Omelia (08-02-2004)
Casa di Preghiera San Biagio FMA


Dalla Parola del giorno
Nell'anno in cui morì il re Ozia, io vidi il Signore seduto su un trono alto ed elevato...
E dissi: "Ohimè! Io sono perduto perché un uomo dalle labbra impure io sono".
(Is 6,1.5)

Come vivere questa Parola?
"Vidi il Signore": così, con riserbo e sobrietà, il profeta Isaia c'introduce nella sua personale esperienza di Dio. Durante la celebrazione cultuale nel tempio di Gerusalemme gli si manifesta in visione la regalità di Jahweh, circondato da serafini che a gran voce proclamavano: "Santo, santo, santo è Jahweh degli eserciti". Una teofania eclatante che consacra Isaia e lo abilita alla missione di profeta purificando la sua iniquità nel segno del fuoco.
Ecco il cliché di ogni vocazione: tutto comincia a partire dal fascino di un incontro straordinario con il Signore che si lascia intercettare nell'interiorità profonda. Ne sei via via come rapito, mentre la coscienza della tua inadeguatezza ti fa riconoscere d'essere "un uomo dalle labbra impure", peccatore. Questa consapevolezza ti farebbe smarrire se non percepissi al contempo che il carbone ardente del suo amore misericordioso ti purifica mentre ti accoccoli in confidente familiarità al fuoco della Sua Parola. L'esporti ad essa infatti riscalda illumina e raccoglie fino a che, come Pietro sulla barca ai piedi di Gesù, anche tu t'inginocchi dinanzi al Mistero e a fior di labbra, con sincerità liberante, sussurri al Signore: "Allontanati da me che sono un peccatore". Certo, ti senti un aborto, come Paolo dinanzi al Risorto, ma se davvero lasci tutto e segui Lui, anche tu puoi dire: "in me la grazia non è stata vana", mentre t'inoltri sereno e fiducioso sulle vie della sua volontà respirando la certezza che Lui ti ha messo in cuore: "Non temere, d'ora in poi..." niente sarà più come prima perché la grazia di Dio è con te e per sua grazia diventi davvero ciò che sei: figlio sposo amico di Dio, a sua immagine e somiglianza.

Oggi nella mia pausa contemplativa lascerò che il Signore accosti il carbone ardente della sua misericordia su quanto in me non è puro perché possa essere veramente libero di lasciare tutto e seguire il Signore, glorificandolo con una vita donata e santificata nell'amore. Questa la mia preghiera:

'Io non sono perduto', Signore, perché tu hai instillato in me la certezza che il tuo amore è infinitamente più grande del mio peccato. Eccomi, allora, manda me, serviti di me come vuoi. Sulla tua parola vadano i miei passi e l'intimità con Te, cercata attesa e custodita, colmi ogni mio desiderio d'amare e d'essere amato.

La voce dei Padri del deserto
Perfetto è il monaco che sente se stesso il più inquinato degli esseri.
S. Nilo del Sinai