Omelia (01-01-2005) |
Totustuus |
Commento Luca 2,16-21 TEMA DELLE LETTURE Il libro dei Numeri presenta il modo in cui i sacerdoti israeliti solevano invocare le benedizioni del Signore sulla suo popolo. Il sacerdote deve chiedere la benedizione e la protezione del Signore. Così, è evidente che ogni pace e prosperità proviene dal Signore. Il salmo 67, un inno per il raccolto, è un adattamento di questa preghiera sacerdotale, con una differenza. Include il desiderio che tutte le nazioni lodino Dio e conoscano le sue vie, quando vedranno la sua bontà verso Israele. Il Salmo finisce col riconoscere che il raccolto è il segno della benedizione di Dio. Le letture del Nuovo Testamento parlano di Maria, ma con scopi diversi; Paolo ricorda ai Galati che Dio si è fatto uomini e nacque da una donna per liberare tutti coloro che erano sotto il vincolo della Legge ebraica, donando a loro e a noi il suo Spirito. Ora noi viviamo liberi in quanto figli di Dio. Il brano evangelico narra semplicemente di alcuni pastori che raccontano la loro visione a Maria e Giuseppe. Maria medita sul significato di tuto ciò. L´ultimo verso, piuttosto che la circoncisione di rito, sottolinea significativamente il fatto che il nome di Gesù sia di origine divina. MESSAGGIO DOTTRINALE Tutte le cose vengono da Dio. Per strano che sembri al nostro modo di pensare, il popolo ebraico considerava tutte le cose come provenienti dalla mano di Dio e che, perciò, occorre chiedere a Dio tutte le benedizioni necessarie. Questo è, infatti, quel che Dio vuole, perché è Lui che ispira a Mosè la formula sacerdotale. Se gli israeliti cercano il favore del Signore, se il Signore "farà splendere il suo volto su di loro" (cfr. v. 25), tutto andrà bene. Qui troviamo la religiosa convinzione che la pace, la protezione e un´esistenza felice sono doni, benedizioni di Dio. Il salmo 67 esprime la stessa convinzione, vedendo nel raccolto un segnale del favore di Dio. Il riconoscimento e l´adorazione del Signore sono, perciò, il fattore determinante nella vita del popolo ebraico. I profeti dell´Antico Testamento dimostrano continuamente che ciò è vero, nelle alterne fortune del popolo ebraico. I cristiani affermano la stessa convinzione. Il fattore determinante nella vita e nella società, il fattore dal quale in definitiva ogni altro dipende, è la misura in cui la persona, individualmente e collettivamente, riconosce e adora Dio. Questo atteggiamento fondamentale e determinante ha un´altra conseguenza. Il salmo 67 desidera che tutte le nazioni possano conoscere e riconsocere Dio, vedendo il suo favore nei confronti del popolo eletto (v. 2). Noi cristiani affermiamo lo stesso. La gioia dell´esperienza autentica di Dio (il dono di Dio dello Spirito Santo) è la realtà che professiamo, "è incontro, dialogo, comunione di amore e di vita del credente con Gesù Cristo, Via, Verità e Vita" (n.88, Veritatis Splendore). È questa testimonianza il nostro miglior argomento, appello ed apologia. Riferimenti nel catechismo: i paragrafi 279-301 parlano di Dio come Creatore di tutte le cose, e di Dio come fautore e sostenitore della creazione; i paragrafi 2084-2132 trattano dell´adorazione dovuta solamente a Dio, non avendo altri dèi al di fuori di Lui e non ponendo idoli; i paragrafi 2142-2159 trattano del rispetto per il nome del Dio; i paragrafi 2168-2188 si riferiscono al rispetto per il sabato, il giorno del Dio. Maria, la Madre di Dio. Questo titolo sembra insolito e ha bisogno di essere compreso. La natura umana di Gesù Cristo trasse origine da Maria, così come la natura di un figlio attinge alla natura dei suoi genitori. In questo modo, possiamo parlare della maternità naturale di Maria. Lei è la madre naturale di Gesù come uomo. Ma la maternità è molto più della dipendenza naturale. Uno può dire che una madre è sempre intenta a plasmare suo figlio. La crescita del bambino e lo sviluppo della sua natura sono frutto dell´amore della madre. Anche in questo vero senso Maria è madre della natura umana di Gesù. Dio sceglie di apprendere la sua umanità attraverso Maria. Riferimenti nel catechismo: i paragrafi 456-478 trattano dell´Incarnazione di Dio e di come il Figlio di Dio è vero Dio e vero uomo; i paragrafi 484-507 parlano della maternità di Maria nel piano di Dio. La Legge e lo Spirito. La lettera di Paolo ai Galati sottolinea la libertà cristiana dall´osservanza della Legge ebraica. Come Dio ha donato il suo Spirito al cuore del cristiano, il nostro adempimento del duplice comandamento d´amore di Dio e del prossimo è il risultato di un´esperienza interiore di desiderio piuttosto che un vincolo esteriore della legge. Il modo cristiano di vivere, la moralità, non è soltanto un insieme di regole. Piuttosto, è il modo di esprimere la realtà dello Spirito di Dio dentro di noi. Riferimenti nel catechismo: i paragrafi 1961-1974 trattano della Legge Antica e della Legge Nuova del Vangelo. APPLICAZIONI PASTORALI La devozione a Maria è un fenomeno religioso molto diffuso fra i cattolici. Eppure, per molti altri, può essere difficile capire. Alcuni criticano tale devozione, vedendola come un´esagerazione; altri rimangono perplessi alla vista di questa fervente devozione, chiedendosi, forse, di cosa si tratti. È solo una memoria nostalgica della propria madre, o il bisogno dell´amore di una madre che attrae milioni di persone ai santuari mariani? Alcuni cristiani possono anche pensare che, pur conoscendo e credendo in Maria quale madre della natura umana di Dio, non hanno però sperimentato personalmente la sua presenza, come altri affermano di aver fatto. Chiaramente, mille spiegazioni non valgono un´esperienza diretta della presenza e dell´amore materno di Maria. Si può solamente dire se si è avuta o meno quell´esperienza. Quel che fa un buon insegnante non è sostituire la spiegazione con l´esperienza, ma aiutare ad identificare l´esperienza attraverso la spiegazione, rimuovendo gli ostacoli, motivando e, infine, farsi da parte. Forse, ci sono degli ostacoli nel nostro modo di sperimentare la vera presenza spirituale di Maria. Quel che chiamiamo fede è solamente "un concetto, una dottrina, un programma soggetto a libera elaborazione", o "è innanzi tutto una persona che ha il volto e il nome di Gesù di Nazareth" (cfr. n.18, Redemptoris Missio). Sperimentiamo Dio alla maniera di una relazione personale, o la nostra esperienza si riduce a dottrina, idee e progetti? Si può vivere con certi ristretti parametri personali, che escludono le esperienze personali più profonde. In questo modo, ci escludiamo dall´incontro personale con l´altro. Alcuni hanno criticato il silenzio o l´assenza di Dio nel mondo, e l´hanno interpretato come prova della sua non-esistenza. La risposta può essere diversa: può darsi che l´esperienza di Dio non si adatti al nostro modo di vedere il mondo (cfr. K. Rahner, J. Pieper). In altre parole, le nostre ristrette categorie di esperienza, che scegliamo in modo soggettivo, precludono la stessa esperienza autentica di Dio (e di Maria). |