Omelia (28-05-2016)
Casa di Preghiera San Biagio FMA
Commento su Sal 62, 2

«O Dio, tu sei il mio Dio, dall'aurora io ti cerco,

ha sete di te l'anima mia, desidera te la mia carne

in terra arida, assetata, senz'acqua».

Sal 62, 2


Come vivere questa Parola?

Questo salmo, così tante volte pregato nelle lodi e nella liturgia della Parola, appartiene al secondo libro interno al libro dei salmi, una trentina di composizioni concentrate sul desiderio di vedere Dio. Non usiamo mai i tre versetti che chiudono questo piccolo testo, perché sono espressioni forti, imprecatorie.

Il salmista è un mistico che sta supplicando Dio con gratuità: egli desidera incontrarlo, ha sete di lui, lo vive come il Dio della sua vita. Ma quella sua vita è tormentata da nemici che la insidiano e la rendono spiacevole. Le veglie notturne provocate magari dai malesseri e dalle preoccupazioni del giorno, trovano consolazione in Dio. Ma la rabbia non scompare immediatamente ed emerge nelle frasi finali che la liturgia debitamente non usa: "Ma quelli che cercano di rovinarmi sprofondino sotto terra, siano consegnati in mano alla spada, divengano preda di sciacalli. Il re troverà in Dio la sua gioia; si glorierà chi giura per lui, perché ai mentitori verrà chiusa la bocca." Una supplica molto realista, che si fa spazio di espressione perché sentimenti ed emozioni non covino inconsciamente ma si liberino e per questo si evolvano. Niente è immediato: Dio non si rivela immediatamente, né immediata o istantanea è la nostra conversione, l'evangelizzazione di ogni fibra del nostro essere. La vita è anche lotta, interna ed esterna. Ma ogni cosa che restituiamo a Dio ci torna trasformata, redenta: rabbia, dolore, incomprensione. Un esempio di preghiera-denuncia, spesso l'unico modo per arrivare a poter annunciare la verità.


Signore, la nostra preghiera sia autentica, continua, intensa e ci permetta di portarti in ogni nostra situazione come unico vero liberatore.


La voce di uno scrittore e filosofo

I mistici d'Israele poterono così leggere i Salmi come apocalisse delle irruzioni escatologiche e delle liberazioni messianiche. Nella lotta contro la bestia, il Salterio costituiva il deposito delle vere armi da combattimento; ogni versetto, ogni parola era una spada, e ogni spada aveva potere di morte sui demoni. Prima dell'ora della liberazione finale, il giusto doveva familiarizzare con le potenze delle parole, come il guerriero si predispone al combattimento per trovarvi il conforto dell'anima nello sprizzare dei fuochi mistici del verbo.

Andrè Chouraqui


Sr Silvia Biglietti FMA - silviabiglietti@libero.it