Omelia (22-08-2016)
padre Paul Devreux


Per capire la rivoluzione che porta questa vangelo, è importante ricordarci da dove veniamo.

Quando l'uomo intuisce che deve esistere qualche divinità, la sua prima reazione è quella di averne paura, per cui inventa dei culti di adorazione e sacrifici per evitare che si arrabbino. Poi inventano altri riti per ottenere qualche favore in guerre, per il raccolto, la salute, etc.


Oggi Gesù c'invita a passare per la porta stretta, che forse è lui, o il seguirlo, o più semplicemente l'invito a farsi piccoli amando e servendo.

Poi dice che quando la porta si chiude, alcuni vi bussano pretendendo di avere diritto ad entrare perché sono sempre andati a messa e hanno ascoltato la sua parola. Gesù dichiara che non li conosce perché hanno ascoltato ma non messo in pratica.

Tutto questo equivale a dire che ormai non è la pratica religiosa che fa di me un cristiano, né la fede. Questi sono solo degli aiuti che ricevo per poter essere cristiano amando e servendo.

Lo scopo del Vangelo non è di dire che Gesù ci butterà fuori, ma quello di farmi riflettere domandandomi sec sono lontano o vicino a questo regno dei cieli. Ma di rimando mi dice anche che è aperto a tutti quelli che hanno amato, indipendentemente dalle pratiche e appartenenze religiose.


Gesù ci parla di una Salvezza veramente universale.