Omelia (02-05-2004) |
Casa di Preghiera San Biagio FMA |
Dalla Parola del giorno La città è cinta da un grande ad alto muro con dodici porte: sopra queste porte stanno dodici angeli e nomi scritti, i nomi delle dodici tribù dei figli d'Israele [...]. Le mura della città poggiano su dodici basamenti, sopra i quali sono i dodici nomi dei dodici apostoli dell'Agnello. ( (Ap 21,12.14) Come vivere questa parola? In queste domeniche di pasqua la liturgia ci fa contemplare il Risorto nel suo permanere nel tempo e oltre il tempo. È lui presente nella Chiesa, così come ce la presentano gli Atti degli Apostoli. È ancora lui a rivestire di splendore la Gerusalemme Celeste, la sua mistica Sposa di cui parla l'Apocalisse. E alla radice di tutto l'amore che si esprime nell'obbedienza alla Parola: "Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio l'amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui". Reciprocità di amore che fonde in unità con il Padre il Figlio e lo Spirito Santo. Reciprocità che si estende ad ogni creatura, al di là di ogni possibile divergenza di credo, di ideologia, di appartenenza etnica o religiosa. Sì, la Gerusalemme Celeste, cioè l'umanità finalmente ricondotta a quell'Amore fontale da cui è sgorgata, porta in sé il superamento di ogni separazione. Le sue fondamenta sono i dodici apostoli e ad essa si accede passando per le dodici tribù di Israele. Continuità tra l'Antico e il Nuovo popolo dell'Alleanza. Non più distinti, non più contrapposti ma uniti nell'unico Amore di Dio che lungo il tempo hanno cercato di perseguire, sia pure per strade diverse. Unità ritrovata e finalmente consolidata tra quanti si riconoscono nell'unico fondamento degli Apostoli e si gloriano del nome cristiano. Ma unità anche con quanti hanno raggiunto Dio seguendo religioni diverse o forse rimanendo per tutta la vita in una sofferta e talvolta inconscia ricerca del suo volto. Unità! Desiderio profondo del cuore di Dio. Eredità e compito che il Risorto affida a ciascuno di noi. Unità che si costruisce nei piccoli gesti di cui si intesse la nostra esistenza, negli atteggiamenti di benevolenza verso tutti, nell'impegno a scoprire nell'altro, chiunque esso sia, un fratello da amare. Oggi, nella mia pausa contemplativa, lascerò che dentro di me prenda corpo il desiderio di Dio, così come risuona nelle parole di Gesù: "Padre, che tutti siano uno". A me ne è affidata oggi l'attuazione a cominciare da quell'unità che posso e devo cercare di costruire con chi mi vive accanto. Affretta, o Signore, il giorno in cui ogni barriera sarà abbattuta e gli uomini, accomunati da un unico desiderio di bene, collaborino insieme ad edificare il tuo Regno. La voce di un docente universitario di teologia e discipline ecumeniche Ogni cristiano è chiamato a diventare, giorno dopo giorno, ciò che egli è chiamato ad essere, realizzando sempre più profondamente la propria appartenenza al Signore, traducendo nelle circostanze concrete della vita quotidiana la propria opzione fondamentale di amore e di unità. Giovanni Cereti |