Omelia (06-01-2016)
don Walter Magni
Ti adoreranno, Signore, tutti i popoli della terra

Cari amici e care amiche,

occupati in questi giorni a guardare questa nostra terra, dove stanchezza e violenza dilagano ancora, di fatto rischiamo di non sapere più guardare in alto, anche solo per ammirare un cielo trapuntato di stelle. Del resto, anche quando ci siamo affidati alle stelle e ai loro movimenti siamo rimasti delusi. I Magi dell'Epifania (6 gennaio 2016), invece, fanno un gesto semplice e mirato: tra le molte stelle ne scelgono una e cominciano a lasciarsi guidare dove non avrebbero mai pensato di arrivare.


Vengono da Oriente

Cosa ci dicono i Magi? Che vengono da Oriente: "ecco, alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme". Tanto è precisa Gerusalemme, la località d'arrivo, quanto è ampia e generica, la loro provenienza. "Da Oriente": senza aggettivi, senza precisazioni. Oriente dice un riferimento grande. Quasi un paese che contiene tutti i paesi e tutte le provenienze. Mentre una cosa certa è che l'Oriente è là dove sorge una luce. E proprio perché sorge, allora non è ancora luce piena. Oriente, dunque, come luogo degli inizi. Luogo dell'aurora. Questo stadio aurorale, questo luogo di una luce che sta per cominciare e non è ancora la luce fiammeggiante che di giorno copre l'intero arco del cielo, nasconde una grazia. È come un dono. Proprio perché non è luce piena, consente a chi guarda di vedere una stella che attraversa il cielo non ancora inondato di luce. Sembra un paradosso e invece è la realtà. Senza questo buio, senza qualche ombra che si muove nell'oscurità, le stelle non le vedresti mai. Perché Oriente è anzitutto un paese dello spirito. Terra di ricerca, di domande, di ipotesi e di prospettive. Terra di uomini e donne che non danno mai niente per scontato.

Imparare a essere come i Magi che all'aurora sanno scorgere il germogliare della speranza, là dove nessuno avrebbe mai osato. Tanto che qualcuno, al loro ritorno, sentendo che in quel lungo viaggio avevano solo adorato un bambino, avrebbe potuto dire con un po' di ironia: tutto qui? Ed essi prontamente avrebbero detto: sì, è proprio tutto qui. Che il tutto inizia proprio da qui. Dal coraggio di sostenere la speranza nel suo inizio aurorale. Questo ci insegnano anzitutto i Magi.


Passando per Gerusalemme

Poi i Magi, guardando alla stella, hanno il coraggio di mettersi in viaggio. Come Abramo, come i grandi patriarchi. E da Oriente giungono a Gerusalemme, dove, in ragione delle loro domande, avviene una grande consultazione circa il luogo dove sarebbe dovuto nascere il Messia. E così a Gerusalemme viene aperto il libro della Scrittura. È importante questo passaggio. Per incontrare il Messia non basta consultare i cieli e interrogare la natura. Occorre confrontarsi con la storia di un popolo, la promessa fatta a questo popolo. Ricordate quanto già ci diceva il Siracide a riguardo della Sapienza, che, dopo aver avvolto la terra come una nube, decide di fissare la sua tenda in Giacobbe? (24,1-12). È proprio qui che entra in gioco il Libro. Un libro da aprire, un libro che appartiene a un popolo che andrà sempre consultato. Anche il Catechismo della Chiesa Cattolica ha recepito l'importanza di Israele per arrivare ad adorare Gesù Bambino. Un passaggio spesso dimenticato, taciuto: "Non si può conoscere Gesù se non volgendosi ai giudei e ricevendo da loro la promessa messianica quale è contenuta nell'Antico Testamento"(I parte, n. 528). Questo l'avevamo dimenticato a forza di sentirci dire che anzitutto importava entrare nella Chiesa, far parte della Chiesa. I Magi, prima di arrivare a Betlemme ci insegnano a passare da Gerusalemme per consultare la Scrittura, per passare poi dalla Scrittura ad adorare la luminosità di Gesù Bambino.


La stella ricompare

Ma non basta avere il libro, essere depositari della promessa di un Messia che sta per arrivare. Come non bastano i preti con i loro sermoni e i teologi coi loro libri. Il pittore Van Gogh scriveva nel suo diario: "Il Dio dei parroci è morto, morto stecchito. Ma io amo e quindi vivo. Non voglio più dipingere Dio nelle cattedrali e nelle chiese; voglio dipingere Dio negli occhi lucenti degli uomini". Non basta più un uso strumentale del libro sacro, come fa Erode per consolidare il suo potere. Occorre uscire dalle proprie abitudini, dalle codificazioni, da certe tradizioni svigorite. Da una fede ritagliata sulla propria misura. Come insegnano i Magi, dobbiamo uscire persino da Gerusalemme. Ed è così che ancora la stella ricompare: "ed ecco, la stella, che avevano visto spuntare, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino". Se la stella ricompare è perché era scomparsa. Anche questo ci insegnano i Magi: a non scoraggiarci nella ricerca, a non fermarci davanti a nessun intoppo. Può anche essere strano che la stella si oscuri mentre ormai ti stai avvicinando alla mèta. Perché è normale che ci siano giorni in cui ti sembra di brancolare nel buio. Anche Gesù sperimenta lo scomparire della stella, avvicinandoSi a Gerusalemme per compiere la Sua missione. E l'agonia nell'Orto degli ulivi lo testimonia. Tu però non temere. Perché la stella riappare, per guidarti dove c'è il Bambino. Solo non oserà entrare. Si fermerà fuori, perché dentro quell'umile casa la illumina Gesù Bambino, "la luce vera che illumina ogni uomo che viene in questo mondo"(Gv 1,9).