Omelia (29-06-2016)
Agenzia SIR


Tra i dodici Gesù sceglie Simone come primo tra di essi e lo chiama Pietro, roccia, perché avrà il compito di sostenere per sempre l'edificazione della comunità dei credenti, confermando i fratelli nella fede. Stabilito come "primo", nel nome indica una missione propria: con la sua fede sarà il sostegno incrollabile della Chiesa, finché durerà la sua edificazione; avrà il potere di aprire e chiudere l'accesso al regno di Dio; per la grazia ottenutagli dalla preghiera di Cristo, rimarrà saldo nella fede e dovrà confermare i suoi fratelli; nel futuro tempo della Chiesa, tempo della pesca miracolosa e della missione ricca di frutti, avrà la guida pastorale di tutto il gregge di Cristo.

Pietro ha portato a compimento la sua testimonianza a Cristo con il martirio a Roma e, per questo, alla Chiesa di Roma fu riconosciuta la speciale autorità di essere la norma suprema della comunione. I vescovi di Roma vennero considerati non solo successori ed eredi di Pietro, ma segno efficace della sua perenne presenza: i padri a Calcedonia nel 451 acclamarono la lettera del Papa con la formula "Pietro ha parlato attraverso Leone" e a Costantinopoli nel 680 con la formula "Pietro ha parlato attraverso Agatone". La solidità incrollabile della Chiesa non deriva da Pietro, ma da Gesù stesso che lo sostiene e si serve della sua mediazione. Analogo sostegno egli assicura a tutti gli apostoli uniti a Pietro

Paolo stesso racconta l'evento decisivo della sua vita: la chiamata sulla via di Damasco. Caravaggio ne dà un'interpretazione originale e potentemente suggestiva. Tre figure soltanto: Saulo, un cavallo, un palafreniere. Non è rappresentata la figura di Cristo. Saulo giace supino a terra, le braccia in aria spalancate. Si presenta come un giovane soldato con la corazza; sotto la schiena, un ampio mantello; sulla sinistra l'ormai inutile spada e sulla destra l'elmo. Il cavallo abbassa il muso per guardare il caduto e alza la zampa per non calpestarlo. Il palafreniere ha la fronte corrugata, imbarazzato, pensieroso. La grande figura del cavallo ha la funzione di riflettere la luce come uno specchio. E la luce è il vero protagonista. La luce, simbolo di Cristo e della sua presenza.

La luce investe il cavallo e rimbalza sul petto, la faccia e le braccia di Saulo, aperte in segno di accoglienza. È un momento di silenzio. Saulo, bloccato con gli occhi chiusi e la bocca aperta, vede e dialoga dentro di sé. L'evento si prolunga nel suo intimo. Da ora in poi tutta la sua vita testimonierà la presenza di Cristo in lui. La luce, che illumina Saulo, sembra investire anche l'osservatore, per essere accolta anche da lui.

Commento a cura di don Angelo Sceppacerca