Omelia (02-11-2016)
Monastero Domenicano Matris Domini
Commento su Mt 25,31-46

Lectio

La seconda messa prevista per la Commemorazione dei fedeli defunti ci propone il giudizio finale di Matteo. Alla fine della nostra vita saremo giudicati per come avremo trattato coloro che erano più in difficoltà: gli affamati, gli assetati, gli stranieri, i poveri, i malati e i carcerati. Da questo brano di Vangelo si desumono 6 delle 7 opere di misericordia corporale del vecchio, ma sempre attuale catechismo (il quale aggiunge seppellire i morti). Questo brano lo ritroveremo nella solennità di Cristo Re, a chiusura dell'anno liturgico. Oggi ci viene proposto per ricordare che anche per ognuno di noi verrà il momento della morte e con essa sarà fatto il bilancio delle nostre opere verso i nostri fratelli più piccoli, nei quali si identifica Cristo stesso.


In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 31«Quando il Figlio dell'uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della sua gloria.

Tutti gli israeliti aspettavano il ritorno del Figlio dell'uomo, poiché ciò era stato scritto dal profeta Daniele (7,13). Matteo combina questa profezia con quella di Zc 14,5: il "Signore mio Dio verrà e tutti i santi con lui". Poi il Figlio dell'uomo che Matteo ci descrive è lui stesso il giudice escatologico, non è un semplice procuratore o avvocato presso Dio. Gli angeli sono i suoi assistenti nel giudizio (cf. Mt 13,41) ed egli siede sul trono della sua gloria, cioè sul seggio giudiziale. Matteo aveva preannunciato questo giudizio in 16,27.


32Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre,

Tutte le genti insieme si presenteranno davanti a lui, ma egli separerà gli uni dagli altri. Il giudizio finale è universale, ma al tempo stesso personale, ognuno viene giudicato secondo le proprie azioni. Qui si ricorre alla metafora del pastore che separa le pecore (bianche e più bisognose di riparo durante la notte) dalle capre (nere e più robuste: cf. Ez 37,16-17); questo è il solo elemento parabolico della descrizione. Ricorda la distinzione del grano dalla zizzania, dei pesci buoni da quelli cattivi.

Matteo tende a distinguere le cose in bianco e nero.


33e porrà le pecore alla sua destra, e le capre alla sinistra.

Questo è un elemento scenografico per indicare meglio la separazione tra i due gruppi e apre alle parole fondamentali che vengono affermate nei versetti 35-45. Si trovano organizzate in tre tempi e duplicate, prima in forma positiva e poi negativa.


34Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: "Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, 41Poi dirà anche a quelli che saranno alla sinistra: "Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli;

Subito appare il verdetto del giudice. Quelli posti alla destra vengono chiamati benedetti. L'autore di questa benedizione è il Padre stesso. Essi ricevono la loro ricompensa, il regno, che è stato preparato per loro prima che il mondo stesso fosse fondato.

Al contrario, quelli posti alla sinistra vengono chiamati maledetti. Però questa maledizione non viene da Dio, ma dalle opere che non hanno compiuto. La loro ricompensa è l'andare via dal Figlio, andare nel fuoco eterno preparato per il diavolo (colui che divide, che non crea comunione) e per i suoi angeli. Notiamo che anche il diavolo, come il Figlio dell'uomo ha la sua corte, i suoi messaggeri e collaboratori.


35perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi
avete accolto, 3
6nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi". 42perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e non mi avete dato da bere, 43ero straniero e non mi avete accolto, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato".

Qui si spiega il motivo del premio o della condanna. Sono elencate qui le opere di misericordia che anche la tradizione ebraica conosceva bene. Ma anche in questa tradizione non si tratta di un programma di vita semplicemente etico, bensì apre a Dio. Recita infatti un testo rabbinico: "Come Dio ha vestito quelli che erano nudi [Adamo ed Eva], vesti anche tu quelli che sono nudi; come Dio ha visitato gli ammalati [Abramo], tu pure visita gli ammalati...". Le nostre azioni devono imitare il modello che Dio stesso ci ha dato.


37Allora i giusti gli risponderanno: "Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? 38Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? 39Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?".

44Anch'essi allora risponderanno: "Signore, quando ti abbiamo visto affamato o assetato o straniero o nudo o malato o in carcere, e non ti abbiamo servito?".


Sia i benedetti che i maledetti vengono colti di sorpresa. Entrambi hanno la stessa risposta. La ripetizione di tutte le azioni è secondo lo schema giudaico che amava la ripetizione, serve a creare maggiormente la suspence e a ribadire il concetto.


40E il re, risponderà loro: "In verità vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me".

45Allora egli risponderà loro: "In verità vi dico: tutto quello che non avete fatto a uno solo di questi più piccoli, non l'avete fatto a me".

Ciò che risulta rivoluzionario nel brano di Matteo rispetto alla tradizione ebraica è che lo stesso giudice (il Re) si considera oggetto di tali azioni ("Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare"). Il giudizio finale di Matteo si basa dunque sulla misericordia usata verso i più bisognosi, i quali sono un "sacramento" della presenza storica del Figlio dell'uomo.

46E se ne andranno: questi al supplizio eterno, i giusti invece alla vita eterna».

D'obbligo una chiusura finale. Il verdetto del giudice viene realizzato, sia per i giusti che per i maledetti. Matteo come fa spesso, riprende il profeta Daniele, come aveva fatto all'inizio, per creare un collegamento tra quanto era stato profetato e quanto effettivamente si realizzerà.


Meditiamo

- Quali sentimenti suscita in me il racconto del Giudizio Finale di Matteo? Da che parte penso sarò messo io, a destra o a sinistra?

- Mi è mai capitato di compiere qualche opera di misericordia corporale?

- Conosco anche le opere di misericordia spirituale? Le ho mai compiute?

Preghiamo

(Colletta della seconda messa nella Commemorazione dei fedeli defunti)

O Dio, gloria dei credenti e vita dei giusti, che ci hai salvati con la morte e risurrezione del Tuo Figlio, sii misericordioso con i nostri fratelli defunti; quando erano in mezzo a noi essi hanno professato la fede nella risurrezione, tu dona loro la beatitudine senza fine. Per il nostro Signore Gesù Cristo...