Omelia (06-01-2005) |
mons. Antonio Riboldi |
C'è per tutti una Stella in Cielo Non riesco a capire come mai la solennità della Epifania, in tanti, si sia ridotta ad una befana, ricordando forse "i doni che i Magi portavano a Gesù Bambino", ma dimenticando proprio la ragione di quei doni. E' davvero grande il rischio che troppi corrono, facendosi ingannare dalla mentalità di questo mondo, che vede tutto sotto forma di consumo e commercio, sfruttando così i profondi sentimenti dell'uomo. Verrebbe da dire "Padre, perdona loro, non sanno quello che fanno". Forse non riflettiamo abbastanza del nostro bisogno di Dio. Noi uomini, possiamo qui avere tutto, ma proprio tutto, ma, privi di Dio, Padre, del suo amore, davvero siamo nulla. E non ci fosse la certezza che Dio ci ama fino alla follia da donarci suo Figlio Gesù, la vita sarebbe così vuota, da chiederci se valeva la pena di nascere. Tutti noi, nel Battesimo, siamo rinati, abbandonando lo stato di orfani dopo il peccato originale, e siamo ridiventati figli del Padre, eredi del Paradiso. Del resto è esperienza di tutti, nessuno escluso, che il tesoro più grande, che è il segreto della felicità e la verità della vita, è amare ed essere amati. Di fronte alla bellezza dell'amore, il resto è davvero "resto", che può esserci o non esserci. Inutile e dannoso cercare l'amore nelle cose, nelle ricchezze o in altro. Nulla delle cose che possediamo può dirci "ti amo". Solo Dio, il fratello, lo sposo, la sposa, gli amici, i figli possono farci dono del "ti voglio bene". Basterebbe contemplare un momento la scena della grotta di Betlemme, dove vi erano solo Gesù, Giuseppe e Maria e niente altro, per capire che là c'era il Paradiso, tanto era l'amore con Cristo e in Maria e Giuseppe. Dio, a sua volta, come Padre, ci cerca in tutti i modi e con ogni mezzo, facendosi strada nelle nostre vicende, approfittando di circostanze, che Gli aprono uno spiraglio, e Lui fa irruzione portandoci felicità. L'Epifania è la manifestazione di Dio che chiama tutti, ma proprio tutti, senza eccezione ad accogliere il dono del suo amore. E, diciamolo con verità: ci può essere momento più bello di quello dell'incrociare i nostri occhi con i Suoi? I nostri sono come velati da troppe superficialità: i Suoi sono pieni di luce, quella luce che è l'infinità dell'amore. Bisognerebbe farci raccontare questa epifania da tanti che si sono convertiti. Loro sono i moderni Magi. A noi, cercatori inconsapevoli di Dio: cercatori, cercati da Dio stesso, oggi Isaìa dice: "Alzati, rivestiti di luce, perché viene la tua luce, la gloria del Signore brilla su di te. Poiché, ecco le tenebre ricoprono la terra, nebbia fitta avvolge le nazioni, ma su di te risplende il Signore, la sua gloria appare su di te. Cammineranno i popoli alla tua luce, i re allo splendore del tuo sorgere. Alza gli occhi intorno e guarda: tutti costoro si sono radunati, vengono a te. I tuoi figli vengono da lontano, le tue figlie sono portate in braccio. A quella vista sarai raggiante, palpiterà e si dilaterà il tuo cuore..." (Is. 60,1-6). E' davvero un inno alla speranza per gli uomini che sono animati da una vera ricerca della verità della vita e quindi del Signore della vita che è Dio. Scuote a volte la nostra pigrizia, che ci fa adagiare in un pericoloso sonno dell'anima, il racconto della appassionata ricerca dei Magi, del re dei Giudei. Così è il racconto del vangelo: "Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, alcuni magi giunsero da oriente a Gerusalemme e domandavano: Dov'e il re dei Giudei che è nato? Abbiamo visto sorgere la sua stella e siamo venuti per adorarLo. All'udire queste parole, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. Riuniti tutti i sommi sacerdoti e gli scribi del popolo, si informava da loro sul luogo dove doveva nascere il Messia. Gli risposero: A Betlemme di Giuda, perché così è scritto per mezzo del profeta: E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero il più piccolo capoluogo di Giuda: da te uscirà infatti un capo che pascerà il mio popolo". Così subito nasce in Erode la paura che qualcuno, Dio, potesse usurpargli un trono terreno che nulla era agli occhi di Dio. Nasce così quel conflitto tra la superbia dell'uomo, che mette la sua fiducia nella sua effimera potenza, che nulla può contro Dio e Gesù, e il Dio vivente contro Cui nessuno e nulla potrà mai prevalere. L'uomo ha bisogno dell'umiltà e dell'amore, fatto servizio e dono del Signore: fa sempre paura la potenza dell'uomo e del mondo. Ma i Magi continuano il loro cammino alla ricerca del Messia. "Ed ecco la stella cha avevano visto nel suo sorgere, li precedeva finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, essi provarono una grandissima gioia. