Omelia (17-01-2016) |
don Luciano Cantini |
L'altro vino Una festa di nozze L'espressione il terzo giorno, che è stata sostituita con in quel tempo, completa la successione, giorno dopo giorno, che ci porta a Cana sei giorni dall'inizio (in Gv 1,29). Due i paralleli: la prima settimana del racconto giovanneo al sesto giorno colloca Cana, mentre nell'ultima settimana c'è la croce; sul piano della creazione nel sesto giorno Dio disse: «Facciamo l'uomo a nostra immagine, secondo la nostra somiglianza» (Gn 1,26). Sembra che ci troviamo davanti ad un racconto fortemente simbolico in cui lo scandire dei giorni ci chiede di leggere l'evento del Messia come una creazione nuova che troverà il suo compimento il sesto giorno sul Calvario. Anche l'annotazione fu l'inizio dei segni ci rimanda a tutta la serie dei sei segni che Giovanni racconta (non usa mai la parola miracolo) che culmina con il settimo, la fuoriuscita di sangue e acqua dal cuore di Cristo sulla croce, raccontato in modo solenne: Chi ha visto ne dà testimonianza e la sua testimonianza è vera; egli sa che dice il vero, perché anche voi crediate (Gv 19,35). La nostra traduzione parla di una festa di nozze (letteralmente nozze furono in Cana), spostando l'accento sull'aspetto gioioso dell'avvenimento nuziale rispetto a quello più fortemente simbolico dell'unione tra un uomo e una donna allusione all'Alleanza tra Dio e il suo popolo richiamato più volte dai profeti (Is 54,5ss.; Ez 16; Os 2-3). La parola festa richiama il banchetto, e dunque il vino che viene a mancare; con la mancanza del vino è lo spirito della festa che si stava conducendo a crollare. A leggere bene non è la festa a mancare di vino, sono proprio le nozze che sono private dell'essenziale, le nozze mancano a se stesse. Nel racconto si parla di Gesù e di sua madre, dei servitori, del maestro di tavola ma non degli sposi; soltanto lo sposo è chiamato in causa accusato di aver tenuto da parte il vino buono. Giovanni ci sta raccontando che l'Alleanza è venuta meno a se stessa, ha perso di significato come il vino che sarebbe dovuto essere il migliore, invece è meno buono di quello che Gesù regala alla festa. Lo Sposo, a detta del maestro di tavola, ha tenuto nascosto il vino buono offrendo il meno buono, nei fatti non ne ha provveduto a sufficienza. È una accusa implicita a chi doveva mantenere viva l'Alleanza e invece l'ha lasciata vuota.
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