Commento su Lc 3, 21-22
«Ed ecco, mentre tutto il popolo veniva battezzato e Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì e discese sopra di lui lo Spirito Santo in forma corporea, come una colomba, e venne una voce dal cielo: "Tu sei il Figlio mio, l'Amato, in te ho posto il mio compiacimento"».
Lc 3, 21-22
Come vivere questa Parola?
Le parole meravigliose che risuonano alla fine del vangelo di oggi, Festa del Battesimo di Gesù: "Tu sei il Figlio mio, l'Amato, in te ho posto il mio compiacimento", sono state pronunciate anche su di me, su di te, caro lettore, nel giorno del nostro Battesimo: «Tu sei mio Figlio, l'Amato!».
Oramai, in occasione di ogni Battesimo cristiano, un uomo nasce "Figlio di Dio". Figlio adottivo nel Figlio Unigenito, Cristiano, in Gesù Cristo. E nel cuore di questo uomo nasce nello stesso istante - è San Paolo che ce lo attesta - la risposta di questo Figlio neonato alla dichiarazione d'Amore del Padre, ed è il grido dello Spirito dentro il cuore: «Abbà, Padre!».
"Avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi, per mezzo del quale gridiamo: «Abbà! Padre!» (Rm 8,5).
"Tu sei mio Figlio"... Queste brevi quattro parole del Padre continuano a riecheggiare lungo i secoli nel cuore di tutti quelli che sono stati battezzati e sono per sempre sufficienti, perché l'Amore basta a se stesso!
Non resta altro da fare, dunque, che ascoltarle a lungo e lasciare che lo Spirito risponda loro dentro di noi: «Abbà, Padre. Ecco tuo figlio!».
La voce di un grande Vescovo e Martire antico
«Un'acqua viva e che parla è in me, e mi dice dentro: "Vieni presso il Padre!"».
Ignazio di Antiochia, ai Romani 7, 2
Don Ferdinando Bergamelli SDB - f.bergamelli@tiscali.it
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