Omelia (06-01-2016)
don Giacomo Falco Brini
Si prostrarono e lo adorarono

Alla notizia del concepimento o della nascita di un bambino, il cuore umano può rispondere con sentimenti di gioia ma anche con imprevedibili reazioni negative: perplessità, disappunto, disorientamento, paura, incertezza, voglia di togliere di mezzo la nuova vita...Non dovrebbe essere così, ma, ahimè, è proprio così. Pensate alla facilità con cui si sopprime oggi la vita umana al concepimento, in gestazione o alla nascita, e ci capiamo subito. In questi giorni una donna mi ha confidato che quando la sua terzogenita è stata concepita in modo imprevisto, il marito era visibilmente scontento, deluso. Cosa c'è dentro il cuore dell'uomo che può determinare una o l'altra delle reazioni?
A Natale abbiamo visto che Gesù è nato nella difficoltà di trovare accoglienza: come annota il vangelo di Luca, non c'era posto nell'alloggio. E' vero che Betlemme non era così grande (non lo è nemmeno oggi) ma possibile che non ci fosse un posticino più idoneo che permettesse a una donna gravida di partorire? Come se non bastasse, dal racconto che ci offre oggi Matteo nella solennità dell'Epifania, veniamo a sapere che tre misteriosi (e forse regali) personaggi venuti da lontano, si presentano a Gerusalemme con una domanda precisa: dov'è colui che è nato, il re dei Giudei? (v.2) Il re Erode rimase turbato e questo possiamo capirlo: si chiedono informazioni su un re appena nato, logico che chi ami il proprio scranno di potere più di ogni altra cosa si senta minacciato alla sola domanda. Ma che tutta Gerusalemme rimanga turbata, questo non è immediatamente comprensibile. Non aspettavano forse il Messia? Non si attendeva che nascesse proprio in Giudea? Non sono le stesse autorità di Gerusalemme a confermare, come da profezia, che è Betlemme il luogo dove sarebbe nato l'atteso capo di Israele? (vv.5-6) E perché, una volta trasmessa l'informativa ai Magi, non si sono mossi verso Betlemme per verificare la loro tesi? Alla nascita di Gesù non c'è soltanto la luce degli angeli in festa con lo stupore che avvolge i pastori e forse altra povera gente accorsa alla mangiatoia. Non c'è soltanto chi ama la vita con le sue sorprese, i suoi imprevisti, quella lieta novità che sempre arreca un neonato che chiede accoglienza. No. C'è anche chi vive nella paura della novità, c'è chi vive nella paura di perdere le proprie sicurezze; c'è chi vive difendendo il proprio posto o potere ricorrendo all'inganno e ad ogni altro mezzo lecito o illecito, pur di non perderlo. Insomma, c'è che vive nell'egoismo che si sente minacciato dal più minimo dei fuori-programma e che non ammette alcun cambiamento: persino un bimbo adagiato in una mangiatoia può essere pericoloso! E' la solita storia. Quando Erode verrà evitato dai Magi al loro rientro da Betlemme (v.12), si scatenerà la sua follia omicida. Come alcuni secoli prima, quando il faraone d'Egitto decretò l'eliminazione dei primogeniti degli ebrei, non sapendo come contenere la paura di essere surclassati numericamente dal popolo degli israeliti. L'egoismo umano è sempre omicida.
I Magi rappresentano i popoli pagani chiamati alla fede, ma anche tutti quegli uomini che cercano con fatica, onestà e amore alla verità, il vero volto di Dio. Mi sembra siano anche simpatici nella loro ricerca. Giungono a Gerusalemme e fanno la loro domanda cercando un punto di congiunzione tra la loro ricerca e la religione del popolo ospitante. Non si mettono a discutere su quanto gli dicono, accolgono le indicazioni del loro sapere e si muovono fiduciosamente verso il luogo indicato: il segno che essi seguono, la stella, li conferma nel loro cammino. Verrebbe da dire che obbediscono a una autentica dinamica di fede: nel loro mondo si sono lasciati interpellare dall'apparire di quella stella, hanno lasciato l'ambiente più sicuro delle proprie conoscenze, della propria condizione, e della reputazione di cui probabilmente godevano. Si sono messi in cammino affrontando tutte le incognite del viaggio senza fare troppi calcoli. Si sono lasciati affascinare e guidare da quel segno. Si anticipa così, nei Magi, uno dei temi più ricorrenti nella vita di Gesù: i lontani salgono improvvisamente sulla cattedra della fede, perché tra i primi ad accoglierlo e riconoscerlo nella sua identità. Cosa da non considerare scontata: il re che doveva nascere, quei Magi, lo trovarono assiso su un insolito trono e attorniato da una insolita corte. Eppure, a quella vista, non esitarono ad aprire i loro scrigni e a prostrarsi per adorarlo. (v.11)