Commento su Gv 19, 28-30
«Gesù, sapendo che ormai tutto era compiuto (tetélestai), affinché si compisse la Scrittura, disse: "Ho sete". Vi era lì un vaso pieno di aceto; posero perciò una spugna, imbevuta di aceto, in cima a una canna e gliela accostarono alla bocca. Dopo aver preso l'aceto, Gesù disse: "È compiuto!" (tetélestai). E, chinato il capo, consegnò lo Spirito».
Gv 19, 28-30
Come vivere questa Parola?
Questa sera, in questo Venerdì Santo, siamo invitati a salire sul Golgota per contemplare con profonda commozione la scena della morte di Gesù. Con le braccia inchiodate alla croce Egli grida: «È compiuto!» (tetélestai). È anche l'ultima parola di Gesù su questa terra, prima morire! Questo verbo greco deriva dalla radice télos. Ho già spiegato nella lectio di ieri (Gv 13,1) il significato denso e pregnante che assume questo termine. Esso va interpretato nel suo vero significato più profondo: non solo in senso temporale, ma soprattutto in senso qualitativo, cioè, fino al culmine supremo, oltre il quale Gesù non avrebbe potuto andare.
Ebbene, tale manifestazione suprema del suo Amore è realizzata sulla Croce, dove, a pieno titolo, Egli può affermare: «È compiuto!»: il punto estremo e supremo della rivelazione dell'Amore è stato raggiunto.
Perciò oggi dev'essere per noi un giorno di lode e di ringraziamento. Posso assicurarti, caro lettore, senza timore di smentite, che nessuno mai ci ha amato come Lui, con un Amore eccedente ogni misura, fino al culmine estremo!
La voce di un teologo orientale russo
«Cristo ci dona la sua morte perché in tutta verità è al posto nostro che egli muore. La morte è il frutto naturale del peccato, un castigo immanente. L'uomo ha scelto di non essere più in comunione con Dio, ma, poiché non ha la vita in se stesso e da se stesso, muore. In Gesù Cristo, tuttavia, non c'è peccato, dunque non c'è morte. È solo per amore nostro che egli accetta di morire; egli vuole assumere e condividere la nostra condizione umana fino alla fine»
Alexander Schmemann, La Settimana Santa, il Venerdì: la Croce, p. 27
Don Ferdinando Bergamelli SDB - f.bergamelli@tiscali.it