Commento su Mt 6,1-6.16-18
Collocazione del brano
Questo brano fa parte del discorso della Montagna di Matteo. Dopo le sei antitesi, con cui Gesù supera e completa la legge di Mosè, egli sottolinea il modo giusto con cui praticare i tre atti di religiosità più diffusi nella sua società: l'elemosina, la preghiera e il digiuno. Il vangelo di Matteo è attraversato dal senso della giustizia, la giustizia che deriva dalla giusta osservanza della Legge e della volontà di Dio. In modo ancora più specifico il discorso della montagna ricorda ai suoi uditori che la loro giustizia deve essere superiore a quella di scribi e farisei, i quali con le loro opere buone cercavano soprattutto un riconoscimento da parte degli altri uomini. Questo brano è stato scelto per iniziare il cammino di Quaresima poiché ci ricorda le opere da compiere in modo speciale in questo periodo il loro vero significato.
Lectio
1State attenti a non praticare la vostra giustizia davanti agli uomini per essere ammirati da loro, altrimenti non c'è ricompensa per voi presso il Padre vostro che è nei cieli.
Il Signore ci mette in guardia. Non dobbiamo "praticare la nostra giustizia" davanti agli uomini. Praticare la giustizia è un termine tecnico, è seguire la Legge, compiere ciò che è prescritto dal buon israelita. A noi fare le dovute trasposizioni nella condotta del buon cristiano. Gesù si riferisce in particolare all'atteggiamento dei farisei, i quali avevano come intento fondamentale appunto quello di osservare scrupolosamente la Legge, ma spesso il loro atteggiamento rimaneva superficiale e non andava al cuore della loro vita. Lo scopo risultava essere quello di essere ammirati dagli altri. Per queste persone il giudizio è categorico: non riceveranno ricompensa (salario) da parte di Dio. Non è che bisogna compiere le opere di giustizia per ottenere un tornaconto, ma queste ci aiutano ad entrare in comunione con Dio che è il primo ad essere giusto e misericordioso. E' questa la vera ricompensa.
2Dunque, quando fai l'elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipocriti nelle sinagoghe e nelle strade, per essere lodati dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa.
Gesù passa in rassegna tre attività fondamentali del pio israelita. La prima è l'elemosina. Nella Legge erano previste delle procedure precise per sfamare i poveri (es. la decima triennale prevista da Dt 14,28-29), ma l'elemosina personale e spontanea era considerata un elemento di distinzione delle persone pie. Proprio per questo Gesù ricorda di compiere questo gesto senza suonare la tromba. Ovviamente è un'espressione iperbolica, suggerisce di non sottolineare il gesto in sé come ovviamente molti invece facevano. Costoro vengono chiamati ipocriti, cioè equiparati agli attori che con una maschera davanti alla faccia inscenavano sentimenti non propri. Il termine è passato nel parlare comune, indicando appunto colui che atteggia sentimenti non del tutto sinceri. Questi ipocriti che vogliono essere ammirati dalla gente hanno già ricevuto la loro ricompensa, hanno raggiunto il loro obiettivo.
3Invece, mentre tu fai l'elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, 4perché la tua elemosina resti nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.
Gesù esorta il suo interlocutore a fare l'elemosina in modo tanto segreto che la mano sinistra non sa cosa abbia fatto la mano destra. Questo sembra quasi un proverbio. Non è molto chiaro in cosa consista questo modo di fare segreto, però si può arguire significhi che nemmeno il nostro amico più intimo sappia quando e cosa abbiamo dato in elemosina. Dio invece vede nel segreto, conosce la tua elemosina e le motivazioni con cui l'hai compiuta, e ricompenserà la tua generosità.
5E quando pregate, non siate simili agli ipocriti che, nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, amano pregare stando ritti, per essere visti dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa.
Ancora gli ipocriti vengono additati come esempio negativo. Vi erano dei momenti di preghiera comune compiuti al Tempio o nella sinagoga, però poi vi erano delle persone che pregavano da sole in questi luoghi o addirittura all'esterno, nelle piazze, sempre per farsi vedere. Gesù critica queste persone, sempre per i motivi di cui sopra.
6Invece, quando tu preghi, entra nella tua camera, chiudi la porta e prega il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.
L'atteggiamento antitetico a costoro è quello di chi si ritira nella camera, cioè nella parte più interna della casa, che non aveva finestre e quindi era proprio il luogo meno indicato per mettersi in mostra. Non solo: bisogna chiudere anche la porta. La preghiera viene dunque vista come un impegno personale, un incontro con Dio, non certo un modo per ostentare la propria pietà religiosa. Di nuovo si ripete la conoscenza da parte di Dio e la sua ricompensa, secondo lo stile amato dalla letteratura ebraica. I versetti 7-15 sono stati tagliati e Matteo li dedica al Padre Nostro. Gesù ci suggerisce di non sprecare troppe parole quando preghiamo e ci indica quali sono le parole giuste, quelle appunto del Padre Nostro, accompagnate anche dall'esortazione a perdonare coloro che ci hanno fatto dei torti.
16E quando digiunate, non diventate malinconici come gli ipocriti, che assumono un'aria disfatta per far vedere agli altri che digiunano. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa.
Infine si arriva al digiuno. Il digiuno richiesto dalla Legge era quello del Giorno dell'espiazione (Lv 16,31).
Inoltre in caso di disastri nazionali o momenti di particolare necessità veniva indetto un digiuno pubblico.
L'atteggiamento che Gesù vuole criticare qui è però il digiuno privato, che i farisei praticavano il lunedì e il giovedì. Anche qui vi era chi ostentava la sua situazione di digiuno per farsi notare e ammirare dagli altri.
17Invece, quando tu digiuni, profùmati la testa e làvati il volto, 18perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.
Gesù dà invece dei consigli di bellezza, non assumere uno stile di lutto, ma di gioia. Il profumarsi il capo con l'olio veniva fatto nei giorni di festa. In fondo il digiuno, se fatto con il desiderio di incontrare il Signore è un momento di festa e di gioia.
Meditiamo
- Quali sono le opere di giustizia che pensi di compiere durante questa Quaresima?
- Quali le motivazioni che ti portano a compiere questi gesti o a rinunciare a qualcosa?
- Qual è la ricompensa che ti aspetti dal Signore?
Preghiamo
(Orazione del Mercoledì delle Ceneri)
O Dio, nostro Padre, concedi, al popolo cristiano di iniziare con questo digiuno un cammino di vera conversione, per affrontare vittoriosamente con le armi della penitenza il combattimento contro lo spirito del male. Per il nostro Signore...