Omelia (15-05-2016)
Monastero Domenicano Matris Domini
Commento su Gv 7,37-39

Collocazione del brano

Il capitolo 7 di Giovanni è ambientato a Gerusalemme, durante la festa delle Capanne. Egli era salito a Gerusalemme quasi di nascosto e solo a metà dei giorni di festa aveva cominciato a insegnare nel tempio. La gente cominciava a credere in lui, ma faceva i propri commenti sottovoce perché aveva paura dei farisei. Questi ultimi avevano mandato delle guardie per arrestarlo, ma nessuno riusciva a mettere le mani su di lui. Il filo che lega la narrazione di questo capitolo (e anche del seguente) è la domanda "Chi sei tu?" rivolta dai Giudei a Gesù (Gv 8,25). La rivelazione di Gesù culmina nell' "Io sono" di Gv 8,58

Nell'ultimo giorno della festa Gesù pronuncia queste parole sullo Spirito Santo.


Lectio

37Nell'ultimo giorno, il grande giorno della festa,

Negli insegnamenti di Gesù riportati in questo capitolo Gesù aveva parlato della sua origine (7,25-29) e della sua prossima dipartita (7,33-36). Ora annuncia il dono dello Spirito Santo: si completa così la rivelazione del disegno di Dio a favore degli uomini. Questo ultimo annuncio viene ambientato nell'ultimo giorno della festa delle Capanne. In quel giorno il rito prevedeva una solenne libazione fatta con l'acqua attinta alla piscina di Siloe. Si intendeva così implorare la pioggia per l'annata che incominciava, ma si chiedeva anche il rinnovamento spirituale della città santa, annunciato da Ezechiele con il simbolo dell'acqua che scaturiva dal tempio e fecondava tutta la terra al suo passaggio (Ez 47,1-12).


Gesù, ritto in piedi, gridò:

Gesù si pone dunque all'interno di una delle attese del suo popolo. Mettendosi in piedi assume l'atteggiamento del profeta che sta per annunciare cose importanti per la vita di tutto il popolo. Anche il grido è nell'atteggiamento del profeta, che non può mantenere per sé la parola, la deve gridare perché tutti la sentano.


«Se qualcuno ha sete, venga a me, e beva 38chi crede in me.

La sete è un elemento forte in tutte le culture. Dio aveva legato alla sete del popolo nel deserto una manifestazione della sua fedeltà. Da allora in poi la sete ha nella Scrittura un ruolo privilegiato. Dio aveva fatto scaturire l'acqua dalla roccia (Es 17,6). Nella memoria di Israele questo dono fatto agli assetati rimaneva presente come un'esperienza spirituale: esso significava che la pienezza dell'essere verso la quale l'uomo aspira non può derivargli che dal Dio unico. Avere sete significa desiderare un compimento di sé rispondente alla vocazione insita nella persona umana, segnata fin dalla sua creazione da una segreta somiglianza con l'Altro. La Parola di Dio quando è accolta, viene a colmare questo desiderio, perché apre alla relazione con Colui che è il Vivente. La sete di Dio è un motivo ricorrente nei Salmi, soprattutto in riferimento alla liturgia del Tempio, in cui l'orante incontra la Presenza.


Come dice la Scrittura: Dal suo grembo sgorgheranno fiumi di acqua viva».

Poiché è Gesù la fonte dell'acqua viva, il credente che si è rivolto a Lui e che ha bevuto diventa a sua volta sorgente grazie al suo legame con Gesù. La parola che il testo italiano traduce con grembo è koilia. Equivale al "cuore" biblico, sede delle forti emozioni, l'intimo nascosto, il punto misterioso in cui si compiono le cose che non si vedono. Questa immagine della sorgente, nella Scrittura viene applicata a Dio: "Attingerete acque alle sorgenti della salvezza" (Is 12,3); a Gerusalemme, la Città santa, dove affluiranno tutti i popoli (Zc 14,8, in continuità con Ez 47, che veniva letto proprio durante la festa delle Capanne); infine all'uomo che pratica la vera giustizia intesa da Dio: non riti esteriori, quali il digiuno, ma il generoso impegno a servizio del prossimo. L'uomo che agisce così sarà "come un giardino irrigato, come una sorgente d'acqua le cui acque non vengono meno" (Is 58,11).

I fiumi d'acqua viva sono la "vita" che Israele desiderava. Spesso nella Bibbia l'acqua è simbolo della Legge vivificante, di cui era preannunciato che, al tempo della nuova Alleanza, sarebbe stata incisa nel cuore. Gesù si presenta come colui che realizza la Promessa.


39Questo egli disse dello Spirito che avrebbero ricevuto i credenti in lui: infatti non vi era ancora lo Spirito, perché Gesù non era ancora stato glorificato.

Ma l'acqua nella Bibbia è anche un simbolo dello Spirito che sarà effuso alla fine dei tempi; ed è questo che l'evangelista precisa subito. Nell'acqua promessa alla Samaritana si intravvedeva il dono dello Spirito. Qui viene detto esplicitamente, sulla traccia delle profezie relative all'effusione dello Spirito negli ultimi tempi. Giovanni ci dice che non vi era ancora lo Spirito. Questo è vero solo in parte, poiché anche Giovanni Battista aveva visto discendere lo Spirito Santo su Gesù il giorno del battesimo (Gv 1,32). Giovanni pensa al dono pieno e definitivo dello Spirito, che sarebbe avvenuto solo dopo la "glorificazione" di Gesù, cioè dopo la sua morte e risurrezione.


Meditatio

- Cosa significano per me la sete e l'acqua? Ho mai sentito sete di Dio?

- Hai mai provato l'esperienza di bere l'acqua della vita che Gesù ci dona? Di cosa si tratta?

- Hai mai conosciuto qualcuno che, in forza del suo legame con Gesù, è diventato sorgente di acqua viva per i suoi fratelli e sorelle?


Preghiamo

(Orazione per la veglia di Pentecoste - anno C)

Ascolta, o Dio, la tua Chiesa unita in concorde preghiera in questa santa veglia a compimento della Pasqua perenne; scenda sempre su di essa il tuo Spirito, perché illumini la mente dei fedeli e tutti i rinati nel Battesimo siano nel mondo testimoni e profeti. Per Cristo...