Commento su At 13,22-26;
Collocazione del brano
Questo brano fa parte dell'annuncio che Paolo fece di Cristo nel suo primo viaggio missionario insieme a Barnaba. Si trovava nella sinagoga di Antiochia di Pisidia, una zona dell'attuale Turchia. Il discorso ha la struttura classica di quello pronunciato da Stefano durante il suo processo (Atti 7). Forse si trattava di una struttura tipica utilizzata dai primi predicatori del Vangelo che si rivolgevano a un uditorio ebreo. Ripercorrendo le tappe principali della storia di Israele arriva a presentare Gesù come il compimento delle promesse di Dio grazie alla venuta di Gesù Cristo, la sua morte e risurrezione. In questa ripresa della storia della salvezza un ruolo importante è riconosciuto a Giovanni Battista.
Lectio
«Dio 22 suscitò per i nostri padri Davide come re, al quale rese questa testimonianza: «Ho trovato Davide, figlio di Iesse, uomo secondo il mio cuore; egli adempirà tutti i miei voleri».
Con Davide il discorso di Paolo termina la storia di Israele. Egli pone l'accento sul fatto che Davide era gradito a Dio, a differenza di Saul. Si cita Sal 89,21 e 1Sam 13,14, il passo in cui Samuele annuncia a Saul che non era stato fedele a Dio e che quindi Dio avrebbe scelto un altro re (Davide appunto) al suo posto. Le ultime parole del v. 22 sono forse tratte da Is 44,28.
23Dalla discendenza di lui, secondo la promessa, Dio inviò, come salvatore per Israele, Gesù.
Qui è Luca che riporta un suo discorso, discorso che sembra un canovaccio seguito dai primi predicatori che si rivolgevano a un uditorio ebreo. Giovanni viene ricordato però in modo sintetico, ripetendo di fatto ciò che di lui si dice nei quattro vangeli. Egli aveva preparato la venuta di Cristo (Mal 3,1-2), attraverso un battesimo di conversione, proposto al solo popolo di Israele.
24Giovanni aveva preparato la sua venuta predicando un battesimo di conversione a tutto il popolo d'Israele.
Ecco entrare in scena il santo che festeggiamo oggi. Paolo nelle sue lettere non parla mai di Giovanni Battista. D'altronde le lettere di Paolo si rivolgono per lo più a cristiani provenienti dal paganesimo, per i quali Giovanni Battista non aveva alcuna importanza.
Qui è Luca che riporta un suo discorso, discorso che sembra un canovaccio seguito dai primi predicatori che si rivolgevano a un uditorio ebreo. Giovanni viene ricordato però in modo sintetico, ripetendo di fatto ciò che di lui si dice nei quattro vangeli. Egli aveva preparato la venuta di Cristo (Mal 3,1-2), attraverso un battesimo di conversione, proposto al solo popolo di Israele.
25Diceva Giovanni sul finire della sua missione: «Io non sono quello che voi pensate! Ma ecco, viene dopo di me uno, al quale io non sono degno di slacciare i sandali».
In questo discorso Giovanni si ridimensiona solo alla fine della propria missione (lett. "corsa"). A quanti pensavano fosse lui il Messia dice: non sono colui che voi supponete! E annuncia colui che lo segue, che è molto più grande di lui per dignità.
26Fratelli, figli della stirpe di Abramo, e quanti fra voi siete timorati di Dio, a noi è stata mandata la parola di questa salvezza.
Paolo ora si rivolge direttamente al suo pubblico perché sta per parlare direttamente di Gesù e della sua azione. I suoi uditori sono i figli della stirpe di Abramo, cioè gli ebrei, coloro che attendevano la realizzazione della promessa, e anche coloro che erano timorati di Dio, i simpatizzanti del giudaismo, quanti si interrogavano profondamente sull'esistenza di Dio. Per tutti loro è stata mandata questa parola. Una parola che salva, che guarisce, che salva dalla fossa, riprendendo le espressioni del Sal 107,20, cf. At 10,36).
Meditiamo
- Mi fermo mai a considerare la storia della mia salvezza, quali sono state le persone che più mi hanno aiutato nel mio cammino di fede?
- Che importanza ha Giovanni Battista nella mia storia
- In quale misura la Parola di Dio è stata per me parola di salvezza?