Omelia (06-01-2005)
Paolo Curtaz
Cercatori di Dio

Natale vero volge al termine.
Stanchi di subire una festa scippata al cristianesimo, di festeggiare un compleanno senza festeggiato, abbiamo cercato nello sguardo del neonato di Betlemme il volto di Dio. E lo abbiamo trovato.
Il vero volto di Dio è il volto di un neonato con gli occhi socchiusi che cerca avidamente l'acerbo seno della madre adolescente. Ecco, questo è Dio: accetta di spogliarsi della sua divinità per poter comunicare con noi, per dirci quanto ci ama, per dire che ha bisogno di ciascuno di noi.
Festa sconcertante, il Natale, che ribalta i luoghi comuni, anche quelli consolidati di noi cattolici di lungo corso.
Una Vergine partorisce, un giovanotto semplice e generoso deve rinunciare ai suoi sogni per accudire ad una sposa e a un figlio non suoi, Dio nasce viandante, accolto in una grotta, solo dei personaggi ambigui, i pastori, si accorgono della sua nascita, due anziani devoti, Simeone e Anna, riconoscono nel Tempio la luce delle nazioni e, infine, sono gli atei i primi a riconoscere in quel bambino l'Assoluto.

La manifestazione
Epifania: manifestazione. La festa di Dio che si manifesta a tutti i popoli, che spezza il vincolo con il popolo di Israele per allargarlo a tutte le nazioni. Una festa straordinaria, seconda solo alla Pasqua e alla Pentecoste; oggi nelle chiese sorelle ortodosse si festeggia il Natale. Festa – ettepareva! -brutalmente paganizzata con l'intrusa vecchietta, la befana, che poco ha a che vedere con la splendida pagina che abbiamo letto.
Tra tutte le pagine del Vangelo, sicuramente quella che più assomiglia ad una pia favoletta è proprio questa: la stella, i magi, i doni... i ricordi dell'infanzia e del presepe ci emozionano, ma niente di più. Al contrario, la storia ci aiuta a capire meglio la portata di questo racconto che, certamente, ha in Matteo un intento teologico (i pagani riconoscono il Messia di Israele!) ma con solidi appigli storici.

Magi e maghetti
I Magi non erano né tre né re, come recita il proverbio popolare; il nome "magi" è vago, e richiama delle persone facoltose (possono assentarsi da casa per lungo tempo) dedite alla scienza degli astri, curiosi di verificare le loro supposizioni. Niente a che vedere con i nostri oroscopi, per carità!, piuttosto la consapevolezza che ad eventi astrali corrispondono eventi terreni, ad esempio la nascita di un re.
Non stupisce, allora, che questi curiosi e insaziabili personaggi si muovano a cercare il re alla corte di Erode e che, sviati, finiscano col trovare un bambino e sua madre.
Lo stravolgimento del Natale continua: Gesù viene riconosciuto da pagani che con tenacia cercano la verità e viene ignorato dal popolo della Promessa, è il rischio che anche le nostre comunità cristiane corrono, quello di vedere dei non credenti incontrare Dio, e noi di restare a guardare.
I Magi sono l'immagine dell'uomo che cerca, che indaga, che si muove e segue la stella.

La scienza e la fede non si oppongono, cercando un senso alla loro ricerca intellettuale, i Magi si trovano di fronte all'assoluto di Dio, tanto più sconcertante quanto inatteso.
Non come Erode e i sacerdoti del Tempio che, pur "sapendo", restano ai loro posti. Per riconoscere Gesù occorre smuoversi, indagare, seguire, lasciarsi provocare, cercare. Dio si lascia trovare, certo. ma da chi lo desidera, non da chi lo ignora. La fede non è solo "sapere" (i dottori della elegge conoscono la profezia di Michea!) ma smuoversi. Gerusalemme e Betlemme distano qualche chilometro: dai palazzi del potere religioso e politico, nessuno si prende la briga di andare a verificare.
I Magi sono l'immagine di tutti quegli uomini che, spinti dal desiderio e dalla sete della verità, hanno finito con l'incontrare un "segno", la stella, della presenza di Dio: una testimonianza, un avvenimento, una parola di un cristiano e, seguendolo, hanno scoperto il volto di Dio.
Seduti alla poltrona delle proprie incrollabili supposizioni finiremo col lasciare la fede dietro di noi, col "conoscere" il luogo dove Gesù è nato, come i sacerdoti del Tempio, ma non piegheremo mai le ginocchia, esterrefatti, davanti al prodigio di un bambino che è Dio.

Oro incenso e mirra
I Magi questo salto lo fanno, questo capitombolo della fede lo compiono.
Offrono oro incenso e mirra.
Oro, dono destinato ai re, incenso, resina odorosa destinata a Dio e... mirra?
Regalo di pessimo gusto, amici: la mirra è unguento usato per imbalsamare i cadaveri, regalo poco opportuno, non trovate?
Nel bambino i Magi riconoscono il Re, il Dio, il Crocifisso. Non suscita tenerezza questo bambino, ma conversione e contraddizione. Così diverso dall'idea di Dio che ci siamo fatti, come Erode questo bambino suscita violenza, un Dio così è da eliminare.

Il quarto re
Narra una leggenda che ci fosse un quarto re, che portava in dono la pace. Gesù bambino, pare, rimase molto deluso per quest'assenza. Da allora il dono della pace è quello che Dio desidera con maggiore forza dagli uomini. Pare che il quarto re si attardò lungo la via, fermandosi da persone bisognose, ammalate, a portare la pace. Forse anche a voi è successo di incontrarlo.

E noi, alla fine di questo tempo di Natale, con cosa arriviamo alla grotta? Quali doni, se pur poveri, siamo disposti a offrirgli? Che il Signore ci conceda, almeno un poco, di contemplare il suo volto di tenerezza per poter piegare anche noi le ginocchia davanti al vero volto di Dio.