Omelia (15-08-2016)
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COMMENTO ALLE LETTURE
Commento a cura di Rocco Pezzimenti

1. Questa festa, tipicamente cattolica, presenta tantissime sfaccettature, ma è essenzialmente la festa dell'umiltà e della grandezza della Vergine Maria. Il racconto di Luca ribadisce ripetutamente questi convincimenti. Il Signore "ha rivolto gli occhi alla bassezza della sua serva". La più umile fra tutte le creature che, però, "ha creduto nell'adempimento di ciò che le è stato detto". Di un'umiltà sollecita che la spinge a mettersi in viaggio per servire la cugina Elisabetta che la accoglie esultando: "Benedetta sei tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno!", sorprendendosi del privilegio che le tocca, di essere servita dalla madre del Redentore.
2. Anche Maria risponde esultando nel Signore e proclamando il Magnificat. È l'esultanza di chi ha scoperto che solo Dio è "mio Salvatore" e per aver umilmente accettato il suo disegno "d'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata". Una profezia sgorga da un cuore puro e umile sfidando le cattiverie dei secoli che, però, non potranno mai avere il sopravvento. È sempre quel Salvatore, infatti, che con la sua potenza divina "ha disperso i superbi con i disegni del loro cuore e ha rovesciato i potentati dai loro troni". Malgrado le difficoltà che la Chiesa potrà attraversare, è qui presente la promessa che il Cristo farà in seguito: "le porte degli inferi non prevarranno".
3. Maria, in questo suo personale Exultet, ritorna sull'umiltà. Non le basta essersi definita serva del Signore. L'umiltà deve essere la caratteristica di quanti credono in Dio che, se ha rovesciato i superbi, "ha innalzato gli umili, ha colmato di beni gli affamati e ha rimandato a mani vuote i ricchi", quelli, cioè, che contano solo sulle forze umane e rifiutano la volontà di Dio. Costoro, nella loro presunzione, rifiutano la misericordia di Dio che, invece, si riversa abbondante "di generazione in generazione, su coloro che lo temono". È questa la grandezza di Dio che non si stanca di soccorrere quanti lo temono, come ha fatto con "Israele, suo servo".
4. San Paolo ha compreso pienamente questo insegnamento e, nella lettura odierna, ce lo spiega. Cristo "rimetterà il regno a Dio, il Padre, dopo aver distrutto ogni principato e ogni dominazione e potenza", perché in esse non regna l'umiltà voluta da Dio. Per questo si metterà sotto i piedi tutti i suoi nemici e "l'ultimo nemico a essere eliminato sarà la morte", che sarà Egli il primo a vincere. In questo è una primizia e per questo "è davvero risorto dai morti", sorte alla quale siamo predestinati.
5. Ecco il motivo per il quale, contro di Lui e contro sua Madre, si scatenano le forze degli inferi, illudendosi di riportare una vittoria che potrà, comunque, essere solo momentanea ed effimera. È quanto ci ricorda l'odierno brano dell'Apocalisse. Tutto si sgomenta di fronte a un grande spettacolo che apparirà nel cielo: "una donna ravvolta dal sole, la luna sotto i suoi piedi e sulla testa una corona di dodici stelle". Presenta un nascituro nel ventre che la crudeltà di un dragone vuole distruggere come parte del creato. La donna fuggirà in un luogo "preparato da Dio" dove partorirà per realizzare i disegni di Dio misericordioso.