le conoscono, prendendo il nostro posto nell'eseguire la volontà di colui che noi invecchiamo come Padre.
La festività odierna è a ricordo perenne della manifestazione di Dio agli uomini di buona volontà non registrati sui registri degli aventi diritto. Essi sono individui che giungono "vagamente da oriente", piombano a Gerusalemme, luogo di passaggio, e vanno via, passando per Betlemme e "per un'altra strada" fanno ritorno al loro paese. Questi individui che giungono "da oriente", Matteo li chiama Magi ( sacerdoti mazdei, astrologi, maghi), saggi pagani, che rappresentano simbolicamente uomini di cultura non biblica, ma che partecipano al mistero della nascita di Gesù. I Magi arrivano a Gerusalemme guidati da una stella miracolosa, che loro interpretano come fosse un evento indicante la nascita del re d'Israele, di cui le persone le persone locali competenti forniscono la risposta da essi cercata: Betlemme. Nella città di Davide, seguendo la stella, essi trovano la casa dove, una volta entrati, "videro il bambino con Maria sua madre" e videro una realtà umana e povera. questa realtà mette in evidenza che quel bambino è destinato ad essere benedizione per l'umanità intera. L'Epifania manifesta, a noi cristiani, un monito: possiamo conoscere la Parola, come i dottori di Gerusalemme, anche riconosciuti come interpreti, ma nonostante ci ciechi perché nutriti di autosufficienza e di disprezzo degli altri. Possiamo essere gelosi della nostra fede e ugualmente non riconoscere l'opera di Dio in mezzo a noi, mancandogli di obbedienza.
Revisione di vita
- Accettiamo, di buon grado, le osservazioni che ci vengono fatte dal nostro coniuge?
- Se no! Controbattiamo servendoci del concetto di giustizia " occhio per occhio, dente per dente"?
- Quando nelle discussioni, andiamo oltre, siamo capaci di chiedere scusa e riconoscere che abbiamo per orgoglio ecceduto?
Marinella ed Efisio Murgia di Cagliari