Omelia (24-04-2016)
CPM-ITALIA Centri di Preparazione al Matrimonio (coppie - famiglie)
Commento su Gv 13,31-35

Il Vangelo di questa quinta domenica di Quaresima ci presenta Gesù che si dedica ad insegnare al popolo al tempio. La sua fama e soprattutto la larga assemblea di chi lo seguiva spontaneamente, radunata in un luogo così importante, aveva certamente allarmato e creato gelosia nei «farisei», i benpensanti, quelli ligi alla legge e convinti di possedere per questo la verità. Desiderosi di farlo sfigurare di fronte alla sua folla per fargli perdere credito, costoro portano sulla scena una donna colta in flagrante adulterio -solo lei: l'uomo dov'è? Anche allora probabilmente questo tipo di vicende suscitava l'interesse del popolo un po' per maliziosa curiosità, un po' perché nel sentire comune il venir meno al vincolo coniugale rappresentava un tradimento alla portata di tutti, quindi poteva interessare chiunque. La punizione era tremenda, certo non equiparata al valore che daremmo oggi al fatto: la morte pubblica e violenta, una doppia morte.


Gli scribi e i farisei portano a Gesù i fatti, il giudizio secondo la legge (la tradizione) e la sentenza, chiedendogli quindi di esprimersi anche lui. E' chiaro che il giudizio che Egli darà sulla donna si rifletterà anche su di Lui: se la assolvesse tradirebbe la legge -sarebbe quindi colpevole anche lui-, se la condannasse, la donna morirebbe di fronte a tutti e con lei la Sua autorevolezza. Come uscire da questa situazione? Gesù non si dimostra interessato ai dettagli, non cerca scusanti, né scappatoie o cavilli legali. Non vuole dare un giudizio sulla persona, ma sul peccato. Gesù si china, si porta fisicamente a livello dell'adultera, che probabilmente era a terra, si avvicina alla sua condizione, condivide il suo stesso punto di vista, prova la sua stessa emozione e inizia a scrivere per terra. Che cosa scriva non è riportato, probabilmente nessuno oltre alla donna vede e capisce. Possiamo pensare che possa essere la parola che indica la colpa che veniva attribuita alla donna; ma non scrive solo sulla sabbia, in realtà incide il cuore della donna e di chi lo osserva, perché nel cuore deve germogliare qualcosa di nuovo e di travolgente. Dal peccato nasce la condanna; dal perdono, dalla misericordia nuova forza alla vita. Con facilità la scritta sulla sabbia può essere cancellata con la mano. Le pietre in mano agli accusatori sono invece giudizi che uccidono, non lasciano spazio per uno scatto di vita.


"Chi è senza peccato scagli la prima pietra". Gesù chiama quindi in causa tutti come peccatori. Il gioco si ribalta: gli accusatori diventano accusati. Chi pensava di aver messo Gesù con le spalle al muro, si ritrova lui stesso in crisi: ammettere di essere senza peccato (atto di hybris), oppure lasciar perdere? Gesù salva la donna due volte: la prima dalle pietre, la seconda dal suo peccato. "Nessuno ti ha condannata. Va' e non peccare più".


Immedesimandoci nelle persone presenti alla vicenda, che cosa avremmo colto di questa situazione? Gesù invita anche oggi ciascuno di noi a superare la legge passata -soprattutto quella morale a cui è stato dato un fondamento più alto: "la legge di Mosè"- ad andare oltre il pregiudizio -giudicare senza conoscere- e costruire un nuovo mondo basato su nuovi valori: è come far germogliare il deserto o portare i fiumi a scorrere nei luoghi più aridi. Saper agire con misericordia, saper perdonare come perdona Dio, deve essere la nostra aspirazione. Verso questa dobbiamo tendere e poco importa se, come dice Paolo, non riusciremo a raggiungere la meta, la perfezione: ci alleneremo però a giudicare secondo la fede e non secondo la legge degli uomini.


Ogni giorno recitando il Padre Nostro proviamo a pensare a come Dio "rimette a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori", prendiamo coscienza di quale abisso di differenza ci sia in questa richiesta di coerenza nell'esercitare il perdono verso i fratelli ugualmente a quello che chiediamo che Dio eserciti verso di noi.

Lasciamoci pertanto condurre in questo periodo di cammino verso la Pasqua alla ricerca della vera misericordia, del per-dono, scrivendo solo sulla sabbia e non con le pietre, così che voltandoci per lasciare alle spalle i nostri pregiudizi verso i fratelli, tutto possa essere cancellato in un soffio.


Per la riflessione personale e di coppia:

- Quali sono i miei pregiudizi nei confronti dei fratelli? Come posso superarli? Come considero l'adulterio?

- Nel giudicare persone o vicende mi lascio guidare solo dalla legge o anche dalla misericordia?

- Gesù non scende mai a compromessi con il peccato, ma cerca di portare alla luce la fede del peccatore: come è possibile andare al cuore delle persone?


Giuliana e Giacomo Mussino di Torino.