Commento su Ne 8,2-4.5-6.8-10; Sal 18; 1Cor 12,12-30; Lc 1,1-4; 4,14-21
La liturgia di questa domenica ci pone davanti due aspetti del nostro vivere come veri cristiani. Tutta la liturgia ci fa meditare sulla grande importanza che ha nel cammino verso la meta la Parola di Dio che è per noi spirito e vita.
Ci viene presentato Gesù che venne a Nazareth di sabato ed entrato nella sinagoga gli viene dato il rotolo del profeta Isaia, affinché la scrittura si avverasse.
Il primo episodio ci presenta il popolo che, dopo il lungo e duro esilio e la ricostruzione di Gerusalemme, riceve la benedizione del Signore e viene invitato ad ascoltare una lunga lettura della Parola che viene spiegata per interpretare il testo e dopo l'ascolto attento a metterla in pratica nella propria vita.
Il secondo episodio ci presenta Gesù che entrato nella sinagoga legge anche lui il rotolo della legge e termina dicendo: "Oggi si è compiuta la scrittura che voi avete udito con i vostri orecchi".
La prima lettura, tratta dal libro di Neemia, ci presenta il sacerdote e Esdra che portano il libro della legge di fronte a tutto il popolo riunito in assemblea. Il sacerdote lesse il libro di fronte alla porta delle acque, lo lesse dall'alba sino a mezzogiorno e tutto il popolo tendeva gli orecchi per comprendere ciò che veniva proclamato. Lo scriba Esdra stava sopra una tribuna di legno e aprì il libro e benediceva il Signore; allora tutto il popolo si alzò e con le mani alzate rispose Amen, e inginocchiatosi, prostatosi con la faccia a terra pianse per la commozione.
I leviti spiegavano il senso per far comprendere le letture e Neemia, che era il governatore, ed Esdra, sacerdote e scriba, ammaestravano il popolo dicendo loro che questo giorno è consacrato al Signore, è un giorno di grande gioia; il popolo è commosso per il perdono del Signore e tutti vengono invitati a far festa con banchetti e a portare cibo a chi non ha nulla di preparato. "Rallegratevi perché la gioia del Signore è la vostra forza".
Per comprendere bene questa lettura dobbiamo ricordare come il libro della Bibbia non sia un libro per il singolo, ma per un popolo, una comunità. Dio parla al suo popolo, quindi parola di Dio che comunica con il suo popolo.
Nella storia del vecchio testamento ci sono state almeno quattro grandi assemblee simili a quella del Sinai, e nelle quali si individuano tre momenti fondamentali: Dio che convoca il suo popolo, gli rivolge la sua parola, sigilla con lui un'alleanza.
Vi sono state le assemblee di Sichem, poi quella Giosia ed infine quella di Esdra intorno al 398 che ci viene proposta nella liturgia di questa domenica.
Il popolo di Israele iniziò, dopo il ritorno dall'esilio, un nuovo modo di sentire la presenza di Dio in mezzo a loro: egli si manifesta attraverso la Parola. I sacerdoti e i leviti spiegavano loro la parola in modo comprensibile, perché non tutti ricordavano più l'ebraico ed allora i sacerdoti traducevano le letture anche in aramaico.
I tre momenti fondamentali delle assemblee sono i tre momenti che noi viviamo nelle nostre liturgie domenicali.
Nella S. Messa durante la liturgia della Parola, Dio parla a ciascuno e, se la nostra anima è aperta all'ascolto, è in quel momento che le negatività della nostra vita affiorano e rendono pesante la mostra esistenza, solo noi possiamo capire le sfumature non buone del nostro agire, i piccoli e grandi conflitti di ogni giorno, ma la Parola illumina il nostro cammino e ci aiuta alla conversione e ed a sperare in futuro migliore per noi e per chi ci sta intorno.
La gioia del Signore, cioè aver ritrovato il suo popolo, sia la nostra forza attraverso la sua Parola.
"Le tue parole, Signore, sono spirito e vita" questo è il ritornello con cui il salmista ringrazia il Signore e lo loda per la grandezza delle sue parole che accompagnano l'uomo nella vita.
Con i versetti viene proclamata come la legge del Signore sia perfetta e la sua testimonianza è stabile e aiuta e rende saggi i semplici.
I precetti del Signore sono limpidi e retti e i suoi comandamenti producono gioia all'anima, i giudizi del Signore sono fedeli e giusti, le mie parole ti siano gradite mio redentore.
La seconda lettura tratta dalla prima lettera di San Paolo apostolo ai Corinzi ci presenta la Chiesa come un corpo nel quale ogni cristiano deve accettare il proprio ruolo dopo averlo individuato.
Paragona la Chiesa ad un corpo umano che pur essendo uno solo è però formato da molte membra, ma tutte sono governate dal capo, così avviene anche nella Chiesa: siamo stati battezzati in un solo Cristo ed è proprio lui che è il Capo di questo corpo, noi siamo le membra guidate e salvate da lui.
Le membra nel corpo sono state distribuite in modo distinto affinché tutte le membra abbiano eguale dignità e le più piccole e indifese siano protette dalle più forti, in modo che tutto il corpo possa funzionare bene, infatti, se una parte soffre, soffrono tutte le membra del corpo e se una parte gioisce, gioiscono tute le parti del corpo.
Nella Chiesa ora tutti facciamo parte del Corpo di Cristo, egli ci ha messi al posto giusto, ognuno nella propria parte.
Accettare questo posto voluto da lui significa seguire la nostra vocazione per poter realizzare il progetto di salvezza che lui ha destinato a ciascuno.
L'apostolo Luca nel brano di vangelo ci presenta la seconda scena della liturgia odierna, cioè la vicenda di Gesù che si presenta come il Messia che porta a compimento le scritture.
Luca, prima di scrivere il racconto di Gesù che torna a Nazareth, dice di aver fatto lunghe e accurate ricerche affinché veramente si possa credere a quanto scritto nel vangelo.
Gesù ritornò in Galilea e la sua fama si diffuse in tutta la regione. Arrivato a Nazareth dove era cresciuto, di sabato entrò nella sinagoga e si alzò a leggere la Parola. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia e, aperto, trovò il passo che diceva: "Lo spirito del Signore è su di me, per questo mi ha consacrato con l'unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione, ai ciechi la vista, a mettere in libertà gli oppressi e a proclamare l'anno di grazia del Signore".
Finita la lettura ravvolse il rotolo e lo porse all'inserviente e si sedette.
Nessuno parlò, perché la Parola va letta e ascoltata e meditata nel proprio cuore. Nel passo che Gesù ha letto si comprende che Dio Padre, attraverso il Figlio mandato a salvare l'uomo, con la sua missione e la sua predicazione fa comprendere agli uomini l'amore che ha nei confronti delle sue creature.
Per la riflessione di coppia e di famiglia:
- L'ascolto della "Parola" è per noi preghiera?
- Ci viene più semplice pregare con le formule acquisite da bambini?
- Riusciamo, attraverso l'ascolto della Parola a metterci in comunicazione con Dio Padre?
- L'ascolto della Parola ha cambiato la nostra esistenza donandoci gioia?
- Come concretizziamo nella nostra vita quotidiana l'ascolto della Parola?
Gianna e Aldo - CPM Genova