Omelia (17-01-2016) |
Agenzia SIR |
Commento su Giovanni 2,1-11 La protagonista è la madre di Gesù. L'episodio accade "il terzo giorno": l'evocazione pasquale ricorre molte volte in questo Vangelo; per Giovanni si è sempre nei paraggi della Pasqua di Gesù. Una scena di matrimonio con la presenza della madre di Gesù e al quale era stato invitato anche Gesù con i suoi discepoli. Una festa di nozze come tante, ma questa rappresenta tutta la vicenda di Israele, le grandi nozze tra Dio e il suo popolo, anzi con tutta l'umanità. Nozze con una mancanza, segnate da insufficienza e povertà. L'invito di Gesù alle nozze è attesa e profezia della pienezza messianica. Quanta povertà c'era in quelle nozze? Il vino era finito o non ce n'era affatto? Semplicemente: "Mancando il vino" sta a dire che a quelle nozze qualcosa manca e forte sarà la risposta di Gesù a sua madre. Anche la denuncia di questa mancanza è forte, al punto da farsi preghiera e invocazione, riconoscimento di miseria e urgenza di aiuto. In quella festa c'è necessità di soccorso e di salvezza. È Israele col suo accorato desiderio nuziale di Dio. Maria è la Madre di Israele ed è la Madre di Gesù! La risposta di Gesù è drammatica - "Donna, che vuoi da me?" - e indica un reale distacco tra Gesù e la madre. Lo si comprende proprio pensando alle nozze tra Dio e l'umanità, naufragate nella drammatica disobbedienza e nel peccato. Dio ritroverà la creatura amata e perduta nella Pasqua di Gesù il quale, però, ricorda che "Non è ancora giunta la mia ora". Il vino che manca è quello del sacrificio d'amore dello Sposo. Il miracolo di Cana, grazie all'intercessione della Madre, anticipa l'ora della Croce e Cana si fa segno delle nozze celebrate e consumate nella Pasqua di morte e resurrezione. La Madre ora si rivolge ai servi facendone dei discepoli, perché facciano tutto quello che il Figlio dirà. Il dono di Gesù non è solo l'acqua divenuta vino, ma un vino buonissimo. È l'esaudimento oltre ogni desiderio; è il passaggio dalla morte alla vita. Tutto è chiamato a risurrezione. Questo è l'inizio dei segni, l'ultimo, in pienezza, sarà la sua Pasqua di morte e di gloria. Anche la Madre, Maria, è qui all'inizio e alla fine ai piedi della croce. È l'umanità totalmente aperta a Dio, il primo modello del credente. Commento a cura di don Angelo Sceppacerca |