Omelia (10-01-2016)
don Michele Cerutti
Commento su Luca 3,15-16.21-22

La liturgia oggi sembra rispedirci indietro nel nostro cammino dell'anno liturgico.

Isaia ci fa risuonare le parole dell'Avvento in cui venivamo esortati a spianare la strada per prepararci all'incontro del Natale con il Signore che si incarna.

Siamo, tuttavia, spronati a fare un buon esame di coscienza che ci fa fare sintesi degli avvenimenti che abbiamo celebrato in queste settimane e che possiamo così indicare:

Come mi sono preparato all'appuntamento del Natale?

Ancora un Avvento scivolato come altri avventi oppure questo è stato un tempo forte in cui ho riscoperto la centralità di Gesù?

Come ho vissuto i diversi momenti delle celebrazioni natalizie?

Domande che debbono spingerci per una sana inquietudine.

Il Signore apre sempre le porte della misericordia e ci esorta in ogni tempo a tornare a Lui.

Non dobbiamo disperare ma metterci in moto per vivere con più intensità ciò che la Chiesa ci propone.

Questa solennità ci aiuta guardando al Battesimo di Gesù anche al nostro Battesimo.

Gesù in forza di questo sacramento centrale abita nel nostro cuore a noi il compito di scoprire che Lui ha messo un tratto indelebile nel nostro cuore.

Dio abita il nostro cuore e riversa su di noi la sua misericordia.

La misericordia di Dio sorpassa le nostre opere e lo dice bene Paolo in questa lettera a Tito.

Il Signore impedisce di renderci superbi pensando di salvarci con le opere.

Le opere sono le nostre risposte all'amore di Dio e fanno in modo che non rimaniamo freddi a quest'amore.

La carità è l'esercizio alto che ci abitua a vivere la pienezza della vita che ci aspetta.

Il modello rimane Gesù che come dice Paolo in questa lettera e lo abbiamo visto in altre si è abbassato chinandosi sull'uomo.

Il Battesimo di Gesù nel fiume Giordano ci rende a modo di icona lo svuotamento di Gesù.

Egli compie come primo atto del suo ministero un qualcosa di incomprensibile. Lui che è Dio si accoda con tutti i peccatori nel fiume Giordano per ricevere il Battesimo.

Immergendosi in questo fiume porta su di sé il peccato ed emergendo ci indica che Lui è venuto per redimerlo.

Vi è una grande differenza tra il Battesimo di Giovanni e il Sacramento istituito da Gesù. Il primo fu solamente un segno di penitenza che richiamava il fedele all'impegno nel mutare condotta di vita. Esso era un gesto simbolico di umiltà da parte dell'uomo che si riconosceva peccatore e prova di un grande desiderio di purificazione e di rinnovamento.

Il Battesimo è il sacramento per il quale rinasciamo alla grazia di Dio e diventiamo cristiani.

Il sacramento del Battesimo conferisce la prima grazia santificante per la quale si cancella il peccato originale, e anche l'attuale se vi è; rimette tutta la pena per essi dovuta; imprime il carattere di cristiani; ci fa figli di Dio, membri della Chiesa ed eredi del paradiso, e ci rende capaci di ricevere gli altri sacramenti.

«Il Battesimo è una prima tappa della risurrezione: immersi in Dio, siamo già immersi nella vita indistruttibile, comincia la risurrezione. Come Abramo, Isacco e Giacobbe essendo "nome di Dio" sono vivi, così noi, inseriti nel nome di Dio, siamo vivi nella vita immortale. Il Battesimo è il primo passo della risurrezione, l'entrare nella vita indistruttibile di Dio» (Benedetto XVI).

Ma allora ci ricordiamo del nostro Battesimo?

Se chiedessi quanti sanno la data del loro battesimo poche mani si alzerebbero.

E' vero lo abbiamo celebrato in tenera età, ma abbiamo chiesto ai nostri genitori la gioia che hanno provato portandoci al fonte battesimale?

Respirando quell'aria allora potremo capire l'importanza di questa grande celebrazione che ci conduce poi all'urgenza di battezzare i bambini non dopo alcuni mesi dalla nascita, ma pochi giorni dopo oppure a evitare quelle scelte che fanno dire i miei figli li battezzo quando avranno una consapevolezza.

E' il sacramento che ci accomuna sacerdoti e laici in cammino verso la patria del cielo.

C'è una necessità profonda di riscoprirne la bellezza e la freschezza di questo sacramento ci scuoterebbe nelle nostre tiepidezze e ci spingerebbe ad una fede dinamica.