Omelia (06-01-2005) |
don Mario Campisi |
Noi, popolo di magi pellegrini Un antico proverbio dice: "Pasqua-Epifania tutte le feste si porta via". Sembra incomprensibile e strano l'accoppiamento dell'Epifania con la Pasqua. Il Gesù bambino adorato dai magi che già richiama il Gesù crocifisso e risorto. Il Figlio di Maria e Giuseppe, ancora bambino, cede il posto, come in una dissolvenza cinematografica, al Signore della storia, Parola unica e ultima dell'amore di Dio Padre. L'Epifania del Dio-bambino ai magi, cioè il suo manifestarsi ai pagani ed ai lontani, è già un primo squarcio di luce che lacera il velo del tempio che separava e nascondeva il "Santo dei santi". La lacerazione di quel tempio sarà totale e definitiva nell'evento pasquale, quando la luce del Risorto romperà la separazione tra cielo e terra, tra vita e morte, tra uomo e uomo. Così l'Epifania del Natale è il primo bagliore di una Pasqua ormai annunciata. E la Pasqua è l'annuncio della totale epifania di Dio finalmente realizzata. Non per nulla oggi si annunciano le date festive ruotanti attorno alla Pasqua del Signore. Oggi è la festa degli infaticabili cercatori di Dio. A qualunque popolo, razza, religione e cultura appartengano, tutti lo possono trovare perché egli, che è la meta, si è fatto una strada. I magi sono il simbolo di tutti coloro che affrontano il lungo percorso ad ostacoli senza cedere ai tentativi di depistaggio o disorientamento, senza lasciarsi catturare dagli ambigui sorrisi del potere. E il loro viaggio non termina con il raggiungimento del traguardo sognato. "Videro il bambino con Maria sua Madre" e, così si potrebbe concludere, vissero felici e contenti. No. Dopo aver offerto i doni, "per un'altra strada fecero ritorno al loro paese". Da allora sarà sempre così per chi lo ha trovato e poi vuole rimanere con lui: bisogna saper cambiare strada, per non perderlo, per non perdersi. Festa anche dei lontani, degli stranieri, degli esclusi dal sistema. L'apparire della luce di Dio tra le nostre tenebre capovolge i sistemi dei pesi e delle misure da noi stabiliti. Trasforma i meccanismi di esclusione e inclusione da noi codificati. Ci sono "lontani" che diventano "vicini" e "primi" che diventano "ultimi". Ci sono pii e osservanti delle leggi e maestri di morale che escono dal tempio senza essere perdonati, e peccatori, prostitute ed empi samaritani che diventano modelli di santità. Non è l'etichetta che conta: le vecchie carte d'identità, per Lui, sono tutte scadute e vanno rinnovate con... altri criteri. Se i magi riescono a incontrare e adorare Gesù, è perché Dio, per rivelarsi, non fa preferenze di persone, non chiede prima la tessera di appartenenza politica o religiosa, non discrimina in base ai titoli di studio o ai diplomi di benemerenza. Egli va incontro e svela il suo volto a quanti si spingono sulle piste del futuro e aprono i varchi dell'esodo. Si fa trovare nella casa di ogni uomo senza capacità o diritto di parola e di difesa. Festa di chi sa leggere i segni. Una "stella", guidava i magi nel loro faticoso cammino. Quanti segni anche per noi, nella natura, negli eventi del tempo, nel cuore dell'uomo, possono diventare frecce direzionali, raggi luminosi che, nel cuore della notte, orientano i nostri timidi passi verso un paese, sempre incompiuto, dove c'è spazio per ogni uomo: quell'uomo che è lo spazio stesso di Dio. Soprattutto il Bambino, scoperto e adorato nella povertà di un villaggio da questi curiosi investigatori del mistero, è il segno che dobbiamo indagare tre le case e le baracche della terra. E' lui il vero cielo, e ne dobbiamo intuire la presenza oltre il velo di ogni persona, dietro le quinte di ogni scena storica. Davanti a Gesù bambino i magi non dicono nulla. Di fronte a lui solo il silenzio, ginocchia che si piegano, vita che diventa dono: mirra, oro, incenso. E' Gesù crocifisso, risorto, glorificato. Compendio dei misteri dolorosi, gaudiosi, gloriosi della vita umana. Epifania di Dio, pellegrino sulle strade dell'uomo. Epifania dell'uomo, quando si fa pellegrino sulle strade di Dio. Un monito per le nostre comunità affinché, come popolo di "magi pellegrini", non indugino nei palazzi di Erode, nelle accademie dell'immobilismo, nei labirinti delle ricerche a tavolino, ma affrontino la strada della concretezza quotidiana e forzino la marcia verso quell'alto monte dove il Signore ha già preparato il festoso banchetto della vita e della pace per tutti i popoli. |