Omelia (20-03-2016) |
don Alberto Brignoli |
Una Quaresima d'amore Avevamo da poco presentato Gesù al tempio, quaranta giorni dopo la sua nascita, e già stavamo camminando con le ceneri sulla testa, in segno di penitenza: la Quaresima di quest'anno è stata un po' anomala, repentina. È giunta improvvisamente, e forse proprio per questo ci ha colto talmente di sorpresa da essere passata via con grande rapidità: e siamo già a Pasqua. Come spesso capita in queste occasioni, ci ritroviamo a fare delle corse per recuperare il tempo perduto nella preparazione ai misteri della nostra Salvezza. E allora, all'inizio della Settimana Santa, proviamo a fare una rilettura rapida del cammino di Quaresima: ci accorgeremo che è stata una Quaresima piena d'amore, di amore di Dio nei nostri confronti. Niente di meglio per celebrare l'Anno Giubilare della Misericordia. E in effetti, fin dall'inizio del cammino, il Signore ci ha fatto comprendere che la logica con cui egli è entrato nel mondo, e con la quale vuole che anche noi viviamo la nostra vita di fede, è quella del servizio, contrapposta alla logica del potere che il tentatore, l'avversario, gli propina come via facile al successo. Ma la vita di fede non è cosa facile, e nemmeno ha successo. Se ci sono momenti in cui tutto appare chiaro, e il nostro rapporto con Dio brilla illuminato da una luce sfolgorante, con altrettanta chiarezza si entra in momenti di buio e di freddo, come nella nube del Tabor, dove l'unica certezza è la voce del Padre che ci invita nonostante tutto ad ascoltare il Figlio. E cosa ci ha detto il Figlio in questa Quaresima? Fondamentalmente, una cosa sola: di convertirci. Non, però, come lo intendiamo noi, nel senso "classico" del termine, ovvero quello di abbandonare una vita di peccato per abbracciare la vita nuova in Cristo; potrà essere anche così, ma la prima conversione che dobbiamo attuare è relativa all'immagine di Dio che abbiamo nella testa e forse a volte anche nel cuore, ossia convertirci dall'idea di un Dio giudice, di un Dio che condanna e punisce i malvagi, di un Dio che ci ripaga in base alle nostre colpe, un Dio che non sa che farsene di una pianta di fico sterile e la taglia alla radice, un Dio che si disinteressa di chi è perduto e lascia che faccia la propria vita, un Dio che applica le regole della legge su una donna sorpresa in flagrante adulterio e quindi la fa lapidare proprio in nome di Dio. Se ci riempiamo il cuore di tutto quell'amore di cui la Quaresima, con le sue letture e i suoi approfondimenti, ci ha fatto dono, allora comprenderemo che Dio non giudica né condanna, ma perdona e salva; che Dio non retribuisce l'uomo in base alle sue buone o cattive opere; che Dio ha la pazienza di un vignaiolo attento anche alla pianta più sterile e infeconda; che Dio va in cerca di chi è perduto e gioisce per ogni singolo peccatore che torna a chiamarlo con il nome di "Padre"; che Dio giudica spazzatura una Legge fatta per condannare più che per guidare; che Dio non se la prende neppure con un'adultera colta in flagrante, perché a tutti è dato di sbagliare. È in compagnia di questo Dio-Amore che abbiamo trascorso i giorni di Quaresima; è in compagnia di questo Dio-Amore che ci apprestiamo a salire sul Calvario. Senza paura, perché poco distante dalla croce c'è un sepolcro che è rimasto vuoto, e vi rimarrà a lungo. |