Omelia (17-03-2016)
Casa di Preghiera San Biagio FMA
Commento su Gv 8, 53

«Sei tu più grande del nostro padre Abramo, che è morto? Anche i profeti sono morti. Chi credi di essere?»

Gv 8, 53


Come vivere questa Parola?

Ormai il potenziale dialogo tra farisei e Gesù si è trasformato in controversia; non c'è più disponibilità a comunicare. Rimane solo un conflitto strategico, volto a difendere le proprie posizioni.

I farisei, i giudei presenti si sono irritati perché gli sembra sia stata sminuita la loro discendenza da Abramo. Provocatoriamente ribadiscono a Gesù che egli pretende di essere addirittura più di Abramo, il padre nella fede. Cosa effettivamente determina l'epilogo di ogni disponibilità a comunicare è l'accenno alla resurrezione. Un'espressione velata ("se uno osserva la mia parola, non vedrà la morte in eterno") introduce questo tema e se la domanda "Tu chi sei?" che la liturgia ci riportava ieri, sembrava aprire uno spiraglio, oggi quel "Chi credi di essere?" non lascia più dubbi. Gesù non è più credibile, addirittura si trastulla con temi che sono assolutamente da rifiutare: la resurrezione. Questa possibilità non è considerata dai farisei. Non è lecito pensare ad una vita che sa andare oltre la morte. A questo punto ogni parola di Gesù è sentita come frutto della sua presunzione. Ed egli non merita di vivere, è un pericolo. Nella mente di questi, si formula chiara l'idea di eliminarlo.


Signore, noi inorridiamo di fronte a queste manifesta ottusità e durezza dei farisei. Ma non siamo troppo diversi. Quando l'irragionevolezza delle cose arriva a disturbarci, con un "chi ti credi di essere?" ci sbarazziamo dalla scomoda sollecitazione a pensare e a saper dare ragione della nostra speranza. Perdonaci Signore!


La voce della liturgia

Cristo è mediatore della nuova alleanza

perché, mediante la sua morte,

coloro che sono stati chiamati

ricevano l'eredità eterna

che è stata loro promessa.

Eb 9,15


Sr Silvia Biglietti FMA - silviabiglietti@libero.it