Omelia (06-01-2016)
padre Gian Franco Scarpitta
La Verità è confidenza

"La verità peggiore è quella non detta" dice un anonimo detto. La verità più esaltante, a nostro avviso, è invece quella che viene immediatamente rivelata e che diventa soprattutto una confidenza. Dio è tutto questo: la verità rivelata nella confidenza sincera di un Bambino. Una verità che noi tendiamo a misconoscere ma che ugualmente ci viene incontro e che anzi irrompe nella nostra vita per farsi essa stessa la vita. Lo abbiamo osservato in queste giornate dedicate alla Nascita di Gesù Figlio di Dio nella carne e adesso lo riscontriamo ancora nell'episodio dell'arrivo di questi personaggi che viaggiano appositamente dall'Oriente per raggiungere Betlemme, luogo in cui sanno che c'è un Bambino da adorare.
Si tratta di sapienti scrutatori degli astri e dei fenomeni celesti, astronomi insomma. Ma anche astrologi, poiché interpretano gli avvenimenti secondo la posizione dei corpi celesti e la loro scienza empirica erudita li ha sempre tenuti lontani da ogni religiosità e devozione. Non riconoscono alcun Dio trascendente. Eppure quella stella cometa che vedono li affascina e rivela loro una certezza che prima avevano sempre trascurato: la verità è al di là del mondo tangibile e la stessa realtà contingente e limitata non può affatto contenerla. Non è possibile concepire il vero solamente nel mondo fisico e nella realtà che ci opprime e della quale siamo schiavi soffocati, ma deve esistere un Dio infinito onnipresente, al quale tutti fondamentalmente aspiriamo. Questo Dio però non lo si raggiunge a tentoni o per vie traverse, ma si rivela egli stesso e ci viene a cercare assumendo la nostra limitatezza e la nostra insufficienza.
Vi è un vecchio film con Enrico Montesano, "Il ladrone", che descrive quale potrebbe essere stato ipoteticamente il percorso di fede del ladrone che, pentito, ottiene l'ingresso in Paradiso mentre spira sulla croce accanto a Gesù: crede inizialmente che Gesù sia solo un ciarlatano fautore di trucchi anziché di miracoli, si sforza di smentire la sua attendibilità e di screditarlo agli occhi di tutti, ma un po per volta viene catturato dal fascino e dalla misteriosa presenza accattivante di questo uomo di Galilea che finalmente lo fa sentire libero. Avverte insomma che in Gesù vi è del divino e dell'inverosimile umilmente parlando. E' il processo che forse ha interessato i Magi, e che probabilmente percorriamo anche noi: mentre cerchiamo la verità secondo i nostri parametri e i nostri procedimenti, la Verità viene a cercarci così come essa è, senza mistificazioni né reticenze. Mentre noi cerchiamo di costruirci un Cristo a misura d'uomo o rispondente alle nostre aspettative, Questi ci seduce e ci avvince mostrandosi come Figlio di Dio. Come la Verità che ci fa liberi e che ci riscatta dalle nostre stesse inconcludenze (Gv 8, 32).
L'Epifania, il cui termine significa "manifestazione", è la festa della manifestazione immediata del Dio fattosi Bambino, che attira a sé tantissima gente e che avvince con il suo silenzio; essa alle origini veniva festeggiata lo stesso giorno del Natale, poiché entrambe le Feste in realtà sono un unico contesto celebrativo. Essa ci dice che quanto noi presumiamo di cogliere con le nostre sole forze ci è stato semplicemente donato, quanto noi contiamo di comprendere con la sola risorsa del pensiero ci è stato solamente rivelato e che quanto noi andiamo cercando nell'oscurità delle tenebre con la lente di ingrandimento ci si è reso manifesto ad occhio nudo. La grandezza di Dio si è fatta piccolezza per noi. Ma l'Epifania è anche l'invito alla fede incondizionata, all'accoglienza del dono e all'accettazione della gratuità che si esprime in atto semplice anche se difficile: quello della fede. Questa è accoglienza della verità, apertura al Mistero e accettazione che il vero sia solo Trascendenza. La fede è la prerogativa per la quale la Verità, che è diventata per noi confidenza in un Bambino, non ci incute paura e non ci lascia interdetti né imbarazzati, neanche quando svela ciò che di noi stessi non vorremmo mai accettare. E'n la verità che ci mette in relazione con Dio ma che pone anche ciascuno davanti a se stesso.