Omelia (20-03-2016)
CPM-ITALIA Centri di Preparazione al Matrimonio (coppie - famiglie)
Commento su Is 50,4-7; Sal 21; Fil 2,6-11; Lc 22,14-23,56

Con questa domenica della passione del Signore si apre la Settimana santa. La liturgia prevede due momenti significativi: la processione degli ulivi (ricordo dell'entrata festosa di Gesù a Gerusalemme) e la lettura dell'intero racconto della passione secondo Luca, che rappresenta il vertice della liturgia stessa.

Fermandoci alla prima parte di questa domenica che mette in evidenza come Gesù entri in Gerusalemme non come re, ma come messia della pace (collegamento a Isaia nella sinagoga).


Nella prima lettura, tratta dal libro del profeta Isaia, troviamo il terzo dei quattro canti del Servo del Signore che ci viene proposto come il Servo sofferente, figura del Messia, uomo docile e paziente, che accoglie il difficile disegno di Dio. Il profeta richiama due simboli: la lingua e l'orecchio. Egli ha una lingua da discepolo, esperto e preparato, mentre "aprire l'orecchio" significa presentare il dorso ai flagellatori, la guancia a coloro che gli strappano la barba, rendersi disponibile a rimetterci di persona e a dare la vita, con la certezza che il Signore lo assiste, gli insegna la via e lo aiuta nella sua missione "perché io sappia indirizzare allo sfiduciato una parola". Gesù stesso dopo aver letto in sinagoga a Nazareth il brano di Isaia profetizza "Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l'unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi, a proclamare l'anno di grazia del Signore". Concluderà dicendo: "«Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato» (Lc 4,18-19.21; cf. Is 61,1-2).

In questa immagine del "Servo" ritroviamo i tratti caratteristici di Gesù: la sua mitezza, che prende su di sé la sofferenza ingiusta; il suo aderire al volere del Padre che vuole la salvezza di ogni uomo, la sua misericordia che è rivolta a tutti coloro che lo circondano, compresi i nemici e gli aguzzini.


Nel salmo 21 incontriamo le parole pronunciate da Gesù sulla croce prima di morire: "Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?". È una richiesta di aiuto nel momento del bisogno che si chiude però con parole di fiducia nei confronti del Signore.


Nella seconda lettura, tratta dalla lettera ai Filippesi, leggiamo il magnifico "inno Cristologico", nel quale san Paolo esalta la figura di Cristo che " svuotò se stesso assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini. Dall'aspetto riconosciuto come uomo" (v. 7). Un Dio che si è fatto uomo, "obbediente sino alla morte e a una morte di croce" (v. 8b): questo è il cammino inverso a quello di Adamo, che invece voleva essere come Dio.


Nel racconto della passione secondo Luca, Gesù affronta sofferenze indicibili e inenarrabili, alla maniera di uno schiavo, ma è cosciente che la sua missione è quella di passare attraverso queste vicende per la salvezza del mondo intero, secondo la volontà del Padre, a cui affida il suo spirito. Gesù si abbandona al Padre in un'atmosfera di preghiera e di accettazione della sua volontà, perdona i nemici e introduce nel Regno chi confida in lui.

A tale proposito, nella sua bolla di indizione dell'Anno Santo Misericordiae Vultus al n. 7, papa Francesco ci ricorda la preghiera che Gesù fece, prima della passione, con il salmo 136, il grande Hallel: "Prima della Passione Gesù ha pregato con questo Salmo della misericordia. Lo attesta l'evangelista Matteo quando dice che «dopo aver cantato l'inno» (26,30), Gesù con i discepoli uscirono verso il monte degli ulivi. Mentre Egli istituiva l'Eucaristia, quale memoriale perenne di Lui e della sua Pasqua, poneva simbolicamente questo atto supremo della Rivelazione alla luce della misericordia. Nello stesso orizzonte della misericordia, Gesù viveva la sua passione e morte, cosciente del grande mistero di amore che si sarebbe compiuto sulla croce".

Nel suo racconto dell'istituzione dell'eucaristia, Luca è l'unico che riporta la distribuzione del calice per due volte, come era d'uso nella cena pasquale ebraica, a sottolineare l'importanza del rito che si stava compiendo. Tuttavia dice che subito dopo: "24Nacque tra loro anche una discussione: chi di loro fosse da considerare più grande". Ma Gesù li riprende invitandoli a rientrare nella sua logica e a rifiutare le tentazioni mondane dicendo: "«I re delle nazioni le governano, e coloro che hanno potere su di esse sono chiamati benefattori. 26Voi però non fate così; ma chi tra voi è più grande diventi come il più giovane, e chi governa come colui che serve. 27Infatti chi è più grande, chi sta a tavola o chi serve? Non è forse colui che sta a tavola? Eppure io sto in mezzo a voi come colui che serve" (Lc 22,24-27)

Nell'orto degli ulivi Gesù sperimenterà la sua agonia, che è la prova di fronte al silenzio di Dio. Gesù non si ribella e prega, invoca l'aiuto di Dio: "Tuttavia non sia fatta la mia ma la tua volontà" (v.22,42b). E' un'obbedienza dura e difficile che nasce dall'amore, dall'abbandonarsi a Dio con una fiducia estrema. Una obbedienza, non fatta di parole, ma di cose che costano, nella convinzione che Dio non può volere il nostro male, né ci può abbandonare.

Anche la debolezza di Pietro mostra l'impossibilità di resistere, facendo affidamento solo sulle nostre forze.

L'apice della misericordia di Gesù la troviamo sulla croce: "Padre, perdonali perché non sanno quello che fanno" (v.23,34). Nel perdono che include tutti c'è il volto autentico di chi è veramente il Salvatore, di colui che non si salva da solo, ma rimane inchiodato per la salvezza di tutti.

Sotto la croce c'è una figura che spicca ed è quella di Maria. Sempre papa Francesco, nella sua bolla di indizione dell'Anno Santo, al n. 24 dice: "Presso la croce, Maria insieme a Giovanni, il discepolo dell'amore, è testimone delle parole di perdono che escono dalle labbra di Gesù. Il perdono supremo offerto a chi lo ha crocifisso ci mostra fin dove può arrivare la misericordia di Dio. Maria attesta che la misericordia del Figlio di Dio non conosce confini e raggiunge tutti senza escludere nessuno".

Riprendiamo allora in settimana il racconto della passione secondo l'evangelista Luca e meditiamolo perché ci aiuti a "vivere nella vita di ogni giorno la misericordia che da sempre il Padre estende verso di noi. In questo Giubileo lasciamoci sorprendere da Dio. Lui non si stanca mai di spalancare la porta del suo cuore per ripetere che ci ama e vuole condividere con noi la sua vita. (MV 25).


Per la riflessione di coppia e di famiglia.

- Rivedo il mio stile di azione nella vita quotidiana. In quale dei personaggi, principali o secondari della Passione, riesco meglio ad immedesimarmi? A quale vorrei poter somigliare di più?

- Pasqua è il centro e fondamento della nostra fede. È proprio così?


Don Oreste, Anna e Carlo - CPM Torino