Omelia (20-03-2016) |
don Michele Cerutti |
Aria di festa oggi si respira. Il Signore entra a Gerusalemme e la gioia che si respira è grande. Rami di ulivo portati in mano dalla folla circondano l'ingresso del Re a cavallo di un puledro. La gioia ora la viviamo anche noi qui riuniti. Da questo momento in poi, tuttavia, la gioia cederà passo alla tristezza. Quel Re osannato da folle in festa percorrerà la via del Calvario. Tutti ce la prendiamo con quelli che prima osannavano Gesù poi gli girano le spalle al momento del giudizio dei romani e dei sommi sacerdoti. Anche noi abbiamo questo atteggiamento. Vicini a Gesù nel momento della gloria. Cristiani che vivono una fede fatta di slogan, ma che girano le spalle nel momento della prova. Siamo fatti così difendiamo le nostre radici cristiane, i simboli della nostra fede, ma giriamo le spalle tutte le volte che occorre prendere le parti dei migranti, della difesa della famiglia e della vita. Cristiani un po' asciutti. Viviamo credendo di essere maggioranza, ma ci facciamo assorbire dalle logiche del mondo che sono logiche pagane e paganizzanti. Cristiani che seguono la moda di Halloween e della Befana. Cristiani timidi ad accostarsi al Sacramento della Penitenza e non comprendono la grandezza del Sacramento dell'Unzione. L'Eucaristia diventa sempre di più un sacramento per pochi. Ce la prendiamo con il popolo di Gerusalemme che lo osanna e gli gira le spalle. Anche noi siamo in questa situazione. Questa Domenica e il prosieguo della Settimana Santa ci incuta un poco di più di quel Santo timor di Dio. Egli come dice alla Beata Angela da Foligno non ci ha amato per scherzo. Va sulla Croce per la salvezza di ciascuno di noi nessuno escluso. Perché guai se pensassimo di essere esclusi dalla misericordia di Dio. La misericordia non eclude nessuno. Don Orione nelle catechesi diceva che l'amor di Dio era così grande da perdonare anche coloro che avessero ucciso la madre. Dio vede il nostro desiderio di riprenderci, di cambiare vita, di riconciliarci. E questo gli basta. La misericordia non eclude mai. Come vivere questa Settimana Santa? Facendo abitare in noi gioia e pentimento. Gioia perché tocchiamo con mano l'amore di Dio un amore grande un amore che ci abbraccia e abbiamo bisogno di riscoprirlo. La Settimana Santa ha questa funzione. Pentimento che scaturisce da questa gioia. Pentimento che nasce nella consapevolezza che abbiamo girato le spalle a Gesù. Tempo opportuno quello della Domenica delle Palme mentre portiamo gioiosi nelle nostre case i rami di Ulivo per porci degli interrogativi. Quante volte siamo stati in grado di rispondere a questo amore e essere fieri di esserne stati avvolti? Utile fare un bilancio di questi 40 giorni di preparazione alla Pasqua. Quegli obiettivi fissati agli inizi della Quaresima li abbiamo raggiunti? La Messa domenicale è stata vissuta tutte le domeniche? Oltre all'impegno domenicale ho cercato di vivere qualche appuntamento nella mia Comunità per alimentare la mia fede? Ho cercato di vivere la preghiera personale? Nei luoghi di lavoro, tra gli amici ho testimoniato la mia appartenenza a Cristo? Non mi sono prestato a pettegolezzi? Ho cercato di dare il mio tempo per qualche persona in difficoltà? Ho messo a disposizione i miei beni economici per i poveri? Domande quindi che ci aiutano ad avere gli occhi aperti nel rapporto con Dio e con i fratelli. Il cardinale di Colonia afferma: Scopo della confessione non è che noi, dimenticando i peccati, non pensiamo più a Dio. La confessione ci consente piuttosto l'accesso a una vita dove non si può pensare a nient'altro che a Dio. Dio ci dice nell'intimo: "La sola ragione per cui hai peccato è perché non puoi credere che io ti amo abbastanza, che mi stai veramente a cuore, che in me trovi la tenerezza di cui hai bisogno, che mi rallegro del più piccolo gesto che testimoni la tua accoglienza, per perdonarti tutto quello che mi porti nella confessione". Conoscendo un perdono così, un amore così, saremo come inondati di gioia e di gratitudine, tanto da perdere piano piano l'attrazione per il peccato; e la confessione diventerà un appuntamento fisso di gioia nella nostra vita. Andare a confessarsi significa cominciare ad amare Dio un po' più col cuore, sentirsi ridire e sperimentare efficacemente - perché la confessione non è incoraggiamento solo dall'esterno - che Dio ci ama; confessarsi significa ricominciare a crederci, e allo stesso tempo a scoprire che fino ad ora non ci abbiamo mai creduto abbastanza profondamente e che, per questo, si deve chiedere perdono. Davanti a Gesù ci si sente peccatori, ci si scopre come peccatori che non corrispondono alle Sue attese. Confessarsi significa lasciarsi elevare dal Signore al suo livello divino. Buon esame di coscienza a tutti quanti. Buona Settimana Santa. |