Omelia (31-10-2016)
Casa di Preghiera San Biagio FMA
Commento su Lc 14, 12-14

«Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici né i tuoi fratelli né i tuoi parenti né i ricchi vicini, perché a loro volta non ti invitino anch'essi e tu abbia il contraccambio. Al contrario, quando offri un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti».

Lc 14, 12-14


Come vivere questa Parola?

Dopo l'invito di Gesù ai convitati (vedi il testo che precede il Vangelo odierno) egli si rivolge al padrone di casa: quando offri un pranzo, non invitare gli amici o i ricchi vicini, ma i più poveri. Queste parole di Gesù vanno lette in continuità con il ‘discorso della pianura' (Lc 6,17 e ss) e si pone in termini nuovi e inauditi per il suo tempo, starei per dire rivoluzionari. Infatti l'invito rivolto al padrone di casa è in opposizione a tutte le consuetudini abitualmente in uso della società e tende all'abolizione di ogni emarginazione. In ciascuno di noi, e anche nella società del nostro tempo, è innato uno spirito ‘mercantilistico', secondo il quale noi siamo disposti a dare, ma per avere poi il contraccambio. È la ferrea legge del do ut des! Si resta sempre all'interno di un amore interessato e di una concezione della vita ‘da mercanti': io oggi invito te e tu domani inviti me e si rimane sempre in un ambito rinchiuso fra gente alla pari che si scambiano vicendevolmente i propri favori. E i poveri, gli esclusi, gli emarginati? Rimangono sempre ‘scartati'!

Il Vangelo di Gesù invece viene a scardinare questo modo egoistico di concepire la vita e intende instaurare una nuova fraternità, basata sue due note distintive caratteristiche: la gratuità e l'universalità. L'emarginazione è sempre frutto di ingiustizia, perché di fronte a Dio nessun uomo è emarginato e ognuno è prossimo del suo vicino. Bisogna dare anche a coloro dai quali non si può sperare di averne un ricambio! La gratuità e l'universalità sono l'indizio più sicuro che siamo sulla strada giusta che ci avvicina a Dio.

Papa Francesco in tante occasioni ha parlato della ‘cultura dello scarto. Ascoltiamo la sua parola molto chiara, riportata più sotto, e tiriamone le conseguenze per la nostra vita.


La voce di Papa Francesco

«Purtroppo nella nostra epoca, così ricca di tante conquiste e speranze, non mancano poteri e forze che finiscono per produrre una cultura dello scarto; e questa tende a divenire mentalità comune. Le vittime di tale cultura sono proprio gli esseri umani più deboli e fragili, che rischiano di essere "scartati", espulsi da un ingranaggio che dev'essere efficiente a tutti i costi. Questo falso modello di uomo e di società attua un ateismo pratico negando di fatto la Parola di Dio che dice: "Facciamo l'uomo a nostra immagine, secondo la nostra somiglianza" (cfr. Gen 1,26). Solo se ci lasciamo interrogare da questa parola, le cose possono cambiare».

Papa Francesco 7 dicembre 2013.


Don Ferdinando Bergamelli SDB - f.bergamelli@tiscali.it