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre e prostratisi lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Avvertiti poi in sogno di non tornare da Erode, per un'altra strada fecero ritorno al loro Paese" (Mt. 2,1-12). E da allora tutti siamo stati chiamati a cercare e trovare Gesù. I Magi erano scrutatori delle stelle e non meraviglia che abbiano saputo trovare la stella vera che li ha guidati alla grotta di Betlemme. Lì Gesù rivelò la sua gloria. Tocca ora a ciascuno di noi scoprire, guardando il cielo, la stella che sicuramente Dio fa sorgere per farci da guida. Leggendo la storia di tanti santi, in ogni tempo, scopriamo che il loro cammino verso Dio è come segnato da particolare chiamata, come se Dio bussasse alla loro porta e loro l'hanno aperta, forse non sapendo chi bussava, ma si sono accorti che quella mano era la mano di Dio. Davvero per noi non c'è stata occasione di riflettere sulla chiamata di Dio, che si è fatta sentire in circostanze diverse, ma che crea nel cuore sorpresa e speranza? Possiamo davvero affermare che Dio non ci abbia affidato alla sua stella?...sempre che non ci mettiamo nei panni di Erode che non vuole altro Dio che la propria superbia! Sono sicuro che tutti voi, che mi leggete, scrutando nel cielo della vostra vita, troverete un momento di bisogno di verità, di amore, di bontà, di felicità. Dio si serve di tutto per fare brillare la sua stella. Basta interrogarsi. Affermava Paolo VI, in una sua omelia sulla Epifania: "Se il mondo si sente estraneo al cristianesimo, il cristianesimo non si sente estraneo al mondo, qualunque sia l'aspetto che presenta e il contegno che esso gli ricambia. Sappia il mondo di essere stimato ed amato da chi rappresenta e promuove la religione cristiana con un affetto superiore ed inesauribile. E' l'amore che la nostra fede mette nel cuore della Chiesa, la quale non fa' che servire da tramite dell'immenso amore, meraviglioso amore di Dio verso gli uomini. Questo vuol dire che la missione del cristianesimo è una missione di amicizia in mezzo alla umanità, una missione di comprensione, di incoraggiamento, di promozione, di elevazione, diciamo ancora di salvezza. Noi sappiamo che l'uomo di oggi ha la fierezza di voler fare da sé e fa delle cose nuove e stupende: ma queste cose non lo fanno più buono, non lo fanno felice, non risolvono i problemi nel loro fondo, nella loro durata, nella loro generalità. Noi sappiamo che l'uomo soffre di dubbi atroci. E noi abbiamo una parola da dire, crediamo risolutiva. E' quella di un Uomo all'uomo. Il Cristo che noi portiamo all'umanità è il "Figlio dell'uomo"; così Lui chiamava se stesso. E' il Primogenito, il Prototipo della nuova umanità, è il Fratello, il Collega, l'Amico per eccellenza. E' Colui di cui solo si poté dire con verità che conosceva che cosa ci fosse nell'uomo" (Epifania '64). Non resta allora che chiedersi se la nostra vita si fa guidare dalle stelle di cartapesta o di effimere luci o dalle "stelle di Dio", come i Magi. In questi tempi natalizi la mia casa è stata davvero riempita di auguri sinceri di tante e-mail, da parte di tanti amici che, o hanno la gioia di avere trovato la loro stella, o la cercano appassionatamente. E' commovente per me questo sentirmi in compagnia vostra. E' come vedere il Cielo pieno di stelle di Dio, le stelle vostre e di tanti che seguono o cercano Gesù...e sicuramente Lo troveranno, provando grandissima gioia. Vi sono infinitamente grato per sentirvi vicino nel cammino verso la casa di Gesù. Grazie, e Dio vi sia gioia sempre. E conforto ai tanti che in Asia stanno soffrendo, mescolando le loro lacrime con le nostre, e le loro speranze come una pioggia di solidarietà, che è il nostro farsi vicino. Dio li conforti, tutti. |