Omelia (24-04-2016) |
Omelie.org (bambini) |
Buon giorno a voi, carissimi amici! Eccoci insieme, come ogni domenica, ad ascoltare e a comprendere la Parola che il Signore vuole donarci. È sempre una parola importante, speciale, vitale, necessaria per crescere come persone in gamba. Alle volte pensiamo che avere fede sia ritagliare piccoli spazi, da dedicare a Dio, dentro la nostra vita: qualche ora alla settimana, per esempio quando andiamo a catechismo o quando viviamo la messa domenicale... Ma questa idea è un po' parziale, riduttiva: la fede è molto di più, non è solamente ciò che facciamo noi, è anche il "tanto" che ci viene donato proprio da Dio. Ed è su questo "tanto" che noi puntiamo, perché è ciò che dà colore, energia, sapore a tutto quello che facciamo. Pensate, ad esempio, quando voi andate ad allenarvi. Quanta fatica! Voi credete che tutto stia nel vostro impegno, nel vostro lavoro! Certo una parte importante è il nostro impegno, ma altrettanto importante e direi necessaria è la figura dell'allenatore che vi consiglia, vi aiuta, vi corregge, vi guida, vi incoraggia, vi sostiene! L'impegno vostro e l'esperienza dell'allenatore, fanno quell'allenamento giusto, quello che vi forma, vi educa, vi forgia, vi fa diventare degli atleti a volte con grandissimi risultati.... Magari anche da olimpiadi, perché no! Così è la fede. Noi ci mettiamo tutto il nostro impegno, anche quando ci costa fatica, lavoro, generosità, ma sappiamo di non essere soli... abbiamo una comunità che ci sostiene e ci incoraggia, ma soprattutto abbiamo un allenatore grandissimo, il più grande in assoluto: Gesù. È lui che ci dice come possiamo allenarci per diventare proprio come lui. Gesù è il vero artista, il vero atleta: lui ci ama così tanto che è capace di aiutarci a liberare tutto il bello, il buono, il vero che c'è in ciascuno di noi! Quando pensate al vostro futuro, io credo che lo immaginiate bello, importante... Mi sembra di sentirvi raccontare i vostri sogni, i vostri progetti... Vi auguro che possano tutti realizzarsi! Ma vi assicuro al cento per cento che in tutti questi sogni dovrete esserci come persone mature, responsabili, generose, altruiste, persone che sanno costruire sempre il bene, qualsiasi strada voi intraprendiate. Ciò che rende un mestiere nobile non è il tipo di mestiere, ma l'uomo che fa quel mestiere. È l'uomo rende nobile e bello il mestiere che fa. È la persona che ha coscienza di essere grande dentro, di avere una missione importante... Vi assicuro che, se vivrete in compagnia di Dio, tutto questo riuscirete a realizzarlo e sarete davvero grandi, anche se non andrete mai in televisione o non sarete delle stars internazionali. La vostra vita sarà meravigliosa ugualmente, perché diventerà benedizione, cioè realtà buona di bene, per tutti coloro che incontrerete. Abbiamo ascoltato il brano di vangelo, un brano davvero piccolo, ma tanto ricco. È il capitolo 13 del Vangelo di Giovanni. In questo capitolo, se ricordate bene, l'evangelista Giovanni ci racconta l'episodio dell'ultima cena quando Gesù, nel bel mezzo della cena, lava, proprio come uno schiavo, i piedi ai suoi discepoli. È un gesto sconvolgente, tant'è vero che Pietro non vuole che Gesù faccia questo, ma il Maestro spiega all'apostolo che se non gli laverà i piedi non potrà prendere parte alla sua vita. Ma cosa vorrà dire tutto questo? Ve lo spiego con un episodio carinissimo. C'è una bambina di cinque mesi che tutte le domeniche viene a Messa insieme ai suoi genitori. La sua mamma canta, è molto brava ed a Emma piace molto la musica e così, stando tranquilla nella sua carrozzina, quando sente la mamma cantare apre la bocca anche lei, la imita, anche se a modo suo essendo così piccola! Prendere parte alla vita di Gesù vuol dire davvero mettersi alla sua scuola, lasciarsi allenare da lui, lasciarsi condurre da lui, imitarlo proprio come Emma fa con la sua mamma. Pietro non potrà mai capire davvero cosa significa donare la vita se prima non avrà visto e accolto il Maestro, il Signore, Gesù che è Dio, abbassarsi ai suoi piedi come uno schiavo per lavarglieli. Poi c'è il gesto di asciugarli: anche questo non va dimenticato perché Gesù si è cinto i fianchi con un asciugamano e con quello stesso asciuga i piedi sporchi dei discepoli.... Lo sporco si attacca all'asciugamano, lo avrete notato anche voi... quando tornate sporchi da qualche partita o da un gioco nel giardino, se vi lavate le mani l'asciugamano va cambiato perché non è pulito come prima... Il nostro sporco diventa quasi il vestito di Gesù, il suo abito di servo: lui raccoglie su di sé il nostro limite, tutte le nostre difficoltà, le nostre chiusure, le nostre ombre... le accoglie su di sé per aiutarci a superarle, per farci comprendere che davvero siamo amati così come siamo. Terminato questo gesto meraviglioso, Gesù dice ai discepoli queste parole, "Vi lascio un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi..... da questo sapranno che siete miei di discepoli: se vi amerete gli uni gli altri". Che belle parole, mi viene la voglia di prendere la chitarra e di musicarle! Ma, secondo voi, perché parla di un comando nuovo? In fondo, tutta la Bibbia è un libro che invita ad amare, no? Certo. Ma questa espressione sta a dire: vi lascio il comandamento ultimo, il più importante, quello definitivo, quello necessario perché vi qualifica, perché è come una carta di identità per mezzo della quale tutti gli altri vi riconosceranno come miei discepoli. Noi, proprio perché amati così tanto, siamo chiamati a riamare con la stessa misura. Guardiamo quanto amore il Signore ci ha donato, prendiamo coscienza di questo perché solo così possiamo, facendoci allenare da lui, diventare capaci di amare con la sua stessa intensità. solo l'amore donato senza condizioni e senza misura, infatti, ci fa capire che noi siamo davvero la sua squadra. Buona domenica! Commento a cura di Sr. Piera Cori |