Omelia (27-03-2016) |
padre Paul Devreux |
Domenica mattina presto, appena la legge consentiva di poter camminare, (il sabato non si poteva) le donne vanno al sepolcro per profumare Gesù. E' un trucco per vederlo ancora una volta, un gesto di affetto. Trovano la porta, una grossa pietra rotonda, aperta e la tomba vuota. Non è stata aperta per fare uscire Gesù, ma per consentire a loro di entrare e costatare che è vuota. Questo non dimostra che Gesù è risorto; è solo un primo segno della risurrezione. Anche di Lazzaro si dice che Gesù l'ha risuscitato, ma non è esatto: Lazzaro è stato solo richiamato a questa vita e tutti l'hanno visto uscire dalla tomba. Per Gesù è diverso, è risorto non nel senso che è tornato indietro, ma che è andato avanti, verso il mondo dell'Eterno, il mondo di Dio, dal quale proveniva. E' tornato ad essere quello che era prima di incarnarsi e quindi è per noi invisibile. Le donne non capiscono, ma intervengono due messaggeri divini, in abiti sfolgoranti, che ricordano la trasfigurazione di Gesù, i quali dicono due cose. La prima è che Gesù è vivo, la seconda è un invito a ricordare e capire quello che Gesù aveva detto loro e che non avevano mai voluto ascoltare. Solo adesso, dopo la Passione, davanti a questa tomba vuota, ricordano che Gesù diceva:"E' necessario che io vada a Gerusalemme a consegnarmi e a lasciare che mi crocifiggano, ma dopo risorgerò." Ancora non capiscono perché era necessario, ma questa tomba vuota e questo ricordo apre il loro cuore alla speranza: veramente Gesù è risorto. Hanno bisogno di comunicare ai discepoli questa bella notizia, ma gli altri le considerano impazzite. Deve essere stato triste per loro vedere che non riuscivano a trasmettere agli altri la gioia che questa scoperta dava a loro, come lo è per chiunque ha questa fortuna e non riesce a trasmetterla. Tuttavia ottengono che almeno Pietro si metta in movimento e vada fino alla tomba vuota. Pietro si stupisce, ma non basta per aprirlo alla fede e alla speranza. Cosi questa notizia si spande per tutta Gerusalemme, come un pettegolezzo confuso, e arriva fino a noi.
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