Commento su Mc 2, 14-17
«Gesù, passando, vide Levi, il figlio di Alfeo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: "Seguimi". Ed egli si alzò e lo seguì. Mentre stava a tavola in casa di lui, anche molti pubblicani e peccatori erano a tavola con Gesù e i suoi discepoli; erano molti infatti quelli che lo seguivano. Allora gli scribi dei farisei, vedendolo mangiare con i peccatori e i pubblicani, dicevano ai suoi discepoli: "Perché mangia e beve insieme ai pubblicani e ai peccatori?". Udito questo, Gesù disse loro: "Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori».
Mc 2, 14-17
Come vivere questa Parola?
Nel racconto della chiamata di Levi descritta da Marco nel Vangelo di oggi, l'Evangelista sottolinea con forza che Gesù chiama e sceglie al suo seguito chiunque, anche un pubblicano «seduto al banco delle imposte». Egli non osserva le prescrizioni farisaiche del ‘puro e dell'impuro', che vietavano la comunanza di mensa con pagani e peccatori, come il pubblicano Levi. Anzi, il Maestro siede «a tavola in casa di lui e anche molti pubblicani e peccatori erano a tavola con Gesù». Di questa violazione della legge i farisei chiedono conto ai discepoli: "Perché mangia e beve insieme ai pubblicani e ai peccatori?".
Marco intende qui rivelare la vera natura della missione di Gesù, che si manifesta molto diversa da tutte le comuni aspettative e che non si lascia rinchiudere negli schemi del ‘giusto e del peccatore': «Io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori». Gesù dunque, non solo accoglie i peccatori, ma li cerca, li invita addirittura a condividere la sua responsabilità a seguirlo nell'annuncio del Vangelo. Il pubblicano Levi è chiamato a far parte dei Dodici: «Seguimi!".
Non è forse vero che anche noi siamo tentati talvolta di separarci dai peccatori considerandoci ‘fuori' da loro? Sono sempre gli altri che sono peccatori, noi ci mettiamo sempre tra i giusti! Non abbiamo paura di metterci anche noi fra i peccatori con verità ed umiltà, bisognosi anche noi della misericordia del Padre! Se ci riteniamo "sani" e "giusti", ci escludiamo dalla ricerca del Buon Pastore.
La voce di papa Francesco
«Anche la vocazione di Matteo (Levi) è inserita nell'orizzonte della misericordia. Passando davanti al banco delle imposte gli occhi di Gesù fissarono quelli di Matteo. Era uno sguardo carico di misericordia che perdonava i peccati di quell'uomo e, vincendo le resistenze degli altri discepoli, scelse lui, il peccatore e il pubblicano, per diventare uno dei Dodici. San Beda il Venerabile, commentando questa scena del Vangelo, ha scritto che Gesù guardò Matteo con amore misericordioso e lo scelse: miserando atque eligendo. Mi ha sempre impressionato questa espressione, tanto da farla diventare il mio motto».
Misericordiae vultus, Bolla di indizione del Giubileo Straordinario, num. 8
Don Ferdinando Bergamelli SDB - f.bergamelli@tiscali.it
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