Omelia (24-04-2016)
don Giovanni Berti
Vangeli che camminano

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Quando preparo la vignetta legata al Vangelo della domenica unita al commento, prima di postarla sul mio blog e su Facebook, la mando in anteprima ad alcune persone amiche per chiedere loro un parere. Anche stavolta l'ho mandata e un caro amico mi ha subito risposto chiedendomi "ma che vangelo c'è oggi?".
Immediatamente ho fatto un bel "copia-incolla" dalla pagina del Vangelo presa dal web e gliel'ho spedita.
Poi mi sono chiesto se davvero quella era la riposta giusta, e la sua domanda ("ma che vangelo c'è oggi?") forse mi suggeriva un altro tipo di risposta, proprio a partire dalle cose dette da Gesù in quel pezzo di Vangelo.
Siamo durante l'ultima cena, e dopo che Gesù ha fatto il gesto profetico di lavare i piedi ai suoi discepoli, e dopo aver dato l'ultima possibilità a Giuda di essere unito a lui (il boccone dal piatto), quest'ultimo esce, consumando una frattura nell'amicizia con il Maestro che è uno dei dolori di Gesù nella sua passione.
Tutta la passione di Gesù, che lo porta a morire in croce, è il definitivo gesto di amore per i suoi amici e per l'umanità intera, e nonostante le apparenze di sconfitta umana, in realtà è proprio così che manifesta la gloria di Dio, che si rivela come Amore.
Ed è a questo punto che il Maestro insegna ai suoi discepoli il comandamento nuovo. E' chiamato "nuovo" non perché sostituisce tutti gli altri, ma perché è quello definitivo e perché getta una luce nuova su tutti gli altri insegnamenti, dall'inizio della rivelazione fino a quel momento. E' un comandamento nuovo che rinnova un'alleanza tra Dio e l'uomo che sembrava impossibile e continuamente minacciata da tradimenti e fratture come quella di Giuda (che esce nella notte fuori e dentro di lui, come racconta l'evangelista).
L'amore è questo comandamento, e come modelli non ci sono sentimenti superficiali, ma il gesto che ha fatto Gesù poco prima, la lavanda dei piedi, e la croce.
Il servizio e il dono di sé anche a costo della morte sono quelli a cui si riferisce Gesù quando dice "...come io ho amato voi". Come cristiano se voglio dire a me stesso e al mondo chi è il mio Signore e Dio, lo posso fare con la vita piena di amore concreto, di servizio al prossimo, di dono della vita per chi mi sta accanto e chi mi ritrovo accanto anche senza sceglierlo. "Da questo sapranno che siete miei discepoli...", dice Gesù, e non da segni materiali di valore e prestigio, non da monumenti e processioni, non da certificati di battesimo o di matrimonio in chiesa, ma dall'amore reciproco sullo stile del Vangelo.
Quale è dunque il vangelo di oggi? Penso che la risposta più corretta e che va oltre la richiesta della pagina liturgica da leggere a messa, sia che il vangelo oggi siamo noi. Siamo noi l'annuncio di Gesù, con quello che facciamo e con le scelte concrete dentro al nostra comunità cristiana e verso tutti gli uomini, e anche verso il creato. Siamo noi il Vangelo che cammina nel mondo, perché se non abbiamo amore l'uno per l'altro, Gesù viene pian piano dimenticato e l'unico vangelo che si conoscerà, sarà solo uno dei tanti scritti antichi lasciati a prendere polvere in qualche scaffale di storia della letteratura antica.

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