Commento su Lc 16, 3-8
«L'amministratore disse tra sé: "Che cosa farò, ora che il mio padrone mi toglie l'amministrazione? Zappare, non ne ho la forza; mendicare, mi vergogno. So io che cosa farò perché, quando sarò stato allontanato dall'amministrazione, ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua". Chiamò uno per uno i debitori del suo padrone e disse al primo: "Tu quanto devi al mio padrone?". Quello rispose: "Cento barili d'olio". Gli disse: "Prendi la tua ricevuta, siediti subito e scrivi cinquanta". Poi disse a un altro: "Tu quanto devi?". Rispose: "Cento misure di grano". Gli disse: "Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta". Il padrone lodò quell'amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce».
Lc 16, 3-8
Come vivere questa Parola?
La parabola (vv. 1-8) riferisce il caso di un amministratore incapace che, denunciato, non cerca scusanti e, costretto a pensare al futuro della sua vita, si dà subito da fare per non restare travolto. Per questo, si converte un poco anche all'amore del prossimo, ma perché gli conviene, non per altruismo. E lo mette in atto con mezzi assai discutibili, condonando debiti ingenti, e pure imbrogliando il suo padrone. Il padrone passa sopra alla disonestà del suo dipendente e ne loda invece la scaltrezza. Ed è appunto la scaltrezza o avvedutezza l'insegnamento che Gesù ricava dalla parabola per i discepoli, avvertendo però subito che quella domandata ai figli della luce dovrebbe essere maggiore e soprattutto diversa da quella dei figli di questo mondo, nei rapporti con i loro simili.
Nel momento della crisi, questo amministratore anzitutto dimostra capacità di accettazione della realtà, della nuova situazione prodottasi. Dunque, l'esemplarità di quest'uomo corrotto non sta certo nel suo agire senza scrupoli, ma nel suo discernere realisticamente la situazione critica in cui si viene a trovare e nel saper agire di conseguenza. Anche per Gesù costui è un «figlio di questo mondo» (Lc 16,8). La domanda di Gesù però riguarda i figli della luce: come mai non sanno discernere l'ora, la vicinanza del Regno e mettere in atto prontamente i gesti di conversione che sono essenziali per la salvezza? L'amministratore viene lodato, dunque, per la scaltrezza e l'astuzia. E a questa scaltrezza non applaude soltanto il padrone, ma anche il Signore stesso, quando dice: I figli di questo mondo sono più avveduti dei figli della luce. Quelli sono avveduti nel male più di quanto questi ultimi lo siano nel bene. E chi può dire a quanta scaltrezza e astuzia ricorrano per ingannarsi a vicenda i figli di questo mondo? Ascoltino dunque i figli della luce e arrossiscano di lasciarsi vincere dai figli di questo mondo. Queste cose sono state scritte perché, ascoltandole, diventino più avveduti.
La voce della Liturgia
"O Padre, che ci chiami ad amarti e servirti come unico Signore, abbi pietà della nostra condizione umana, salvaci dalla cupidigia delle ricchezze, e fa' che alzando al cielo mani libere e pure, ti rendiamo gloria con tutta la nostra vita. Amen
Dall'orazione-colletta II della XXV Domenica Tempo Ordinario - anno C
Don Ferdinando Bergamelli SDB - f.bergamelli@tiscali.it
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