Omelia (20-03-2016)
fr. Massimo Rossi
Commento su Luca 22,14-23,56

La liturgia di oggi non prevede l'omelia, ma solo una breve introduzione alle letture: il racconto della Passione concentra in sé tutto il Vangelo e, come la materia compressa, sprigiona un'energia straordinaria. Quest'anno voglio sottolineare un aspetto che ritengo determinante nell'economia dell'intero Nuovo Testamento: mi riferisco al fatto che il Signore distribuisce il pane del suo corpo e il vino del suo sangue a tutti e dodici gli Apostoli. L'ordine dei fatti descritti da Luca non è un dettaglio. Fossimo stati al posto di Gesù, conoscendo già chi avrebbe tradito, e chi avrebbe rinnegato, li avremmo accettati a condividere la mensa eucaristica? Oppure avremmo preferito che lasciassero il cenacolo e, soltanto dopo, avremmo celebrato la pasqua? A nostro modo di vedere sarebbe del tutto logico celebrare il sacramento della Comunione con chi è già in comunione: del resto, il sacramento è (solo) il segno di una realtà preesistente, diversamente che sacramento è?
Condiviso tra coloro che non sono in comunione, il gesto di mangiare il pane della comunione ha il gusto amaro dell'ipocrisia, del "facciamo finta che...", "facciamo come se...".
E, invece, il Signore, pur leggendo nel cuore dei discepoli, si dona a tutti, senza distinzione. Il Signore è venuto per i peccatori, non per i giusti... In questo Anno della Misericordia, riflettiamo sulla bontà di Dio, ma riflettiamo anche sulla nostra bontà! Giusto, confidare nell'Amore totale di Cristo; ma è altrettanto importante fare i conti con la nostra coscienza.
Cristo, bontà sua, accoglie tutti alla sua mensa. Ma è nostro dovere grave presentarci al banchetto nuziale con l'abito della festa (cfr.Mt 22,1-14), con il cuore riconciliato e la coscienza pulita.