Omelia (09-02-2005)
padre Gian Franco Scarpitta
Convertirsi in senso reale

Il profeta Gioele, di cui alla prima Lettura, si rivolge al suo popolo nella triste circostanza della penuria generale che ha colpito il popolo attraverso un'improvvisa invasione di cavallette che ha devastato i campi coltivati, rendendo difficile il raccolto.
Egli coglie l'opportunità per annunciare l'avvento del "grande giorno del Signore", imminente evento che colpirà il popolo di Israele a breve scadenza e che sarà caratterizzato da parecchi avvenimenti sconvolgenti, dei quali quello appena descritto è soltanto un piccolissimo esempio premonitore. Invita quindi il popolo alla conversione, cioè al ritorno a Dio franco, serio e responsabile, affinche Questi abbia pietà esia magnanimo con il suo popolo.
Il linguaggio di questo profeta minore dell'Antico Testamento è effettivamente crudo e perentorio, tuttavia vale la pena soffermarsi in una frase del testo (cap 4, 16) la quale così afferma: "Il Signore è un rifugio sicuro per il suo popolo." Tale affermazione è relativa al contesto immediato della minaccia delle Nazioni limitrofe, la cui ostilità potrebbe trasformarsi in un serio pericolo di invasione per Israele: se vi sarà da parte di tutta la gente una reale disponibilità a convertirsi e restare fedele a Dio, il popolo eletto non avrà nulla da temere, in quanto l'ira del Signore si volgerà contro i suoi nemici. Dio ricompensa sempre e in tutti i casi la buona disposizione dell'uomo.
Tuttavia, l'affermazione menzionata contiene implicitamente anche una ricca pedagogia, valida per qualsiasi cammino che comporti la conversione, l'abbandono del peccato e il ritorno a Dio; anche per il tempo privilegiato e forte che stiamo iniziando oggi, inaugurando la Quaresima: essa sottolina infatti il carattere di positività nella scelta radicale di Dio, poiché non vi sarà mai reale convinzione se non si parte dalla convinzione di fondo che - appunto - Dio è il nostro rifugio sicuro; solo nella fede si trova la prospettiva di sicurezza di fronte al male, di realizzazione anche in vista degli insuccessi e di costanza nella prova e nella lotta, mentre l'uomo si illude della propria autonomia e libertà nel vivere lontano da Dio. Vale la pena quindi abbandonare i sentieri dell'esclusiva autonomia di gestione della propria vita e abbandonarsi all'unico sostegno possibile che è Dio, riponendo la nostra fiducia nei suoi riguardi e sperando costantemente in lui.

Si tratta insomma di prendere coscienza non già delle presunte reazioni punitive da parte di Dio nei confronti di chi non vuole convertirsi, bensì del fatto che la conversione è una prospettiva conveniente che non può che recare gioia e ricche soddisfazioni. Se ci si orienta secondo questo punto di vista, il nostro cammino di conversione otterrà le dovute conseguenze di vantaggio non soltanto per noi stessi, ma anche per l'utilità e l'edificazione degli altri, visto che si rivelerà trasparente e sincero. Ed eccoci alla pagina di Vangelo: innanzitutto Gesù sta delineando le tre caratteristiche che ci interessetranno per i prossimi 40 giorni: 1) Preghiera, 2) Digiuno 3) Opere di carità; quindi si sofferma sulla necessità che esse non siano opera di falso orgoglio e della vanagloria ma che risultino scaturire dalla profonda trasparenza e sincerità del soggetto: fare le cose solo sapendo di essere visti ed ammirati non fa' altro che acrescere la nostra presunzione in nome di una sfacciataggine personale e di una caparbietà che, addirittura, si serve della religione (!!! ); operare determinate pratiche nel puro nascondimento e rifuggendo qualsiasi umana riconoscenza è invece sintomo di effettiva e reale familiarità con Dio, nonché risultato di una conversione avvenuta con convinzione e radicalità.
Perché? Perché chi si converte nel senso reale del termine riconoscerà che, in fin dei conti l'uomo è polvere (anzi, cenere) destinata a confondersi con il resto della terra e pertanto è inutile qualsiasi pretesa di autoaffermazione., mentre l'abbassamento e la familiatrità con Dio portano alla realizzazione piena.

E solo Dio conosce (e ricompenserà! ) tutte quelle persone che lavorano per gli altri nella continua sottomissione, nel nascondimento e nell'umiltà, motivati dalla sola convinzione che la loro opetra risponde al beneficio degli altri per la gloria di Dio... Senza ottenere ricompensa e riconoscimento di sorta, e a volte, addirittura, essendo resa oggetto di denigrazioni, critiche e insinuazioni.
E non è forse vero che la disponibilità al servizio, alla carità e all'apertura di spitrito la si riscontra soprattutto in quelle persone reduci da una vita peccaminosa e da poco rientrati al Vangelo? Non è forse vero che ottreniamo (io per primo) una vera testimonianza cristiana soprattutto da parte di coloro che solo di recente hanno abbracciato la nostra fede?
Vi sono insomma tante persone che hanno intrapreso il loro itinerario di conversione dopo essersi reamente convinte che solo in Dio si può avere sostegno e ora di tale convinzione ci danno testimonianza.
Ma queste caratteristiche sono auspicabili da parte di tutti. Anzi, in questo cammino quarsimale che abbiamo di fronte ci si richiedono come cosa indispensabile ed urgente e non possiamo non trascurare che la penitenza è alla base di ogni comportamento e attitudine cristiana.