Omelia (23-05-2004)
Casa di Preghiera San Biagio FMA
Commento Atti 1,11

Dalla Parola del giorno
«Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo? Questo Gesù, che è stato di tra voi assunto fino al cielo, tornerà un giorno allo stesso modo in cui l'avete visto andare in cielo». (Atti 1,11)

Come vivere questa parola?
Un giorno Gesù aveva detto: "Là dov'è il tuo tesoro è anche il tuo cuore". Ed ora gli Atti degli Apostoli ci mostrano i discepoli con lo sguardo fisso al cielo dove hanno visto ascendere Gesù. Non si tratta di un accenno fugace. Più volte, in pochi versetti, tornano le parole: guardare-fissare e cielo. È un indugiare che svela qualcosa di più profondo. Quei cieli si sono spalancati a riaccogliere, in Gesù, l'umanità. Non solo la sua glorificata, ma tutta l'umanità, ogni singolo uomo. Io che posso dire: la mia patria è il cielo. Là sono incamminato. Sì, la via al Padre è ormai definitivamente aperta e il dono dello Spirito ne darà piena conferma. Quella è la nostra meta. Non il cielo fisico che ci sovrasta, bensì quel cielo infinitamente più grande che è la Trinità. Ma ecco, a scuotere i discepoli da quella mistica contemplazione, il richiamo angelico. Il cuore deve abitare in cielo, là dove dimora Colui che lo ha conquistato con il suo amore, ma ciò non deve distoglierci dall'impegno concreto di percorrere la strada, affiancando i fratelli, condividendo con loro le ansie, le gioie, le difficoltà della vita, collaborando per edificare fin d'ora il Regno di Dio, cioè quella società in cui sia legge l'amore. "Quel Gesù che è stato assunto" ritornerà, anzi, non ha mai lasciato questa terra. È il suo modo d'essere tra noi che è cambiato. Ora dobbiamo cercarlo non in un cielo lontano ma nel volto forse sfigurato del fratello, nel sorriso dei bimbi come nel pianto del profugo. Senza dimenticare chi ci vive accanto. È questo il "cielo" che Egli ha scelto per dimorare tra noi. Un cielo non meno autentico di quello eucaristico. Se questa consapevolezza sarà viva in noi potremo, come documenta il vangelo, "tornare a Gerusalemme", cioè al nostro quotidiano "con grande gioia", lodando e benedicendo Dio.

Oggi, nella mia pausa contemplativa, proverò a fissare anch'io il cielo, lasciando emergere in me il desiderio di Dio. Poi sfoglierò mentalmente il mio "album di famiglia", facendo scorrere i volti dei miei familiari e di coloro con cui vivo abitualmente. Sosterò su ciascuno di essi mormorando: questo è il cielo in cui ora equi devo cercarti, Signore.

Grazie Gesù per aver affiancato alle specie eucaristiche quelle dei miei fratelli. Grazie, perché in ciascuno di loro sei tu che mi passi accanto e mi lanci i tuoi inviti, permettendomi così di concretizzare il mio amore per te.

La voce di una monaca benedettina del nostro tempo
Come gli apostoli, anche noi dobbiamo avere la consapevolezza che Gesù è sempre presente e ci dona il suo Spirito, per mezzo del quale possiamo riconoscerlo e invocarlo per entrare nella comunione della santa Trinità.
Anna Maria Canopi