Omelia (10-01-2016)
don Luca Garbinetto
Che noi diminuiamo e tu cresca

Ci sono momenti, nella storia, in cui è saggio tirarsi da parte. E questo non per modestia o per una particolare strategia educativa, quasi a voler poi ricercare in noi i meriti e i ringraziamenti per le abilità e i doni di chi viene dopo di noi. Si correrebbe il rischio di sentirsi allenatori di tutti i campioni di calcio apparsi nelle squadre di un ipotetico campionato, oppure ci si assumerebbe il vanto di aver generato vita in chi invece ha imparato da altri a camminare con la testa alta e le gambe solide.

Piuttosto, a volte, si tratta semplicemente di constatare una realtà di fatto: ‘viene colui che è più forte di me' (v. 16)! E dunque è necessario lasciargli spazio, restituirgli il campo che gli appartiene, porsi a lato o dietro la fila. Si potrebbe al massimo constatare di avere fatto al meglio il proprio dovere, e accogliere con animo grato gli eventuali gesti di riconoscenza, più gratuiti che guadagnati. ‘Siamo servi inutili' potrebbe riassumere l'atteggiamento del cuore di chi conosce bene la propria condizione di creatura. Chi infatti potrebbe attribuire a sé anche solo il merito di respirare e di saper sudare? Chi - in tutta onestà - potrebbe dire che anche il più piccolo gesto di bene operato non sia in realtà un dono ricevuto da una sottile e meravigliosa trama della vita che l'ha reso possibile?

La venuta di ‘colui che è più forte' restituisce a questa stessa vita i giusti equilibri, e consegna a me la visione più autentica della realtà. Detto in altri termini, significa che mi ridona il gusto della libertà, perché è la verità che mi fa libero, cioè una sana coscienza di ciò che io sono, attraverso la scoperta di ciò che Lui è.

Ebbene, il Forte, che è nato piccolo - inesauribile paradosso dell'Amore! - mi riconduce all'esperienza originaria della mia piccolezza. Lo ha fatto con Giovanni il Battista, ‘il più grande fra i nati di donna'; lo può fare anche con me e con chiunque si lasci coinvolgere in questo misterioso dialogo di grazia.

Gesù è il Forte: Lui, e solo Lui può battezzare ‘in Spirito e fuoco', cioè iniettare nella miseria della nostra esistenza di esiliati e poveri la potenza della divinità, la passione per orizzonti infiniti, la dimensione eterna della nostra origine e del nostro destino. Solo nella sua misericordia, ventre che genera e dona vita, ci dissetiamo ‘con acqua che rigenera e rinnova nello Spirito Santo' e diventiamo ‘eredi della vita eterna' (Tt 3,6.7). Quale figlio può raccogliere eredità più meravigliosa? Cosa possiamo desiderare di più dai nostri cari che, avendoci generati, ci lasciano per continuare a camminare con le nostre gambe? Quale consolazione più bella per chi si è sentito allontanato dalla propria terra e ha cercato affannosamente una nuova casa e una nuova abitazione nel cuore di pastori di carne?

Gesù è il Forte: chi lo segue, affascinato dalla sua dolcezza, può nutrirsi della vita che da Lui sgorga, e sentirsi rinvigorire le gambe vacillanti per non perdersi nel cammino. Ogni altra relazione ha senso se porta a Lui. Ma ogni relazione è chiamata a scomparire nel mantello dell'eternità - che è sinonimo di umiltà - per non oscurare mai la vera fonte battesimale.

Nessuno conta opere e medaglie sufficienti per poter assurgere a diritto la figliolanza divina: solo un pazzo potrebbe pensarlo! Ma tutti possiamo essere immersi nella sorgente che trasforma la nostra sete di eternità in autentica partecipazione alla vita del Figlio! Non ci sono applausi né riconoscimenti terreni che possano competere con la gioia di essere abbracciati gratis dell'amore dell'unico veramente Forte!