Omelia (24-01-2016) |
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Il brano di questa domenica forma un collage di due testi "appiccicati" tra loro... epperò non è a caso che viene fatta questo collegamento, perché la premessa che fa Luca è importante per comprendere il resto del testo! Innanzitutto abbiamo l'evangelista Luca (assai colto, sembra fosse un medico!) che inizia dicendo chiaramente che si è messo a scrivere di Gesù, di ciò ce è successo facendo "ricerche accurate su ogni circostanza, fin dagli inizi". Insomma, Luca si è messo di impegno a cercare testimoni oculari e persone che potessero raccontare ciò che vissero incontrando Gesù. Tutto questo lo fa dedicando il testo ad un "personaggio", dicendo che è per un certo " illustre Teofilo, in modo che tu possa renderti conto della solidità degli insegnamenti che hai ricevuto". Ma chi sarà mai questo Teofilo di cui non si sente più parlare nel Vangelo? A chi si starà realmente rivolgendo Luca? In realtà Teofilo non sappiamo se è un personaggio vero e proprio, in ogni caso porta senz'altro un nome simbolico che rappresenta miliardi di persone. Proprio perché colto e molto acuto, Luca ha pensato di racchiudere tutti gli "amici di Dio" in un unico termine e, non potendo scrivere i nomi di tutti quelli che Gesù lo hanno conosciuto e sono stati catturati dalla bellezza delle sue parole e dalla grandezza del suo amore, ha ben pensato di utilizzare il nome greco di Teofilo (che significa Teo = "di Dio" Filo = "amico", quindi "amico di Dio") per racchiudere tutti quelli che nei secoli sentono Gesù come amico e allo stesso tempo sono accolti come tali. Quindi Luca sta parlando anche a noi e sta dicendo che, attraverso tutta la sua raccolta di informazioni, possiamo renderci conto della solidità degli insegnamenti che abbiamo ricevuto, cioè che le parole e i gesti di Gesù non hanno un termine o una scadenza di tempi, ma solo solide nei secoli e possono parlarci in ogni momento della nostra vita. Allora ecco che la seconda parte del testo è tutt'altro che "appiccicata lì"! Gesù torna a Nazaret e sicuramente sarà stato contento di rivedere i luoghi della sua infanzia, di risentire i sapori e i gusti del suo paese, di incontrare persone che era un po' che non vedeva! Dobbiamo immaginare che dopo il Battesimo ha capito che sarebbe stato necessario partire ed andare a parlare alla gente per far sì che i cuori delle persone potessero essere sollevati ed avessero l'opportunità di conoscere la vera immagine di Suo Padre. Quindi lo abbiamo incontrato a Cana e, tra un giro e l'altro, è tornato a Nazaret. Il paese di origine è sempre un luogo dove si recuperano le energie affettive, che sono una buona benzina quando ci si deve interfacciare con molte persone, parlare con loro, confortarle... e anche confrontare con chi mette in dubbio e vorrebbe mettere far cadere in fallo. E Gesù sappiamo che questo lo ha vissuto. Un mio amico missionario, Padre Marco, nonostante sia innamorato della sua scelta, quando ogni tre anni torna in Italia è felice di dedicarsi alla sua famiglia, ai suoi amici, anche se si vede che il suo cuore ed i suoi occhi sono in Africa! Ama assaggiare cibi che per anni neanche vede in foto, adora andare a passeggio per le sue amate montagne e poi, quando si prepara di nuovo alla partenza per la missione, è carico di nuove energie e nuove esperienze che possono aiutarlo nella sua nuova avventura. Insomma, credo che Gesù stesse ricaricandosi per poter partire nuovamente e, questa volta definitivamente. Che Gesù sia come uno di noi si comprende anche da come Luca descrive la sua entrata nella sinagoga: "secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga. Queste parole lasciano intravedere un Gesù quotidiano, che fa le cose che "era solito fare". Solo che, in questo caso, benché giovane, si alza e legge un brano per niente scontato. E' un testo del profeta Isaia che parla di lui e lui, declamandolo nella sinagoga, vuole far capire ancora meglio che quel testo si sta compiendo nella sua persona: "Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l'unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio..." a liberare gli oppressi, a far vedere i ciechi, a perdonare i peccati... e dopo aver letto questo e riconsegnato il rotolo all'inserviente, si siede. Sembra una cosa da niente, normale dopo aver letto, il mettersi seduto.. in realtà era quello il gesto che ora il maestro stava per parlare! Quindi Gesù fa capire che è lui il Maestro da ascoltare, che "OGGI si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato". Ma l' oggi è anche il nostro oggi! Gesù ci sta dicendo che la Sua Parola è talmente salda e forte che libera dall'oppressione, alleggerisce da ogni pensiero che ci appesantisce ogni volta che, "oggi", ci viene in mente! Nel senso che, se ogni giorno ci fermassimo a ricordarci queste parole di liberazione, riusciremmo a sentirci non solo amici, ma soprattutto amati e salvati da Gesù. In questa settimana proviamo a fermarci ed ogni giorno ripetiamoci "Oggi si è compiuta questa Parola di salvezza per me", cercando di imparare a sentire che il Signore non ci chiede nulla se non di essere suoi amici e di ascoltarlo con il cuore libero da ogni obbligo e da ogni logica del "se mi dona, devo rispondere sopra le mie forze", perché Lui non chiede nulla al di sopra delle nostre forze! Lui ci chiede di lasciarci amare per poter imparare ad amare di più! Buona domenica Commento a cura di Elisa Ferrini |