Omelia (24-03-2016) |
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COMMENTO ALLE LETTURE Commento a cura di Giuseppe Di Stefano «Nella notte in cui veniva tradito» Al cuore del mistero della Redenzione, c'è una parola, un verbo, che riascoltiamo in ogni messa. Un verbo che ci richiama alla mente un evento avvenuto di notte, e un personaggio, i cui lineamenti si confondono nell'oscurità, che riemergono più chiari alla luce delle torce, in un giardino, nel quale un bacio diventa il segnale convenuto per catturare un uomo. «Nella notte in cui veniva tradito». Ebbene sì, del traditore non possiamo dimenticarci, facendo memoria di Gesù, che, prima di essere tradito, si consegna liberamente nelle mani di ogni uomo, nel segno de pane e del vino, facciamo memoria anche di colui che lo ha consegnato. Il verbo tradire è la versione di una parola greca che significa consegnare: Giuda consegna Gesù ai sommi sacerdoti, ma, prima ancora, Gesù consegna se stesso - «Io do la vita per riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie, ma io la do da me stesso. Ho il potere di darla e di riprenderla» (Gv 10,17-18) - ai suoi discepoli nel segno dell'amore più grande, la lavanda dei piedi e l'Eucarestia, che prende carne e sangue nella morte cruenta sulla croce. Ma questo verbo ha un ulteriore soggetto: il Padre, che ce lo ha consegnato perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna. Il Padre ci consegna Gesù, Giuda consegna Gesù, che si consegna nelle mani degli uomini offrendosi per amore del Padre. Ecco il mistero di quella notte, in cui riecheggiano fino alla consumazione dei secoli le parole: «Fate questo in memoria di me». Ecco cosa fa l'amore davanti a una decisione che ormai sembra definitiva; davanti a un peccato che ormai è consumato, che cosa fa l'amore? L'amore, l'amore di Dio, riesce a recuperare l'irrecuperabile, riesce ad entrare dentro la decisione di Giuda e a strappargliela dalle mani. «E Satana entrò in lui e Gesù allora gli disse: quello che devi fare, fallo presto». Giuda ha deciso di tradire. E allora che cosa fa Gesù: non può più fermarlo. Ci ha provato con la lavanda dei piedi; dandogli il boccone. Non c'è riuscito. Giuda ha deciso di andare e allora, che fa Gesù? Va con Giuda; non lo lascia solo. Gesù non lo lascia andare a perdersi ma va con lui; entra dentro la decisione di Giuda e dice: «allora fallo presto!», non lo abbandona al suo destino, ma entra dentro il tradimento e rivela che Giuda, sì sta andando a tradirlo, ma che lì dentro c'è qualche cosa d'altro ed è che Gesù ha deciso di autoconsegnarsi. Adesso Giuda va a tradirlo ma lì, dove va a tradirlo, c'è già Gesù, pronto ad aspettarlo. Perché Gesù ha già deciso di consegnarsi. E questo vorrà dire che quando il tradimento è stato consumato, Giuda è ancora sotto il perdono di Gesù. Non solo deve decidere se vuole o no andare a tradirlo, ma anche dopo che ha tradito, Giuda può ancora - se vuole - decidere se accettare o meno il perdono di Gesù. La conclusione della vicenda di Giuda viene riportata solo da Matteo (Mt 27,3-10). Giuda compie un itinerario segnato da tre verbi: vede, si pente, riporta. Egli si rende conto di quello che sta avvenendo e della gravità di quanto ha compiuto, solo ora si accorge che l'origine di tutto quanto sta succedendo è proprio lui stesso e probabilmente è spaventato perché non aveva previsto la conclusione di tutta la vicenda. Tutto accade, infatti, quando Gesù viene condannato a morte. Forse Giuda non pensava che si giungesse a tanto, anzi sembra non volere la morte di Gesù. Solo adesso gli si aprono gli occhi. «E Giuda andò ad impiccarsi». Maestro e discepolo pendono entrambi dal legno, al «legno verde» della croce non poteva essere estraneo nemmeno il «legno secco» da cui pende il traditore impiccato. All'inizio della storia del mondo, un albero cui è legato il primo, originario peccato; al cuore di ogni storia umana, un albero su cui Dio stesso ha distrutto il peccato, il tradimento, ogni tradimento. Davvero credevi che sarebbero bastati trenta denari a sbarazzarti di Dio? Non sapevi che, impiccandoti, saresti caduto inesorabilmente tra le sue braccia? |