Omelia (12-10-2016)
Casa di Preghiera San Biagio FMA
Commento su Gal 5, 24

«Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace, magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé; contro queste cose non c'è Legge».

Gal 5, 24


Come vivere questa Parola?

Questo catalogo di frutti è proprio da imparare a memoria! Anche solo l'azione di ripeterli dentro di noi, sembra produrre una nuova armonia. Nove parole che descrivono in sintesi il risultato della presenza consapevolmente accolta dello Spirito in noi. Nove parole che esprimono la bellezza dell'essere inabitati da Dio al punto da traboccarne in questi modi la presenza. Nove parole trasparenti, che i "sepolcri imbiancati" non sono in grado di articolare! Nove parole che svelano l'ambiguità della Legge e un po' la sovvertono. Senza violenza, senza moralismo, solo con la logica delle Beatitudini.


Signore, i frutti dello spirito generino e connotino le azioni della nostra carità, solidarietà, giustizia e misericordia.


La voce di uno teologo

Paolo apre ai suoi lettori l'orizzonte luminoso dello Spirito che genera nel cuore e nella vita dei fedeli nove virtù, il cui corteo è articolato in forma ternaria. Ecco la prima triade, aperta dall'amore e seguita dalla gioia e dalla pace. Subentrano poi la magnanimità, la benevolenza e la bontà, che ricalcano la precedente trilogia per quanto riguarda il rapporto col prossimo. Infine, la fedeltà, la mitezza e il dominio di sé, che sono virtù di indole personale. È su questa triplice triade che deve modellarsi il nostro "cammino secondo lo Spirito", ossia la nostra nuova esistenza di redenti da Cristo.

Cardinal G. Ravasi


Sr Silvia Biglietti FMA - silviabiglietti@libero.it