Omelia (06-01-2016) |
fr. Massimo Rossi |
Commento su Matteo 2,1-12 Si è molto fantasticato su chi fossero i Magi: certo non erano re... Si pensa che fossero esperti di astronomia; oggi si chiamerebbero scienziati. Quel che è certo, il loro arrivo a Gerusalemme sollevò un gran polverone; persino il Re Erode in persona volle incontrarli a palazzo. Più che la loro identità, furono le informazioni che chiedevano in giro a destare la curiosità, i sospetti e anche qualche apprensione, tra la gente e le autorità gerusalimitane: "Dov'è colui che è nato, il re dei Giudei?". Sulle prime, qualcuno avrà pensato che stessero chiedendo indicazioni per il palazzo reale... Ma a palazzo reale, in quei giorni, non era nato proprio nessuno! Dunque, il re dei Giudei (che cercavano) non era Erode! Ma, allora, chi era? Tornando sull'identità dei Magi, si intuisce che non fossero ambasciatori, tantomeno capi di stato, o personalità politiche... Se così fosse stato, non avrebbero indugiato un solo istante davanti a una stalla fredda e maleodorante, sperduta nelle steppe di Betlem;...O magari sì, a condizione che ci fossero anche fotografi e giornalisti... Una ennesima lezione di buonismo immortalata dai flesh e schiaffata il giorno dopo in prima pagina. A Natale, meglio ancora!! Quanto sono buoni sti politici! quanto sono bravi sti politici!... Ma i Magi non erano dei politici e la scienza è scienza! le stelle non sbagliano! Non si fecero troppo formalizzare dalla ‘location' ove era posta la culla reale. Non sempre la verità è quello che sembra... Una cometa li aveva condotti proprio lì, proprio a quel bambino; significava che proprio quel bambino era il (nuovo) re dei Giudei. Quante volte la Storia sacra ci ha presentato uomini e donne assurti agli onori della cronaca, saliti addirittura sul trono,...e non gli avresti dato neppure un centesimo! Tanto per fare un nome: Davide, dalla cui stirpe sorse Gesù. Davide, un ragazzino fulvo di capelli, dai lineamenti gentili... potremmo definirlo l'icona dell'insignificanza, il campione della mediocrità, l'antieroe per eccellenza! Suo padre Jesse, se l'era addirittura dimenticato... (cfr. 1Sam 16,6-11). Un tipo come Davide, che c'entra in una storia come quella di Israele, popolata di personaggi di ben altra statura? Questa è la prova che la Storia della salvezza non la fanno i grandi della terra, ma la fa Dio; e Dio ha tutt'altri gusti, tutt'altre idee, tutt'altri schemi. Il caso-Davide ci insegna che non è sempre saggio riporre grandi aspettative nella prestanza fisica e, in generale, nelle capacità umane; quasi che le facoltà fisico-intellettuali di un uomo, fossero inversamente proporzionali all'azione di Dio. Intendiamoci, non si tratta di una regola matematica. Tuttavia non è raro constatare che quanto più confidiamo nelle nostre capacità, tanto meno ci affideremo alla Provvidenza di Dio. Non dicono, i maestri di spirito, che l'orgoglio è il vizio dei perfetti? Golia era certo che il divario esagerato tra la sua statura e quella di Davide, sarebbe stato vincente; di più: ritenne un'umiliazione intollerabile, essere sfidato a duello da un ragazzino armato solo di una fionda. E invece accadde quello che sappiamo, e Golia ci rimise la testa. Gesù, discende da Davide e la storia si ripete. Perdonate se insisto sulle percentuali: in quel neonato c'era ancora poco di umano - un neonato non ha ancora capacità di intendere e di volere -, poco-niente di umano e quasi tutto di divino! Ma il Divino taceva. La forza del Verbo incarnato sta tutta lì, nel suo silenzio! Quando era ancora nascosto nel grembo di sua madre, Gesù fece sussultare Giovanni, nel grembo di Elisabetta. Dalla squallida povertà di una mangiatoia, non poteva ancora parlare, il Figlio di Dio attrasse stranieri di un paese molto, molto lontano. Trent'anni dopo, quando non poteva più parlare, dall'alto della sua croce, Gesù suscitò nel centurione pagano l'unica affermazione di fede che si possa veramente definire cristiana, unica in tutto il Vangelo: credere che un crocifisso sia Figlio di Dio, Dio in persona! Qualcuno potrebbe obbiettare che la nostra fede è fondata sulla risurrezione... Verissimo! Senonché il simbolo della fede cristiana è la croce, la quale conferisce all'amore di Dio un valore che nessuna parola, nessun gesto, nessun miracolo potevano dare: l'Amore di Cristo raggiunge il vertice nel sacrificio del venerdì santo. L'ultimo atto di Gesù, liberamente accolto e voluto, è la morte per mano di empi. La risurrezione non è un atto del Figlio, ma del Padre, segno che aveva apprezzato quel sacrificio; e, in virtù del sacrificio del Figlio, si era lasciato placare dall'ira per i nostri peccati. Ma questa è la fine della storia... All'Epifania siamo ancora all'inizio: tuttavia non si può far finta di niente, annegando per così dire nel miele della tenerezza. I doni che i Magi offrono a quel bambino rappresentano il riconoscimento e l'omaggio alla regalità di Cristo - l'oro -, alla divinità di Cristo - l'incenso - e alla morte di Cristo - la mirra -. E poi, il nome della solennità odierna significa "manifestazione", lo sanno anche i bambini. Ma, manifestazione di che? Il Padre manifesta la divinità del Figlio, attirando a lui i Magi. Otto giorni dopo (il Padre) avrebbe manifestato ancora la divinità del neonato Gesù, muovendo il vecchio sacerdote Simeone a recarsi nel Tempio per accogliere quel bambino e profetarne il destino tremendo e glorioso. Un'altra manifestazione sarà, trent'anni dopo, il miracolo di Cana; e poi la Trasfigurazione sul monte Tabor. L'ultima, la più importante e paradossale epifania della divinità di Gesù, ormai l'abbiamo capito, è la croce. Un passo alla volta, anche quest'anno arriveremo a Pasqua! a proposito: il 6 gennaio, la Chiesa annuncia solennemente la Pasqua del Signore: ora sapete perché... |