Omelia (03-01-2016)
don Roberto Rossi
La luce splende tra le tenebre

Si fa riflessione vitale il mistero e l'opera di Gesù nel mondo e la nostra dignità di essere pienamente figli di Dio per sempre.
"In principio era il Verbo e il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio... Il Verbo si è fatto carne ed è venuto ad abitare in mezzo a noi. La luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l'hanno accolta; venne fra la sua gente, ma i suoi non lo hanno accolto. A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio."
Mi pare che abbiamo qui la risposta alle domande fondamentali: Chi è Dio? Chi è l'uomo? Cos'è la libertà dell'uomo? Qual è il frutto della salvezza operata da Gesù?
Di tutto questo, che è il mistero di Dio e dell'uomo, possiamo percepire, evidentemente, solo alcune cose. Ma la Parola di Dio ci aiuta e ci illumina. Dio è l'Amore infinito. Dio è Trinità: Padre, Figlio e Spirito Santo. Il Figlio di Dio, mandato dal Padre è venuto nel mondo, si è fatto uomo; con la sua vita, morte e resurrezione ha redento e salvato l'umanità.
Il brano del vangelo, che è il prologo di Giovanni, ci porta ancora a contemplare, in questa seconda domenica di Natale, la profondità e la concretezza del mistero del Figlio di Dio venuto nel mondo: "Si è fatto carne ed è venuto ad abitare in mezzo noi": è l'Emmanuele, il Dio con noi. Nello stesso tempo ci fa riflettere sulla tragedia dell'uomo e dell'umanità che non accoglie il Signore, non si apre a Lui, non si lascia salvare da Lui. Dio ha voluto l'uomo libero e lo lascia libero nelle sue scelte e nelle sue azioni. Le conseguenze della libertà usata male diventano la tristezza e la rovina dell'uomo. Infatti quanta tristezza ci fa il constatare che "le tenebre non hanno accolto la luce, che la sua gente non ha accolto il Signore". E questo può avvenire e avviene anche oggi. Questo può avvenire e avviene tante volte nella vita di ciascuno di noi. Evidentemente è il cattivo uso della libertà, perché la vera libertà è per il bene, per il pieno sviluppo della vita e della gioia dell'umanità.
Ma c'è per fortuna tutta la parte di umanità che accoglie il Signore e qui l'evangelista ha un'esplosione: "A quanti lo hanno accolto, ha dato la possibilità, "il potere", di diventare figli di Dio!". Questa è la grande possibilità, la vera salvezza, la grande dignità dell'uomo che accoglie il Signore: egli è veramente "figlio di Dio".
Ogni uomo che nasce è una creatura di Dio, ma un conto è essere creatura, un conto è essere a pieno titolo figlio di Dio, partecipe della sua vita e della sua grazia, depositario ed erede di tutto ciò che Dio dona nel suo amore infinito. Tornano alla mente le parole di S. Leone Magno: "Riconosci o cristiano la tua dignità!". Dignità di figlio di Dio! Può l'uomo aspirare a qualcosa di più grande?
E' in questo contesto che si colloca la seconda lettura, l'inizio della lettera di Paolo agli Efesini. Paolo esprime tutta una serie di realtà, di fatti che il Signore ha compiuto in Cristo per noi, perché fossimo suoi figli. Proviamo a riprendere tutti questi verbi che usa: "Dio ci ha benedetti in Cristo con ogni benedizione, ci ha scelti prima della creazione del mondo, per essere santi e immacolati nella carità, ci ha predestinati ad essere suoi figli adottivi, per opera di Gesù Cristo..."
Dopo questo inno di benedizione per tutto ciò che il Signore ha fatto per i credenti in Lui, ecco che Paolo prega per i cristiani "il Padre perché dia lo spirito di sapienza e di rivelazione per una più profonda conoscenza di Lui". E conclude: "Possa Egli davvero illuminare gli occhi della vostra mente per farvi comprendere a quale speranza vi ha chiamati, quale tesoro di gloria racchiude la sua eredità!".
Questo è l'uomo, questo è il cristiano: figlio di Dio già su questa terra, chiamato a vivere per sempre nella pienezza della vita di Dio per sempre.
Ciascuno di noi - è ancora S. Paolo che lo dice - può rivolgersi a Dio e chiamarlo: Abbà (papà: Padre). La cosa più bella e più grande è poter vivere da figlio di Dio, con fiducia, con amore, con gioia profonda del cuore, sempre.
"Dio ci fa "figli". Figli, non quadri; figli, non libellule; figli non tavoli; figli non servi.
Su questa possibilità di essere figli si basa il potere di pregare, la possibilità di comunicare, la gioia di amare. Questa è la mia forza. Ed è su questa forza che io metto la mia speranza. Su questa straordinaria realtà io gioco tutta la mia vita" (Carlo Carretto)
Noi siamo realmente figli di Dio, chiamati a vivere, nell'amore e nella misericordia, come fratelli con tutti gli uomini del mondo.