Omelia (13-03-2016)
don Luca Garbinetto
Polvere di stelle

Ma perché gli scribi e i farisei se ne sono andati tutti? Perché di fronte a un gesto di misericordia, che desidera arrivare a tutti, loro scappano? Sarà la vergogna, l'imbarazzo, lo smacco inaspettato a far sì che la compassione abbia una simile potenza di disarmo?

Gesù scrive con il dito per terra. È il dito del Creatore, lo stesso dito che fece le stelle del firmamento (cfr. Sal 8,4). È il dito di un artista: con le dita si fanno i dettagli, si curano i particolari. L'uomo, invece, era stato plasmato dalla terra con la mano di Dio. Ora Gesù tocca nuovamente la stessa terra, e ne ridefinisce le sfumature. Davanti ha una donna lacerata: è la Sposa caduta nel peccato, è l'infedeltà all'Alleanza che ha ferito l'umanità prediletta. E Gesù, come Sposo fedele, la sfiora con la delicatezza dell'Amante, di colui che sistema le ciocche di capelli spettinate e carezza le rughe di dolore. Il dito di Gesù non si limita a restituite dignità a chi ha sbagliato, ma rende più bello il volto di chi è sprofondato nella bruttura. Con l'argilla era stato fatto l'uomo, impastato dai palmi di Dio. Con la polvere, a cui l'uomo deve tornare, Gesù modella la preziosità dei lineamenti, feriti nella loro vulnerabilità, e per questo di nuovo aperti all'amore.

Il dito di Gesù è lo stesso che toccherà le piaghe di Tommaso incredulo. Perché se all'apostolo focoso sarà dato il privilegio di allungare la mano per metterla nel costato del Risorto, questo gesto poi non gli sarà più necessario. E allora sarà il dito di Gesù a carezzarne lo stupore, a risanare la spaccatura della diffidenza, a ricucire lo strappo di chi non ha avuto fiducia. Lo stesso dito, dunque, che alla polvere oggi dona un profumo di stelle. Il firmamento torna a brillare nella carne e nel cuore di una donna, che ha sbagliato, ma che Dio non ha smesso di amare e di cercare.

E allora ci si chiede, addolorati come Gesù: come si può fuggire di fronte a tanto amore?

Nella festa del perdono senza misura e della misericordia che oltrepassa la legge, perché va al cuore della legge, ci riconosciamo anche noi, spesso, farisei terrorizzati dall'amore. Ci spaventa poter essere coinvolti in una vertigine che non controlliamo. Ci spiazza l'invito a lasciarci travolgere da un fiume di grazia che viene da Lui e di cui noi non siamo proprietari, ma destinatari prediletti. Ci fa' tremare le gambe la tenera carezza di un dito che ci sfiora, più potente di ogni imposizione violenta e di ogni giudizio minaccioso.

Quanto avrà desiderato, il cuore misericordioso di Gesù, che almeno uno di quegli uomini, assieme alle pietre, lasciasse cadere a terra il muro dell'orgoglio e magari anche le ginocchia irrigidite, per poi vedersi rialzare, accanto alla donna, ad una nuova dignità! Quanto avrà sofferto il Signore per non aver potuto abbracciare nella nube del perdono anche le membra dure degli esperti della Legge, così che tutta la comunità potesse trarre profitto dalla trasfigurazione dei suoi capi!

Ogni uomo e ogni donna, oggi, sono chiamati a stare nel mezzo, a rimanere ben in vista, davanti allo sguardo di Dio. Sono occhi benevoli e benedicenti, ma sono anche penetranti come spada che raggiunge le giunture dove avvengono le nostre scelte importanti. Sono occhi che bruciano le scorie e restituiscono purezza di vita. Ogni uomo e ogni donna, oggi, può decidere di non fuggire al crogiuolo dell'amore.