Commeto su Mt 11, 25-27; 29
«Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo... Imparate da me, che sono mite e umile di cuore».
Mt 11, 25-27; 29
Come vivere questa Parola?
Matteo, nel Vangelo della festa odierna di S. Caterina, ci riporta una preghiera di Gesù piuttosto rara. Si tratta di una lode esultante di gioia, in presa diretta con il Padre. I Padri della Chiesa antica l'hanno chiamata giubilo: un grido di esultanza sgorgato dal cuore di Gesù.
Il Maestro di Nazareth sapeva, per diretta conoscenza di causa, che quelli che avrebbero dovuto riconoscere il Messia con più facilità - gli scribi e i dottori della Legge (i dotti e i sapienti del suo tempo) - non erano riusciti nell'impresa. Al contrario, egli fa notare, sono in realtà i piccoli, i poveri, i semplici (come i suoi discepoli) a capire chi è Gesù e a seguirlo.
Molti sapienti ed eruditi nella storia hanno tentato di incontrare Dio o di conoscere Gesù, ma invano, perché non l'hanno cercato sulla strada che porta a lui: la strada dell'umiltà e della piccolezza. Anche noi, forse, siamo tentati di vedere in Gesù l'uomo forte, capace di superare se stesso trascendendo i limiti della sua umanità. Gesù non è stato un eroe, e neppure un superuomo. È stato semplicemente un uomo, che si è rivela anche Dio, nell'umiliazione, nella piccolezza e nella debolezza, quella forte debolezza di Dio di cui parla S. Paolo (1 Cor 1,25). Ecco perché tutta la forza di Gesù sta nella dolcezza e tenerezza del suo cuore: «Imparate da me, che sono mite ed umile di cuore» (v. 29).
In questa Festa di S. Caterina, è la stessa santa di Siena, che, alla scuola dell'unico Maestro, ci traccia la strada sicura per incontrare Dio: è la strada della nostra piccolezza e povertà, della nostra debolezza che si affida totalmente alla sua Grazia.
Ripeterò lungo la giornata più volte questa preghiera-giubilo sgorgata dal cuore del Figlio.
La voce di Dio alla Santa Patrona d'Italia
«Sai, figliola, chi sei tu e chi sono io? Se saprai queste due cose, sarai beata. Tu sei quella che non è; io, invece, Colui che sono. Se avrai nell'anima tua tale cognizione, il nemico non potrà ingannarti e sfuggirai da tutte le sue insidie; non acconsentirai mai ad alcuna cosa contraria ai miei comandamenti, e acquisterai senza difficoltà ogni grazia, ogni verità e ogni lume».
Parole rivolte a Santa Caterina dal Signore in una visione, e riferite dal suo confessore il beato Raimondo da Capua
Don Ferdinando Bergamelli SDB - f.bergamelli@tiscali.it