Omelia (20-01-2016)
Casa di Preghiera San Biagio FMA
Commento su Mc 3,3-6

"Egli disse all'uomo che aveva la mano inaridita: "Mettiti in mezzo!". Poi domandò loro: "E' lecito in giorno di sabato fare il bene o il male, salvare una vita o toglierla?". Ma essi tacevano. E guardandoli tutt'intorno con indignazione, rattristato per la durezza dei loro cuori, disse a quell'uomo: "Stendi la mano!". La stese e la sua mano fu risanata. E i farisei uscirono subito con gli erodiani e tennero consiglio contro di lui per farlo morire."

Mc 3,3-6


Come vivere questa Parola?

"Tendi la mano" E' il gesto richiesto da Gesù all'uomo che aveva la mano essiccata. Qui punta tutta l'azione del Maestro: guarirci la mano, chiusa nel possesso e stecchita nella morte perché accolga il dono del sabato.

Gesù, con questo miracolo, il più difficile che gli costerà la vita "completa la sua rivelazione: colui che vuol mondarci dalla lebbra è il Figlio dell'uomo che perdona e dà piedi per seguirlo, mangia coi peccatori e si proclama medico e sposo, fa il dono del sabato e guarisce la mano per riceverlo. E' lo stesso che finirà in croce portando su di sé la nostra lebbra, il nostro peccato, la nostra paralisi, il nostro digiuno, il nostro silenzio, la nostra durezza di cuore".

Come riconoscenza per quanto ci dona attende solo il nostro desiderio che ci fa stendere la mano. Allora le sue mani inchiodate scioglieranno la nostra mano irrigidita e chiusa ai bisogni dei fratelli e delle sorelle.


Signore, ecco la mia preghiera: "ecco le mie mani vuote, riempile di Te".


La voce di un servitore della Parola

"Discepolo è colui al quale il Signore apre il cuore e la mano, per desiderare quanto lui è venuto a dare. L'uomo, fatto per amare, è di sua natura desiderio. Togliere all'uomo il desiderio, è togliere all'uccello un'ala: invece di spiccare il volo, gira goffamente su se stesso."

Silvano Fausti


Sr Graziella Curti, FMA - curtigrazia@gmail.com