Omelia (03-01-2016)
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COMMENTO ALLE LETTURE
Commento a cura di padre Gianmarco Paris

La tenda dell'incontro

Il mistero dell'incarnazione che stiamo celebrando in questi giorni è così profondo che lo si può continuamente contemplare senza esaurirlo e comprenderlo mai abbastanza. La liturgia del Natale ci accompagna a meditarlo nei suoi vari aspetti: la nascita di Gesù, la missione della Santa Famiglia, Maria madre di Dio, Gesù rivelato ai pagani. La Parola di Dio della seconda domenica dopo Natale ci fa contemplare la venuta di Cristo sulla terra con uno sguardo molto ampio e profondo, che non si alimenta di spiegazioni, ma di immagini da contemplare, di parole da lasciar risuonare.
La pagina del Siracide celebra l'incarnazione della sapienza divina, che è il progetto di Dio di entrare in comunione con l'umanità. Ciò che attira l'attenzione è che in un mondo così grande la sapienza riceve l'ordine di fissare la sua tenda in Giacobbe, cioè tra il popolo di Israele: e così essa si stabilisce in Gerusalemme. Questo testo, molto vicino all'epoca di Cristo e tra i più recenti dell'Antico Testamento, è interpretato dai cristiani alla luce di Gesù, la sapienza di Dio, che nasce sotto la protezione di un discendente di Davide (Giuseppe) e compie così la promessa della Sapienza.
Per entrare in questo grande mistero è necessario uno "spirito di sapienza", che Paolo nella lettera agli Efesini chiede a Dio Padre, per poter conoscere profondamente Gesù: solo con il suo aiuto possiamo percepire la speranza alla quale Dio ci chiama e il tesoro che prepara in cielo.
Il vangelo ci ripropone il prologo di Giovanni, che guarda all'incarnazione abbracciando non solo la storia umana ma anche ciò che l'ha preceduta, cioè il "principio", quando la Parola non era ancora uscita da Dio e quando stava al suo fianco per creare il mondo. Questa Parola, che è luce e vita, Dio l'ha inviata sulla terra, quando il tempo è stato compiuto. È la stessa sapienza che ha accettato di farsi carne, cioè di diventare una delle creature che ha creato, e di mettere la sua tenda in mezzo alle loro tende, condividendo tutto ciò che le persone vivono, le loro gioie e i loro dolori. È venuta nel massimo della discrezione e dell'umiltà, non si è imposta a nessuno. Per questo molti non l'hanno riconosciuta. Coloro che l'hanno accolta hanno potuto riconoscere il dono grande di essere figli di Dio.